Blog di Marco Castellani

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Abell 3322, bello e lontano

Si chiama Abell 3322 ed è un ammasso di galassie piuttosto grande. Per la cronaca, al centro si trova la galassia 2MASX J05101744-4519179 (lo so, non è esattamente un nome facile da ricordare, fortunatamente è improbabile che vi troviate a doverla citare in una conversazione con gli amici).

L’ammasso di galassie Abell 3322
Crediti: ESA/Hubble & NASA, H. Ebeling

Importantissimo è studiare gli ammassi come questo, perché da questi studi dipende molto della nostra comprensione dell’evoluzione della materia (oscura e luminosa) in queste gigantesche strutture cosmiche. Le quali si rivelano anche prodigiosi “telescopi naturali” che amplificano la luce di oggetti da noi lontanissimi, attraverso il fenomeno delle lenti gravitazionali.

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Prendere il latte

Stavo riflettendo un poco sugli ultimi post, quello di ieri in cui mi sono permesso qualche ricordo in merito alle dispute sull’età dell’universo, ma anche quello sull’imminente lancio di Euclid, la sonda che dovrebbe dirci qualcosa di definitivo (si ritiene) sulla natura della materia e dell’energia oscura.

Se c’è qualcosa che mi ossessiona in questi tempi (tralasciando le cose inconfessabili, ovviamente) è l’idea che l’astronomia, la cosmologia devono tornare dentro la quotidianità, dentro la vita ordinaria, altrimenti non servono.

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Euclid, si lancia

E’ arrivata da poco la notizia, il lancio di Euclid è previsto per sabato primo luglio. La preparazione scientifica è durata ben dodici anni, e se tutto andrà secondo i piani avremo presto una nuova finestra sul cosmo, con particolare attenzione alla materia oscura e l’energia oscura.

Immagine artistica della sonda Euclid nello spazio.
Crediti: ESA

Euclid infatti è un progetto dedicato espressamente a studiare questa ampia parte di universo (intorno al 96% di tutto quel che esiste, secondo le teorie più solide) che ancora sfugge ad una definizione propria, rannicchiandosi – per così dire – dietro il termine oscuro, nel senso proprio di non conosciuto.

Finora, ad ogni nuova finestra che si è aperta (in tempi recenti, il Telescopio Spaziale Hubble, la sonda Gaia, il Telescopio Spaziale James Webb, tra i tanti che si potrebbero citare) si è aperta una strada di meraviglie, di complessità inaspettata e di nuove frontiere, insieme.

Non sappiamo cosa scoprirà Euclid – questo bel progetto europeo – ma quello su cui mi sento di scommettere, è che aggiungerà tasselli di meraviglia ad un cosmo che più che ad un ambiente inospitale e freddo – come si raccontava un tempo – assomiglia sempre più ad un intarsio complicatissimo. Tutto da capire, da sentire, da sperimentare, da vivere.

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L’abbondanza, la ricchezza, la crisi

Un campo come questo si apre a mille considerazioni. Prima di tutto, si scorgono miriadi di galassie ellittiche, “colte” in diversi orientamenti. Sulla sinistra, anche un paio di stelle brillanti, vicine a noi, come simpatiche “intruse” nell’immagine a largo campo.

L’ammasso di galassie Abell S520 visto da Hubble
Crediti: ESA/Hubble & NASA, H. Ebeling

Questa preziosa collezione di curiosità astronomiche è l’ammasso di galassie Abell S520 (anche ACO S520), che si trova ad una distanza da noi di circa 2,6 miliardi di anni luce. Veramente ricco: le galassie che ne fanno parte sono quasi trecento.

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La galassia di Vera

La stella brillante che si mette in mostra nella parte sinistra della foto è ben dentro la Galassia. Ma dietro, a ben altra distanza, si staglia la maestosa galassia UGC 2885, una galassia a spirale veramente gigante, distante circa 232 milioni di anni luce.

La gigantesca galassia UGC 2885
Crediti: NASAESA, B. Holwerda (University of Louisville)

Si estende per circa ottocentomila anni luce, ben altra cosa rispetto alla Via Lattea, già grande, che ha un diametro di circa centomila anni luce. Possiede circa un milione di milioni di stelle, dieci volte la popolazione stellare della Via Lattea.

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Prima del salto

Ammettiamolo. I buchi neri sono difficili da trovare. Per un astronomo dell’ottocento sarebbero qualcosa di incomprensibile. Ciò che non fa luce è invisibile, inaccessibile. In pratica è come se non esistesse. Non esiste.

Il quadro è cambiato e un nuovo universo si è affacciato alla nostra percezione. Riceviamo segnali dal cosmo che vanno ormai ben oltre il flusso di fotoni nella banda del visibile. Siamo entrati da tempo nella astronomia multimessaggio, che ci parla di un cielo molto più complesso ed anche emozionante di quanto si pensava un tempo.

Un’immagine artistica di un buco nero.
Crediti: XMM-Newton, ESA, NASA

I buchi neri sono comunque difficili da trovare, perché possiedono una gravità così forte che nemmeno la luce può sfuggire, è come intrappolata. Che la luce e la gravità abbiano qualcosa a che vedere – in pratica, che la materia piega lo spazio – è un’altra cosa inconcepibile per il nostro astronomo ottocentesco.

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L’universo che osserviamo

In un certo senso c’è tutto. Tutto il nostro mondo fisico. Il modello di mondo che conosciamo, che riteniamo il più valido. A volte capita che mi chiedano, in occasioni pubbliche, come mai ci riteniamo contenti dei nostri modelli, quando sappiamo a malapena di cosa è fatto il 5% del contenuto di massa ed energia del cosmo.

L’universo osservabile. Crediti & LicenzaWikipediaPablo Carlos Budassi

Risposta facile. Siamo contentissimi, non contenti. Per la prima volta nella storia dell’umanità, ed esattamente in questi anni, abbiamo tra le mani una mappa scientifica del (nostro) Universo. Mai accaduto prima. Mappe come queste si sono sempre fatte, certo: ma erano basate sul mito e non sulla scienza. Il mito è fondamentale, riempiva un vuoto e inseriva la vita dell’uomo in un contesto di senso. E in fondo era un modello anch’esso, sia pur difficilmente falsificabile.

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Qui non c’è (dunque esiste)

Più c’è materia “normale” più appare addensata la materia oscura, tanto che diviene ogni tanto lecito dubitare che quest’ultima possa esistere di per sé, e magari distribuirsi nello spazio in un modo tutto suo.

La galassia “diffusa” NGC 1052-DF2
Crediti: NASA, ESA, and P. van Dokkum (Yale University)

Per questo che galassie come NGC 1052-DF2 ci fanno un gran piacere. Perché ci aiutano ad uscire dal mondo “comodo” di pensare, e ci inducono a capire che c’è di più, c’è qualcosa che sfida ancora oggi, la nostra immaginazione. C’è un bisogno di comprendere davvero che sfonda ogni facile categorizzazione, che ci induce a cercare ancora.

Nel novembre del 2019, questa immagine di Hubble sconvolse abbastanza gli astronomi. Benché la materia oscura, si ritiene, costituisca circa l’85% della materia globale (non poco, per qualcosa che essenzialmente non si conosce), qui non se ne trova praticamente per niente. E per quanto appaia paradossale dirlo, proprio questo conferma che sia reale. Esatto, proprio il non trovarla (ad alcuni potrebbe ricordare il ben noto “mi si nota di più se…” di morettiana memoria).

Se a volte non si trova, difatti, vuol dire che non segue semplicemente la distribuzione della materia ordinaria, appunto. E questo sfida anche la nostra modalità di comprensione di come si sono formate ed evolute le galassie. Quel che credevamo di sapere, in pratica.

NGC 1052-DF2 è particolare anche per un altro motivo. Che ci puoi guardare dentro (letteralmente). La densità è molto bassa, si chiama per questo galassia ultra diffusa. Insomma, ce ne è abbastanza per spronare gli astronomi a cercare altre galassie tipo questa. Per capire finalmente cosa diavolo possa essere questa materia oscura, e come evolvono le galassie, perché alcune sembrano belle piene di questa elusiva forma di materia, ed altre pare ne possano fare tranquillamente a meno.

La ricerca continua. Noi, continuiamo a stupirci.

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