Questa è una voce del dizionario sulla quale avrei sorvolato volentieri, se non fosse per una certa vocina interna che quando si accorge che ha messo insieme, in background o quasi, qualche idea per un post, inizia a bussare in modo piuttosto insistente.
Perché avrei sorvolato? Perché entrare veramente in questo ambito mi fa sentire in pericolo. Sento il pericolo di perdere la maschera, quella di persona pacata e ragionevole, mite e riflessiva, che inconsapevolmente metto su quando scrivo.
E’ una questione di difesa, in fin dei conti, qualcosa che tutti conosciamo bene. Costruirsi una certa identità – non falsa, ma nemmeno totalmente vera – e poi rifugiarsi lì dentro, in modo da riconoscersi, ritrovarsi: soprattutto quando i momenti si fanno opachi, quando non si ha chiarissima la direzione.
“Immusonita e capricciosa”, elaborazione dell’Autore attraverso Copilot Designer di Microsoft
Ma perché difendersi? Se mi guardo dentro, la risposta è molto rapida ad affiorare. Quando penso che il mondo sia una giungla, penso di dovermi difendere. Quando sono contratto, penso che tutti tentino di usarmi per i loro piani, che in realtà non mi voglia bene nessuno, che io stesso non sia veramente in grado di voler bene, che insomma questo sia un universo poco raccomandabile, nel complesso: potendo scegliere, sarebbe quasi da andarne a cercare altri.
Intorno ai dogmi mi pare bello riflettere. Il fatto che si considerino punti fermi, non vuol dire che sono lì come massi, bloccati e statici. Al contrario, se sono punti fermi devono creare sempre nuova corrente, nuovi stimoli, devono essere sempre ricompresi. Devono polarizzare nuove interpretazioni. Non possiamo che ricomprendere tutto quello che è vero, sempre in modo nuovo, altrimenti sarebbe lecito dubitare che sia vero.
“Adesso che sei donna”, elaborazione dell’Autore attraverso Copilot Designer di Microsoft
i dogmi fungono da argini che segnano il percorso del fiume, affinché l’acqua rimanga trasparente, riconoscibile e accogliente. Sono strumenti che aiutano a non perdere la direzione mentre la comprensione della fede continua ad approfondirsi nel tempo.
Ogni verità genera continuamente nuovi modi di esplorarla. L’universo è vero, è qui ed esiste, e ogni giorno impariamo a vederlo in modo nuovo, ogni volta ogni approfondimento non annulla le esplorazioni precedenti ma rende più colorato e sfaccettato l’insieme, più ricco di dettagli il tessuto complessivo, più articolato l’ordito.
Viviamo tempi difficili. Le notizie internazionali sono semplicemente strazianti, è anche difficile sostenere un telegiornale per tutta la sua durata (cattiva idea, se si pensa perfino di mangiare durante la visione: ci vorrebbe uno stomaco di ferro).
Intanto tutti noi viviamo comunque la nostra vita, siamo in questo gioco comunque e quindi vuol dire che influiamo sull’ambiente, sulle persone intorno, sulle stelle, sui quasar e sulle galassie. Se la fisica moderna ci dice che tutto è interconnesso, io sono interconnesso con tutto. In modi che la mia ragione calcolante, nemmeno si immagina, né mai si potrà immaginare. Lei è infatti ancora impastoiata nel principio di località, principio però già sconfessato dalla stessa fisica moderna (nonché dai mistici di ogni epoca).
Tutto ciò che è, è in correlazione, in rapporto, e questo stesso rapporto interviene in ciò che è ogni cosa (A. Gesché, Le christianisme comme monothéisme relatif, citato nel saggio di P. Gamberini nel volume collettivo Quale Dio, quale cristianesimo, Gabrielli Editore)
Non sono dunque una piccola particella gettata a caso nell’universo con traiettoria arbitraria (l’assunto metafisico neoliberista), per quanto a volte mi ci possa sentire. Sono collegato con tutto e faccio parte di una vastissima rete.
“In quieta attesa di me”, elaborazione dell’Autore attraverso Copilot Designer di Microsoft
Schivando notizie di massacri che piovono su ogni device – che mi vorrebbero terrorizzato ed impotente spettatore -prendo invece un respiro profondo e mi chiedo, in questo scenario planetario così tormentato, cosa devo fare. Che senso ha il tragitto di vita che sto percorrendo? Con tante luci belle lungo la strada, ma anche difficoltà, problemi di relazione, frustrazioni, fatiche, spaesamenti. Con tutto ciò che è autenticamente umano, in altre parole.
Una volta tanto, mi permetto di iniziare con una piccola constatazione, parzialmente autocelebrativa. Sono circa 28 anni che questo blog è attivo (nelle sue varie forme, che ha preso nel tempo), come è logico ne ha passate di vari colori, sono anche stato lì lì per mollare, diverse volte.
Tutto quello che volete, certo.
Ma se sono ancora qui, se dietro questo articolo ce ne sono 3753 già pubblicati, se da questo esperimento (che ormai dura nel tempo, essendo attivi dal 1997, che non è proprio il tempo dei dinosauri ma poco ci manca) ne sono usciti anche dei libri, vuol dire che qualcosa c’è, che io semplicemente, non posso abbandonare.
C’è il fatto che scrivere di scienza, di raccontarla e (quindi) di raccontarsi, è bello. Che è davvero quello che voglio fare, nella vita. E raccontandola, già sono passato attraverso molte rivoluzioni, a pensarci bene. Perché sono tempi interessanti, malgrado tutto.
“Modelli e rivoluzioni”, elaborazione dell’Autore attraverso Copilot Designer di Microsoft
Con riferimento alla cosmologia, mi piace tornare spesso a quella clamorosa della fine degli anni Novanta, con le prime constatazioni sul fatto – ormai ben acquisito – che l’universo è in accelerazione.
Mi piace tornarci perché sarebbe ancora fresca come rivoluzione, eppure per molti versi è già ben assodata, sembra già stata digerita. Non è male, digerire una rivoluzione scientifica in un quarto di secolo circa. Spesso, c’è voluto molto più tempo. Ed è per questo che sospetto, la digestione finora sia stata perlopiù mentale, mancando ancora la vera ruminazione, il vero incorporamento di tale quadro.
Bene, alla fine sono uscito con un retrogusto piacevole, in bocca (per me i film hanno sapore, e questo presenta un sapore abbastanza gradevole). Si capisce che non è un capolavoro immortale della cinematografia, ovviamente. E’ un film costruito innanzitutto per intrattenere, ma devo dire che in questo ci riesce piuttosto bene. Non è volgare, non è ammiccante, la trama è onesta e precisa, sviluppata in modo ordinato.
Appena nata, la cosiddetta intelligenza artificiale ci sta già scappando di mano. Nel senso che fatichiamo a comprendere cosa sia davvero. Siamo confusi, per lo più. Ma tranquilli, ci sono tutte le ragioni per esserlo. Intanto è qualcosa di cui si parla troppo (e qui mi scuso perché sto contribuendo anche io), diventa dunque un attrattore di speranze o di paure: spesso, di entrambe.
Forse dovremmo considerarla una cosa utile se usata in modo proprio, niente di più. Un utensile abbastanza sofisticato, tutto qui. Forse le stesse nostre domande vanno ricalibrate, smettendo di chiederci se è intelligente, perché la risposta è negativa, secondo gli esperti e anche secondo me. Piuttosto, l’interrogativo stesso rischia di diventare sempre più teorico, sempre più (lui sì, in senso deteriore) artificiale.
La cosa interessante è un’altra infatti, è che sembra intelligente per certi aspetti. Prevedo che ben presto non ce lo chiederemo più, se è intelligente. Ci sembrerà tale, la prenderemo come tale, anche se un richiamo alla nostra facoltà di ragionamento ci dirà che in realtà sono tutti algoritmi, che non capisce, eccetera. Questo non ci impedirà di sentirla amica (diciamo, di scambiarla come tale), a volte perfino di innamorarcene. Perché noi siamo fatti così, siamo meravigliosi e strani, in questo universo. Molto più di qualsiasi macchina.
Da tale premessa si evince che dovremmo tutti tenere bene i piedi per Terra. Però questo proposito di massima, almeno nel mio caso, non funziona. Mi faccio prendere un poco la mano, lo ammetto.
Non essendo giovanissimo, lavorando in un istituto di ricerca, ho assistito in diretta alla nascita di Internet (ed è stata una cosa davvero emozionante). Dirò forse una enormità, ma sono tentato di definire questa presente l’altra grossa rivoluzione tecnologica, dopo l’evento che ha portato alla Grande Rete. Va da sé, nemmeno sarebbe necessario specificarlo, che considerarla una rivoluzione non equivale a vederne solo aspetti positivi o ad abdicare ad ogni cautela o controllo (tremo al pensiero, per dirne una sola, per cui questi algoritmi si stiano facendo strada anche nel settore militare).
Prescindendo qui dall’analisi del lato critico – che pure deve essere condotta perché di motivi ce ne sono – bisogna ammettere che questi nuovi algoritmi possono essere chiamati a svolgere veri e propri compiti, a cui prima non si riusciva nemmeno a pensare. Tanto per andare sul concreto, ecco qui un esempio tratto dalla mia esperienza recente (ed ecco dove parlo un poco anche di astronomia).
Personaggi dell’Osservatorio di Roma in trasferta a Guarcino. Il faccione a sinistra è indubbiamente il mio, poi c’è Alessandro Vadalà (che ha tenuto una relazione dal titolo Dalla Terra alla Luna:storia delle esplorazioni lunari) e Paola Dimauro (che ha riferito su The dark side of the moon).
Per come la vedo io, la cosmologia è incredibilmente affascinante. Mi piace da matti immaginare quello che c’è intorno a noi, cercare di capire in che razza di mondo viviamo, dove però mondo è inteso nell’accezione più larga possibile, di universo (o insiemi di universi).
La cosmologia è divertentissima, forse solo lo studio della diversità dei pianeti e delle lune del Sistema Solare può competere, a livello di interesse, nel momento presente. Siamo infatti in un’epoca stupenda, per questo. Per millenni ci siamo accontentati di un universo statico, pieno di stelle all’infinito, che non andava mai da nessuna parte, sempre uguale a sé stesso, senza storia, senza un qualcosa da raccontare. E ora, finalmente, tutta questa esplosione di fantasia, di modelli diversi, di ipotesi spericolate.
È sempre bello quando esce un nuovo libro di Claudio Damiani. Un piccolo regalo che potremmo fare o ricevere per ricordarci che tutto continua a essere come sempre è stato e questa è una buona notizia oltre che una nuova notizia.
Sono completamente con lui. Spero infatti che Claudio scherzasse, quando mi ha confessato che preferisce non fare uscire “troppi libri”, dunque vorrebbe aspettare un po’ – dopo questo suo nuovo Rinascita (Fazi Editore, 2025)- prima di pubblicarne un altro. Io non glielo dico, certo non mi permetto: segretamente, però, spero che cambi idea. Proprio come Roberto, infatti, considero ogni suo libro un piccolo regalo (sul piccolo peraltro, ci sarebbe da ragionare). E più regali mi vengono fatti, più sono contento. Non ci posso fare nulla, è così fin dall’infanzia (e di infanzia molto si parla, in questo libro). Ma già, per me, la collaborazione attiva con Claudio è un vero regalo, un tesoro. Del resto, ma come poteva mai pensare, quel ragazzetto assetato di letteratura e di comprensione del mondo, che un giorno, con l’autore di quel libricino che aveva in mano, ci avrebbe lavorato insieme?
“Un cielo di stelle cadenti”, elaborazione dell’Autore attraverso Copilot Designer di Microsoft
Riavvolgo il nastro, altrimenti non si capisce. Mi innamoro dei versi di Claudio molti anni fa (correva l’anno 2008, credo), quando lui pubblica un piccolo, delicato libretto, chiamato Sognando Li Po. Non avevo mai incontrato nulla di suo, ma acquisto il volume appena dopo aver letto una recensione sul mensile Letture (che ora, purtroppo, non esiste più). In qualche modo, quel testo mi stava chiamando… [Continua a leggere sul portale Edu INAF]