Blog di Marco Castellani

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Pentecoste

Queste gocce di luce stellare
che ora ti scendono addosso
pian piano liberando la tua pace,
finora incattivita dalla paura.

Ora ascolti la novella buona
che dice questo soltanto:

che non c’è più niente
da temere, realmente niente
(tantomeno Dio).

Piccolo bambino mio,
sei totalmente al sicuro,
puoi accettare di crescere.

Perché finalmente
una nuova storia
si può scrivere sulla tua,
una Nuova Umanità
può essere liberata

ed anche zoppicando,
correre verso il Giorno
festoso che viene.

Poesia inedita.

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Centro Commerciale

Ogni cosa
– luce, rumore –
mi rutila nella mente in
diecimila pazzi rimbalzi e

non che trovi un luogo
uno spazio appena per
guardare il cielo.

Eterno e pazzo a far rotolare
su di noi queste
misteriose dolcissime

gocce di speranza.

Dal volume “In pieno volo” (2014)

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Multiversi

Guardo intanto
la poesia più nostra

la modulazione flebile
di onde elastiche tese
rese trasparenti dal sole
e l’ombra.

Che si succedono intime
negli immensi spazi interni

Dove aspetti me è dove io ti aspetto
a balbettare l’idea pazza di compimento
di là di ogni ombra, ogni male.

Così le campane suonano – adesso – che impudica inarchi
la pazienza non detta, portata a pelle come diadema.
L’unico ornamento del resto

più bello ed essenziale
di te nuda.

L’unico profumo più soave
del tuo stesso odore.

E ogni tuo piegarsi
è mostrare, invitare:
creare tempo e spazio.

Perciò lo vedo.
Tra chi non si mischia di poesia e chi si imbratta invece
– camminando a filo tra ridicolo e sublime –
piovono grappoli di orizzonti, miriadi di universi.

Come tra no e così sia,
tale è distanza
che l’infinito stesso è poca cosa.

Dal volume “In pieno volo” (2014)

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Acceleratore

Vuoto.
Come gigantesca autostrada vuota.
Di venti corsie vuote.

O acceleratore d’enorme
promètea fattezza
che nella ricerca d’elusiva particella
– nell’esito incerto dell’esperimento –
solo riverberi
vuoto più vuoto.

Tu vieni, ora.
Tu riempi il mio vuoto.

Dal volume “In pieno volo” (2014)

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Belle carni del cosmo

L’Italia è terra di poeti, lo sappiamo bene. Ne abbiamo di grandissimi, davanti all’arte sublime dei quali il mondo intero (e chissà, forse anche qualche altro mondo…) non può che inchinarsi. Accanto a questi esiste anche una moltitudine di autori cosiddetti minori, indubbiamente interessanti.

“Le curve degli spazi e degli istanti”, disegno di Davide Calandrini


Non sono affatto a mio agio con la dizione poeta minore. Che vuol dire, in fondo? Se la poesia è veramente personale – un rifulgere misterioso di una individualità unica, che trova il modo di comunicare sé stessa, il suo specifico spettro di colori – come può mai un poeta essere minore? Soprattutto, minore rispetto a chi? Potrebbe un altro – magari un grandissimo, un Nobel – riprodurre lo spettro di colori e sensazioni di un cosiddetto minore? Avrebbe potuto un Ungaretti scrivere al modo (poniamo) di Nicolò Bacigalupo, se avesse voluto? Penso proprio di no… [Continua a leggere sul portale EduINAF]

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Schiudo l’abbaino…

Schiudo l’abbaino di notte e contemplo i sistemi sparsi pel cielo, / e ciò che vedo non è che l’orlo dei più remoti sistemi. / Oltre, sempre oltre essi spaziano, in perenne espansione, / in là, più in là, ognora più in là.

WALT WHITMAN, Canto di me stesso

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Sabato Santo

– Pensa come sarebbe, non sarebbe strano davvero?
– Ma cosa, scusami?
– Questo. L’idea di passare la vita così…
– Non ti capisco, così come?
– Passare la vita, come preparandosi ad una festa…
– Ma non ti seguo, che festa intendi?
– Una festa. Una festa bellissima. Anzi, no.
– No? E cosa?
– Una festa, più bella ancora…

brano inedito

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Qualcosa di noi

Mi dico, forse sta avvenendo tutto troppo velocemente. Intendo, la conquista dello spazio, l’esplorazione degli ambienti planetari, l’odierna nuova corsa alla Luna. Troppo in fretta perché scivoli dalla nostra testa al nostro sistema circolatorio, perché veramente se ne possa fare esperienza, perché divenga tutto davvero concreto. Per millenni lo spazio e quanto contiene, è rimasto completamente irraggiungibile, e nell’arco di pochi decenni questa situazione è drasticamente mutata.

“Rover in meditazione su Marte” di Davide Calandrini – @davidecalandrini 


Solo per l’esplorazione del pianeta Marte, le sonde inviate sono ormai varie dozzine. Ci sono panorami di Marte – la cui distanza media da Terra è superiore ai 250 milioni di chilometri, insomma non proprio dietro l’angolo – che possiamo ammirare con un grado di dettaglio ormai superiore a quello delle foto che possiamo portiare a casa dalle gite fuori porta della domenica, quelle con amici e parenti. Ciò che per secoli e secoli è stato oggetto di immaginazione e speculazione, ora improvvisamente è reale… [Continua a leggere sul portale EduINAF]

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