Da più parti ormai si percepisce la necessità indilazionabile di un punto di sintesi ed unione delle diverse discipline. Assai concreto, in questo tempo, il rischio di una sorta di cosmica confusione: migliaia di emittenti su centinaia di frequenze diverse e da decine di media propongono messaggi ed offrono ricette per la vita (per citare il grande Franco Battiato).

Da astrofisico e scrittore, ho percepito sempre molto forte l’esigenza di comporre prima di tutto in me stesso istanze in apparenza divergenti, come quella scientifica e quella letteraria. Va da sé, operazione necessaria: questo universo non può essere compiutamente pensato la poesia, perché rimane arido e asettico, poco interessante, ultimamente inaccessibile. Sepolti da tonnellate di big data, perdiamo il senso di ciò che stiamo indagando. Così accade, se ci affidiamo esclusivamente alla scienza ed alla tecnica, per sviluppare una narrazione complessiva del cosmo.

Di converso, la poesia che rifiuta l’avventura scientifica mi appare come l’estasi senza il radicamento: ultimamente claudicante, inutilmente rinunciataria, rischia di auto relegarsi ad un ambito di sottili emozioni ed evanescenti introspezioni che non innervano la terra e non ci rendono capaci di percorrerne i variegati sentieri. Soprattutto oggi, giacché il dato tecnico-scientifico è entrato prepotentemente a far parte dell’esperienza comune.

Il collegamento organico profondo tra cosmo e letteratura, in realtà, è sempre rimasto vivo 1. I poeti hanno sempre felicemente trafficato con le parole e con gli oggetti propri della scienza, vivificandoli – per così dire – dall’interno e donando loro quello specifico sapore che ce li rende compagni di cammino, quindi più amici. Impariamo come perfino le particelle più elusive possano trasferirsi nella parola poetica: penso qui ai neutrini che attraversano le liriche dell’ultimo libro di Claudio Damiani2, ma gli esempi sarebbero abbondanti come le galassie.

La moderna percezione del cosmo è segnata da un apparente scacco, una sorta di crisi che però può essere vista come una straordinaria opportunità. Le teorie oggi più accreditate indicano come la gran parte di ciò che esiste sia di natura non conosciuta (materia ed energia oscure, la prima responsabile del moto di rotazione delle galassie e la seconda del moto di espansione accelerata dell’universo). Ciò che vediamo e che ci sembra il tutto, per la teoria attuale 3, è meno del 5% di ciò che esiste.

Nell’attesa di nuove scoperte o di drastiche riformulazioni del quadro teorico, possiamo reperire in questo apparente fallimento della cosmologia una interessante indicazione di una scienza che osa guardare in faccia – forse per la prima volta – la propria insufficienza strutturale e porge pertanto il braccio ad altre discipline.

Dall’altra parte gli stessi poeti, con la loro sensibilità, si spingono sovente oltre una ormai datata diffidenza per la scienza giocando, come si è già detto, con i suoi propri strumenti, espandendone il valore, traendoli fuori dal laboratorio e portandoli a nuovi e più profondi significati. Così facendo, rendono più ricco e screziato l’universo poetico, che per natura non ritiene niente alieno da sé. Tantomeno, l’emozionante avventura della conoscenza scientifica del mondo.

L’essere è, e tu sei con lui.
Sei tutt’uno con il cielo, con la terra, le piante,
sei tutt’uno con le macchine anche
e coi neutrini spersi nell’etere,
sei tutt’uno con gli altri uomini anche,
anche con i peggiori nemici,
sei tutt’uno con quelli che odi,
in verità li ami, e non lo sai.
Guarda il cielo come si china sopra di te
e ti accarezza. Guarda l’aria
come ti bacia le guance
e le donne più belle, guarda come ti desiderano
senza saperlo, ognuna di loro
ti vorrebbe sposare e baciare per tutto il tempo
della sua vita e stare sempre con te.

Claudio Damiani, dal volume “Prima di nascere

Questo universo

Se dico la realtà,
ecco che lei di nuovo
mi ritorna, amante.

Se la taccio,
mi assedia,
mi pungola, si rotola,
si rivolta,
punge: niente,
non dà tregua.

Sai, vuol farsi raccontare,
questo universo:
nella parola, il suo purissimo,
esclusivo compimento.

Marco Castellani, dal volume “Imparare a guarire


  1. come tento di documentare da circa un anno nella rubrica “Lo spazio tra le pagine” sul portale educativo dell’Istituto Nazionale di Astrofisica, https://bit.ly/spazio-pagine ↩︎
  2. vedi https://bit.ly/neutrini-damiani ↩︎
  3. la cosidetta teoria della materia oscura fredda (in inglese, “Lamda Cold Dark Matter”) ↩︎
Contributo pubblicato sul numero di gennaio 2024 di Frascati Poesia Magazine

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