Due corposi “quaderni” per un viaggio nell’astronomia antica e moderna. Un viaggio particolare, da compiersi seguendo una scansione per oggetti e non per i consueti grandi temi. Un viaggio che cerca l’ancoraggio al particolare: un ancoraggio tenace, testardo.
Sarà questo. Sarà che il tempo presente scoraggia dall’affrontare grandi temi. Siamo confusi, spaventati. Ci sentiamo abitanti di un mondo che non comprendiamo più, un mondo dilaniato dalle guerre e dalle stragi. Certo, lo è sempre stato, ma quello che è ormai cambiata, è la nostra consapevolezza. Uscendo sfiancati dalle due guerre mondiali, ci aspettavamo un futuro diverso. Eppure, le grandi costruzioni intellettuali che sognavano un mondo migliore, donne e uomini più buoni, sono ormai crollate. Noi, ci aggiriamo incerti tra le macerie fumanti.

Che senso ha dunque, oggi, impiegare ore ed ore nello scrivere, revisionare, scegliere le immagini a colori, ridefinire, aggiornare? Che senso ha l’astronomia, in sé stessa? Che senso ha se ci adagiamo ancora sulle grandi (e pesanti) costruzioni mentali, sui complessi (e già sconfessati) sistemi di pensiero? Che senso ha appoggiarsi a qualcosa di morto ormai?
Sì, siamo disillusi. Assaggiamo con raccapriccio, la nostra amara capacità di farci del male, che ci appare incredibile, invincibile, inossidabile. E ne siamo sconfortati. Cerchiamo un nuovo modo di pensare, un nuovo linguaggio. Una possibilità di osservare il cielo stellato, in pace.
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