Bella ed appassionante la conversazione di ieri pomeriggio con Gloria Ferrari, intriganti le domande e allo stesso tempo aperte. Domande in cui potevo mettere me stesso, nella misura esatta in cui lo desideravo. E piano piano, parlando, mi veniva naturale – anche per il tono accogliente dell’intervistatrice – mettere di più me stesso in quel che dicevo.

Davvero, raccontando qualcosa racconti comunque la tua storia. Se racconti con passione, racconti non tanto e non solo del cosmo, delle galassie, del Big Bang, dell’energia e della materia oscura, dei pianeti e delle stelle, ma racconti comunque di te. Nella misura in cui questo universo ti è entrato nel sangue (e più ne parli più ti entra nel sangue), raccontandolo racconti la tua storia. E non puoi fare altro, in fondo.


Poiché l’universo è fatto di storie, ognuno ha semplicemente la sua storia da raccontare, diversissima da quella degli altri. Forse uno guarisce accogliendo il fatto che la sua storia è realmente unica, lasciando perdere di copiare gli altri, rilassando quel desiderio distorto di uniformarci che, comunque, non ci salverà la vita.

La conversazione si è rivelatata un viaggio emozionante nell’umano che c’è nella scienza, nei buchi neri (e forse bianchi), nei tunnel spaziotemporali (ci siano o non ci siano), nelle particelle elementari che poi elementari non sono (ma di “elementare” c’è ben altro, come abbiamo detto…), nelle galassie, nella avvertita vicinanza e compagnia di grandi come Carlo Rovelli, di teologhe come Selene Zorzi, di ambienti dove questo può fiorire come Darsi Pace e di iniziative come Darsi Spazio svolte con amici e compagni di cammino, come Gabriele Broglia ed Emanuele Giampà.

Mi piace particolarmente la soluzione di Gloria di chiudere le sue interviste con questa domanda personale, che davvero ti spinge a raccontarti. Che portali hai attraversato nella vita, che momenti di discontinuità ti sono capitati, dopo i quali il panorama del tuo universo era cambiato, le cose non erano più le stesse? Ognuno ha i suoi ed è bello ascoltare quelli altrui, perché comprendi moltissimo di loro, di ciò che li orienta nella vita, di quello che pensano e quello che sono.

Due momenti di vita significativi, per me, sono senz’altro quelli che hanno il sapore di Astrofisica su Mediterranea e di Frascati Poesia. Occasioni diverse nelle quali il mio modo di essere scienziato si è definito e raffinato, lasciando cadere via cose anche belle ma che non mi appartengono. In cui la mia vocazione alla scrittura si è fatta amica della scienza e insieme hanno trovato una modalità espressiva, comune. Occasioni diverse nelle quali ho seguito il mio istinto e ho dovuto superare una certa dose di paura. E non me ne sono affatto pentito, anzi.

Sì, avevo attraversato qualcosa, magari una sorta di wormhole (perché anche di questi si è parlato) esistenziale, in ogni caso sperimentato una transizione di fase, avevo compiuto un tragitto per il quale non potevo più tornare indietro. E nemmeno volevo, se non forse per qualche attimo di paura. Nessuno in fondo, vorrebbe. Semplicemente, perché l’universo che vedi dopo il passaggio è più vasto e soprattutto più simile a te rispetto a prima.

E questo, soltanto questo, risponde al tuo più vero desiderio. E magari ti mette più in linea con l’esigenza di dare significato al tuo vivere, su questo piccolo pianeta.

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