Blog di Marco Castellani

Evolvere

In questo periodo ci si imbatte in una molteplicità stellare, direi, di auguri ed auspici per il nuovo anno. Astronomicamente parlando, come fanno notare alcuni, questo è appena l’inizio di un altro giro intorno al Sole: tuttavia penso che debba trattenere una sua carica di evocazione, di suggestione. Perché qui è stato detto molte volte, l’astronomia che ha ancora valore è ormai soltanto (e non è poco) quella che ha un collegamento di senso con l’avventura umana, un collegamento forte e stabile. Siamo noi a dar significato al cielo in qualche maniera, è il nostro modo di guardarlo che lo fa esistere in un certo modo e non in altri.

Allora un altro giro è anche l’occasione per fare il punto, vedere dove si vuole andare noi come persone, perché se la Terra compie un altro giro, astronomicamente assai simile a quello che lo ha preceduto, noi non possiamo rimanere sempre sugli stessi percorsi. Dobbiamo crescere, dobbiamo evolverci: rifiutarlo è fonte di sicuro disagio, perché è come opporsi ad una legge di natura, ad una regola dell’universo. Dobbiamo evolverci, altrimenti perdiamo il senso del nostro tragitto, aggrappati a questo pianetino che è a sua volta lanciato dentro un sistema di lanci e rilanci che ci fa viaggiare nella Galassia e con lei, nell’Universo intero.

Qui specifico appena qualcosa tra ciò che mi ha colpito di quanto ho letto in questi giorni, di cambiamento d’anno. Noto che c’è un filo comune, ma lo dirò dopo.

Il primo non è tecnicamente un augurio (nella parte che ho estratto io, intendo) ma è stato formulato pochi giorni fa, direi che si può raccogliere l’invito ivi contenuto e farne davvero un augurio importante.

La fede cristiana – ricordiamocelo – non vuole confermare le nostre sicurezze, farci accomodare in facili certezze religiose, regalarci risposte veloci ai complessi problemi della vita. Al contrario, quando Dio chiama suscita sempre un cammino, come è stato per Abramo, per Mosè, per i profeti e per tutti i discepoli del Signore. Egli ci mette in viaggio, ci trae fuori dalle nostre zone di sicurezza, mette in discussione le nostre acquisizioni e, proprio così, ci libera, ci trasforma, illumina gli occhi del nostro cuore per farci comprendere a quale speranza ci ha chiamati

Papa francesco

Certo uscire dalle zone di sicurezza, come raccomandato da Francesco, è tanto rilevante per la vita intera che guadagna un significato forte anche a prescindere (c’è bisogno di dirlo?) dalla posizione personale, rispetto alla proposta di fede cristiana (ed insieme, è una bellissima esortazione per chi crede).

Così e forse solo così, che si può ricominciare a sperare davvero. Come scrive Giuseppe Tanzella Nitti nel suo editoriale su DISF,

Il diritto di sperare ci spinge a operare secondo verità e ricercando il bene, cominciando dalle cose che abbiamo a portata di mano; prima dei problemi globali, di fronte ai quali ci scopriamo impotenti, ciascuno può sforzarsi di influire positivamente nell’ambiente in cui si muove. È il piccolo bene realizzato nel quotidiano, di cui tutti abbiamo bisogno e che ci incoraggia, incoraggiando gli altri. È il sorriso che non costa nulla, ma fa ricchi molti. O, per dirla con Oscar Wilde, è riconoscersi ancora tutti nel fango ma sempre capaci, se vogliamo, di guardare le stelle.

Come lascia ben intendere Francesco Marabotti sul blog Darsi Pace, la speranza è intrinsecamente radicale, perché siamo fatti per cose grandi:

È ancora possibile perciò concepire un’alternativa radicale all’esistente? E cioè riconnetterci ad una speranza di ricominciamento, di un nuovo anno che sia orientato ad una rinascita, personale e collettiva? È ancora possibile concepire e vivere il tempo come dotato di una storia orientata verso liberazione reale del nostro essere, verso una realizzazione dei nostri desideri autentici, di relazioni radicate in una trasformazione gioiosa? È ancora possibile concepire una nuova età, nella quale la guerra non sia al centro della cronaca quotidiana e il sistema economico nelle mani di un’oligarchia cannibalica?

Paolo Scquizzato in un post su Facebook, si rifà ad un bellissimo brano del diario di Etty Hillesum (combinazione, brano che ha ispirato anche me per una puntata della rubrica Lo spazio tra le pagine, qualche mese fa)

“La maggior parte delle persone ha nella propria testa delle idee stereotipate su questa vita; dobbiamo nel nostro intimo liberarci di tutto, di ogni idea esistente, parola d’ordine, sicurezza; dobbiamo avere il coraggio di abbandonare tutto, ogni norma e appiglio convenzionale, dobbiamo osare il gran salto nel cosmo, e allora, allora sì che la vita diventa infinitamente ricca e abbondante, anche nei suoi più profondi dolori” (Etty Hillesum, Diario 7.7.’42) Con le parole di Etty, auguro a ciascuna e a ciascuno di noi un anno all’insegna dell’abbandono, dai piccoli mio e io, per esperire l’abbondanza di vita che vi si può celare dietro. Auguri di cuore e buon viaggio interiore!

Ancora, Antonio Spadaro su Mastodon,

Auguri!! Buon 2024 🥂 con la parola squilibrio che mi è stata affidata per il Calendario de L’Osservatore di strada. Che sia un anno da che sanno slanciarsi, giocare e ballare sulla fiducia di un filo sottile!

Il filo comune – ormai si sarà compreso – è esattamente questo filo sottile che menziona Spadaro, ovvero è in questa esortazione ad uscire dagli schemi, dalle zone di comodo che ci siamo costruiti, dalla vita passiva, di moto inerziale, che spesso ci tenta e nella quale meditiamo di accomodarci, a tempo indefinito. Quelle zone che poi rendono soverchiamente difficile coltivare la speranza che menziona Tanzella-Nitti, perché nella speranza (credo io) è insita l’idea del cambiamento, la speranza (oltre ad avere le piume, secondo una grande poetessa) è una cosa dinamica.

Siamo in un universo in espansione accelerata, secondo tutte le evidenze della cosmologia, ma tentiamo ancora di bloccare le cose, le persone e le situazioni entro un universo statico. Da millenni le grandi tradizioni ci parlano di impermanenza e della necessità di prenderne atto, ma noi facciamo orecchie da mercante, preferiamo ignorare ogni evidenza (del mondo fisico e del patrimonio di riflessione umana) e appena sistematici entro un angolo di cosmo mediamente confortevole, facciamo finta che le cose possano rimanere sempre come sono (evitando dunque ogni lavoro verso una nostra personale evoluzione). Il fatto è che le cose cambiano, l’universo è in movimento, noi ci modifichiamo, diventiamo grandi, ci inoltriamo inesorabilmente in fasi successive della vita: far finta di nulla non è – a lungo andare – una strategia vincente (e annulla la speranza, ne inquina le radici).

Per tutto questo, mi sento molto coinvolto e soprattutto sfidato da queste esortazioni: è questo ciò che mi interessa, adesso. Conoscendomi, capisco che non sarà facile affatto. Che sia però necessario, su questo – per tanti motivi – ormai non ho più dubbi.

Che il 2024 sia dunque – per tutti – un anno in evoluzione, nella conoscenza del cosmo, nella conoscenza di noi stessi (che le cose poi procedono di pari passo): è questa, ritengo, una condizione necessaria per sperare. Se sarà così, almeno un poco, non sarà stato un anno sprecato.

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2 Comments

  1. Salvatore

    Grazie Marco. Spero sia un anno di evoluzione.

    • Marco Castellani

      Grazie a te Salvatore. Più rimaniamo insieme, camminiamo insieme, più è probabile che lo sia!

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