Blog di Marco Castellani

Mese: Febbraio 2024

Il cosmo e la poesia (I)

Da più parti ormai si percepisce la necessità indilazionabile di un punto di sintesi ed unione delle diverse discipline. Assai concreto, in questo tempo, il rischio di una sorta di cosmica confusione: migliaia di emittenti su centinaia di frequenze diverse e da decine di media propongono messaggi ed offrono ricette per la vita (per citare il grande Franco Battiato).

Da astrofisico e scrittore, ho percepito sempre molto forte l’esigenza di comporre prima di tutto in me stesso istanze in apparenza divergenti, come quella scientifica e quella letteraria. Va da sé, operazione necessaria: questo universo non può essere compiutamente pensato la poesia, perché rimane arido e asettico, poco interessante, ultimamente inaccessibile. Sepolti da tonnellate di big data, perdiamo il senso di ciò che stiamo indagando. Così accade, se ci affidiamo esclusivamente alla scienza ed alla tecnica, per sviluppare una narrazione complessiva del cosmo.

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Prendersi spazio

Sì, veramente bella questa fotografia ad alta esposizione – acquisita dalla Stazione Spaziale Internazionale – che mostra il bagliore atmosferico della Terra, sullo sfondo di un meraviglioso cielo pieno pieno di stelle.

Una meravigliosa vista del nostro pianeta, immerso in un cielo pieno di stelle
Crediti: NASA, ESA/Andreas Mogensen

La foto è stata scattata il 21 gennaio di quest’anno. In quel momento, il celebre laboratorio orbitale si trovava a 258 miglia sopra l’oceano Pacifico, a nord-est della Nuova Guinea. Sulla sinistra si intravedono il modulo scientifico Nauka ed il modulo di aggancio Prichal (entrambi, realizzati dall’agenzia spaziale russa, Roscosmos).

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Apollo 14, invito alla meraviglia

L’Apollo 14 segna la ripresa dei contatti con la Luna, dopo l’incidente dell’Apollo 13, miracolosamente finito bene per gli astronauti a bordo. Il lancio di Apollo 13 era stato nell’aprile del 1970, l’Apollo 14 partirà nel gennaio del 1971: una pausa di alcuni mesi, necessaria per capire cosa non avesse funzionato, e garantire una migliore sicurezza per gli astronauti.

Certo, perché andare sulla Luna non è esattamente come fare una passeggiata al parco. Personalmente, ancora mi meraviglio, andando a passeggiare con il cane la sera, alzando lo sguardo al cielo buoi ed osservando il nostro bel satellite. Ancora mi meraviglio che esseri umani abbiano osato avventurarsi così lontano. Stretti dentro un cubicolo metallico, lanciati nel cosmo con tutta la consapevolezza dei rischi di tale impresa. Più di trecentomila chilometri di viaggio, altrettanti a ritorno, confidando che tutto vada bene. Perché se disgraziatamente qualcosa va male – una mancata accensione di un propulsore, un guaio all’ossigeno, un difetto di carburante – da lassù certo nessuno ti può venire a riprendere. Lode, dunque, a questi intrepidi astronauti, alle dodici persone che hanno camminato sulla Luna finora (ancora uniche, per adesso) ed alle sei che sono rimasti in orbita, in paziente e vigilante attesa.

Una vista dal modulo Antares di Apollo 14
Crediti: Edgar Mitchell, Apollo 14NASAMosaic – Eric M. Jones

Questa foto è presa dal modulo Antares di Apollo 14, che si appoggiò sulla superficie lunare proprio il 5 febbraio del 1971 (ovvero oggi, ma cinquantatré anni fa). Si era ormai verso la fine della missione e l’astronauta Ed Mitchell scatta una serie di foto (scaricabili dalla libreria fotografica online di Apollo 14). Le immagini mostrano la formazione Fra Mauro (che prende il nome dall’omonimo gigantesco cratere, contenuto al suo interno, di ben ottanta chilometri di diametro). Fra Mauro, per la cronaca, è stato un monaco e cartografo italiano del XV secolo.

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