Possiamo chiamarli così, proprio, brillamenti d’ottobre. Infatti proprio all’inizio di questo mese il Sole ha rilasciato improvvisamente una grande quantità di energia, puntualmente rilevata dalla sonda Solar Dynamic Observatory. Si è trattato di un brillamento di classe X1 (il numero indica la forza del fenomeno, un brillamento di classe X1 ha una intensità circa dimezzata rispetto ad uno di classe X2).

La nostra stella. vista dal Solar Dynamics Observatory
Credit: NASA/SDO

I brillamenti solari sono capaci di influenzare le comunicazioni radio, le reti elettriche e i segnali di navigazione, dunque vanno studiati accuratamente.

Capire sempre meglio il Sole e il suo funzionamento insomma ci è prezioso, proprio per la vita a Terra. Tra l’altro, quello che avviene sulla superficie di una stella è paradossalmente più complesso di quanto avviene al suo interno. Nel profondo di una stella si tratta essenzialmente di reazioni nucleari, tutto sommato abbastanza comprese (esperti d’evoluzione stellare, passatemi la banalizzazione), mentre in superficie esiste un intreccio complicatissimo di moti di gas ionizzato e potenti campi magnetici, che vanno studiati con trattazioni idrodinamiche alquanto complesse.

Ciò che conta, e che mi stupisce ancora, è quanto possiamo ormai capire del Sole, come possiamo vederlo in dettaglio, quante cose nuove già ci sono già rispetto a quanto riuscii a raccontare nel volume monografico di qualche anno fa (tranquilli, ritengo che ancora sia valido).

Quanto corre la nostra comprensione dell’Universo! Non è vero che tutto è sempre uguale, lo dico innanzitutto a me stesso. Ma quanto è meravigliosamente complesso il Sole e quanto è bello che ci regali luce e calore ogni giorno, praticamente ci dia la vita.

Se l’astronomia non aiuta a coltivare un po’ anche la gratitudine – lo stupore grato di vivere in questo pazzo e meraviglioso universo – alla fine, a che ci serve?

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