Ogni tempo ha le sue specifiche domande, e questo si applica certamente anche all’astronomia. E’ proprio in questi anni, infatti, che la questione della eventuale vita extraterrestre ha acquisito una densità e una rilevanza che, per certo, non ha mai avuto in tutta la storia della scienza.

La scoperta di un numero sempre crescente di esopianeti è senz’altro ciò che ci spinge e ci incoraggia su questo specifico binario: ancora sul finire del secolo scorso per contare gli esopianeti conosciuti bastavano le dita delle mani, mentre oggi il numero, sempre in aggiornamento, supera tranquillamente il valore di quattromila. In pochissimi anni, dunque, si è innestata una vera rivoluzione in questo specifico campo, assolutamente senza precedenti. In altri termini: nell’indagine sui pianeti esterni al Sistema Solare c’è un punto di svolta, e quel punto di svolta è adesso.

Dall’angolo di vista dell’indagine scientifica, peraltro, la domanda se esista vita in ambienti extraterrestri, è necessariamente preceduta dalla domanda sul quali e quanti sono gli ambienti “adatti” alla vita.

Un grande passo avanti nell’articolare risposte a questa domanda è per certo la recente scoperta di una significativa quantità di vapor d’acqua nell’atmosfera di un pianeta piuttosto distante, chiamato K2-18b.

L’esopianeta K2-18b, e la sua stella sullo sfondo (e anche, l’altro pianetino)
Credit: ESANASAHubbleArtist: M. Kornmesser

Il pianeta si trova a circa 124 anni luce da noi, verso la costellazione del Leone. Va detto, non è proprio come la Terra, anzi è decisamente più grosso e pesante di questa. Tuttavia, è certo che orbiti ben all’interno della fascia di abitabilità della sua stella. Ah, e riguardo a quest’ultima, possiamo dire che è ben più rossa del nostro Sole (sì, è una nana rossa, per la precisione), ma per le relative distanze, brilla nel cielo del pianeta più o meno con la stessa intensità di quanto faccia la nostra cara stella per noi.

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