Gli astronomi hanno trovato i segni di una antichissima metropoli galattica; in verità, è la più distante che si conosca, nell’universo primordiale. Tale antichissima collezione di galassie si è poi mutata progressivamente in un “moderno” ammasso di galassie, del tutto simile a quelli di grande massa che si conoscono al giorno d’oggi.

L’ammasso – colto in via di sviluppo – prende il nome di COSMOS-AzTEC3. E’ stato scoperto e caraterizzato da indagini su diverse lunghezze d’onda da parte di vari strumenti, compreso Chandra, Spitzer e Hubble (dallo spazio) e il Keck Observatory nonchè il Subaru Telescope (con base a terra).

Alla NASA sottolineano giustamente come questa emozionante scoperta mostri assai bene la scienza che si può fare facendo collaborare i diversi progetti NASA e quelli dei collaboratori internazionali.

Venendo all’oggetto della scoperta, potremmo ben definire COSMOS-AzTEC3 come un “proto-ammasso”. E’ sicuramente il più lontano da noi mai individuato, nonché uno dei più giovani, poiché viene visto da noi come era quando l’universo stesso era assai giovane. Difatti il proto-ammasso dista da noi la bellezza di 12,6 miliardi di anni luce, mentre le stime attuali per l’età dell’universo stesso si aggirano intorno al valore di 13,7 miliardi di anni. Dunque noi stiamo vedendo il proto-ammasso com’era quando l’universo aveva poco più di un miliardo di anni (corrispondente al momento in cui la luce che ora vediamo ha lasciato l’ammasso)!

Un proto-ammasso davvero lontano, ad eccellente conferma delle teorie dell’evoluzione degli ammassi di galassie (Crediti: Subaru/NASA/JPL-Caltech)

Le peculiarità di questo oggetto, comunque, non finiscono qui. Gli astronomi hanno potuto rilevare in esso forti impulsi di formazione stellare, nonché la presenza di un enorme buco nero al suo interno. In effetti, la maggior parte delle galassie nel nostro universo non sono distribuite “a caso”, ma risultano legati in ammassi. Usualmente gli ammassi sono centrati attorno a galassie molto grandi e vecchie, che contengono al loro centro un buco nero supermassivo. Si riteneva già che simili strutture dovessero esistere anche nell’universo primordiale, ma finora non era stato facile verificarlo.

COSMOS-AzTEC3 viene dunque come una splendida conferma del quadro teorico, oltre che come ottima dimostrazione di quanto è possibile ottenere “incrociando” la miriade di dati proveniente da diversi strumenti.

NASA/JPL Press Release

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