Blog di Marco Castellani

Mese: Febbraio 2005 Page 1 of 2

Sulla teoria delle stringhe.

La teoria relativistica quantistica del campo ha funzionato molto bene nel descrivere il comportamento e le propriet? delle particelle elementari. Ma la teoria in s? ? valida solo quando la gravit? ? cos? debole che pu? essere trascurata…

La teoria delle particelle funziona quindi solo quando imponiamo che la gravit? non esiste. La teoria della Relativit? Generale ha prodotto una gran serie di intuizioni per quanto riguarda l'Universo, le orbite dei pianeti, l'evoluzione delle stelle e delle galassie, il Big Bang, i buchi neri e le lenti gravitazionali. Ma la teoria funziona bene solo quando imponiamo che l'Universo sia classico e che non sia necessaria la meccanica quantistica nella descrizione della Natura. Si ritiene che la teoria delle stringhe possa colmare questa carenza. In origine, la teoria delle stringhe venne proposta come una spiegazione delle relazioni fra la massa ed il momento angolare di alcune particelle elementari chiamate adroni, che comprendono il protone ed il neutrone. Lo schema tuttavia non funzionava molto bene e cos? la Cromodinamica quantistica rappresent? una teoria migliore per gli adroni. Ma le particelle elementari, nella teoria delle stringhe, si originano come sollecitazioni delle stringhe, ed il risultato di tale sollecitazione ? una particella di massa zero e momento angolare due. In presenza di una valida teoria quantistica della gravit?, la particella che trasmette la forza di gravit? dovrebbe avere massa zero e momento angolare due. Questa particella, teorizzata a lungo dai fisici ? il cosiddetto gravitone. Ci? convinse i primi teorici delle stringhe a proporre che questa teoria venisse applicata non per descrivere gli adroni, ma come teoria della gravit? quantistica, sogno irrealizzato per lunghi anni della comunit? scientifica. Non era per? sufficiente la presenza del gravitone per avvalorare la teoria : infatti esso pu? essere aggiunto manualmente, ma il formalismo matematico che ne deriverebbe sarebbe privo di utilit?. Ci? ? perch? le interazioni fra particelle si verificano in un singolo punto dello spazio-tempo, a distanza zero fra di esse. Per i gravitoni le equazioni a distanza zero fra le particelle forniscono risposte prive di senso. Nella teoria delle stringhe invece, le stringhe vibrano su una distanza piccola ma finita e le soluzioni matematiche hanno un senso. Ci? non significa naturalmente che questa teoria non abbia delle carenze. Ma il comportamento a distanza zero ? tale che si possono combinare insieme meccanica quantistica e gravit? e discutere cos?, sensatamente, di una vibrazione della stringa che trasporta la forza gravitazionale. Questo ha rappresentato un grande ostacolo, superato solo sul finire del XX secolo quando, molti giovani scienziati si impegnarono a studiare la estenuante, complessa ed astratta matematica che sta alla base di una teoria quantistica delle stringhe interattive.


Tradotto ed adattato da

www.superstringtheory.com/basics/basic3.html

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Fisica delle particelle e relativit

Nel diciottesimo e diciannovesimo secolo, la descrizione matematica del moto attraverso il calcolo infinitesimale ed il suo modello per la forza di gravit? furono estesi con molto successo alla scienza emergente dell'elettromagnetismo, dando cos? origine alla teoria classica del campo…

Dopo che i campi elettromagnetici vennero completamente descritti usando la matematica, molti fisici credettero che ci fosse rimasto ben poco da spiegare. Successivamente venne scoperto l'elettrone e nacque la fisica delle particelle. Attraverso la matematica della meccanica quantistica ed osservazioni sperimentali, si comprese che tutte le particelle conosciute dovessero suddividersi in bosoni e fermioni. I bosoni sono particelle che trasmettono le forze. Molti bosoni possono occupare lo stesso stato allo stesso tempo. Questo non ? altrettanto vero per i fermioni : infatti solo un fermione pu? occupare un determinato stato ad un certo tempo e questo ? il motivo per cui i fermioni sono le particelle che costituiscono la materia. Questo ? anche il motivo per cui i solidi non possono attraversarsi l'un l'altro ed anche perch? noi non possiamo passare attraverso delle pareti 😕 in sostanza l'incapacit? dei fermioni (materia) di condividere lo stesso spazio nel modo in cui i bosoni (forze) possono. Mentre la fisica delle particelle si stava sviluppando attraverso la meccanica quantistica, un' aumentata capacit? osservativa indic? che la luce, come radiazione elettromagnetica, viaggiava ad una velocit? fissa (nel vuoto) in ogni direzione rispetto ad un qualunque osservatore. Questa scoperta e la matematica che Einstein svilupp? per formalizzarla nella sua Teoria speciale della Relativit?, unita agli ultimi sviluppi della meccanica quantistica, diede origine al ricco oggetto di studio della Teoria relativistica quantistica del campo. Questa teoria rappresenta la base della nostra attuale capacit? teorica di descrivere il comportamento delle particelle sub-atomiche che i fisici hanno osservato e studiato nell'ultima met? del ventesimo secolo. Ma Einstein successivamente estese la sua Teoria speciale della Relativit? fino a ricomprendervi la teoria della gravitazione di Newton ed il risultato, noto come Teoria Generale della Relativit?, introdusse nella fisica la geometria differenziale. La relativit? generale ha avuto molti successi osservativi che hanno costituito la prova della sua compatibilit? a descrivere la Natura, ma due delle previsioni di questa teoria hanno fatto vacillare la sua credibilit? scientifica : l'Universo in espansione ed i buchi neri. Entrambi sono stati osservati e comportano conclusioni che, almeno in matematica, contrastano con la vera natura della realt? e della esistenza.



Tradotto ed adattato da www.superstringtheory.com

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Le caratteristiche inaspettate delle aurore su Saturno…


La luce delle aurore su Saturno si comporterebbe in maniera diversa da quanto gli scienziati hanno ritenuto possibile negli ultimi 25 anni…

Nuove ricerca condotte da un team di planetologi statunitensi ed europei, guidati da John Clarke della Boston University, USA, hanno scompaginato le teorie concernenti il campo magnetico di Saturno e di come vengano generate le aurore.

Clarke e i suoi collaboratori hanno scoperto che le aurore del pianeta con gli anelli – a lungo ritenute come una via di mezzo tra quelle della Terra e quelle di Giove – sono invece fondamentalmente differenti da quelle osservabili negli altri due pianeti. La luce che di tanto in tanto riempie il cielo sopra Saturno dovrebbe, in realta’, configurarsi come un fenomeno unico in tutto il nostro Sistema Solare…

Nell’esperimento di Clarke, il telescopio spaziale Hubble ha ripreso delle immagini in banda ultravioletta delle aurore di Saturno, in un periodo lungo diverse settimane, mentre la sonda Cassini registrava l’emissione radio dalle stesse regioni mentre misurava il vento solare, un flusso di particelle cariche che “innesca” il fenomeno dell’aurora.
Queste misure, poi combinate insieme, hanno fornito il quadro piu’ accurato mai realizzato sulla dinamica delle aurore su Saturno.

Le osservazioni hanno mostrato come le aurore differiscano di carattere da giorno a giorno, come puo’ accadere sulla Terra, “muovendosi” in alcuni giorni e rimanendo stazionarie in altri. Tuttavia, in confronto a quelle terrestri, che durano solo una decina di minuti, quelle su Saturno possono durare addirittura per giorni.





Credit: NASA, ESA, J. Clarke (Boston University, USA), and Z. Levay (STScI)

Un altro punto importante (e inaspettato) di queste osservazioni, riguarda il vento solare, che per le aurore di Saturno, dovrebbe giocare un ruolo assai piu’ importante di quanto ipotizzato in precedenza…


http://www.spacetelescope.org/news/html/heic0504.html

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A caccia di neutrini al polo sud, con un nuovo “telescopio”…

E’ in corso la costruzione di un “telescopio” piuttosto inusuale, il cui “specchio” di raccolta della luce si verra’ a trovare piu’ di un miglio al di sotto della calotta polare antartica…

Denominato “IceCube”, poiche’ i suoi rilevatori occuperanno circa un chilometro cubo di ghiaccio (e scusate se e’ poco, verrebbe da commentare…), il “bizzarro” telescopio in oggetto non e’ studiato per catturare la luce delle stelle, ma per studiare quella varieta’ ad alta energia di quelle particelle subatomiche che prendono il nome di “neutrini”, cosi’ piccoli ed “evasivi”, ma cosi’ importanti per la ricerca astrofisica…

Originati dal Sole, dalla Via Lattea, e da corpi piu’ lontani, i neutrini verso la Terra praticamente indisturbati, a causa della loro ridottissima interazione con la materia (piccola “sezione d’urto”) . I neutrini di alta energia, in particolare, possono servire come “finestre attraverso il tempo” e dovrebbero fornire importanti indicazioni per la ricerca su questioni come la natura della materia oscura, l’origine dei raggi cosmici, ed altre questioni di natura cosmologica…

IceCube e’ nato da una colalborazione tra piu’ di 150 scienziati, ingegneri ed informatici, appartenenti a 26 istituti, che si trovano negli Stati Uniti, nell’Europa, nel Giappone e nella Nuova Zelanda. A capo del progetto vi e’ Francis Halzen, un professore di fisica dell’Universita’ del Wisconsin-Madison…


http://www.lbl.gov/Science-Articles/Archive/NSD-IceCube.html

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Se Saturno “si veste di blu”…

Decisamente belle le recenti immagini acquisite dalla sonda Cassini. che mostrano l’emisfero nord di Saturno in una gamma di colori azzurri e blu…

Nella prima delle due immagini disponibili, la luna di ghiaccio chiamata Mimas si staglia contro lo sfondo di un azzurro profondo, dell’emisfero nord di Saturno. Una seconda immagine mostra la regione del Polo Nord del pianeta di un bel blu intenso…

Il colore blu che appare nelle immagini dell’emisfero nord di Saturno potrebbe essere collegato alla natura apparentemente priva di nubi degli strati superiori dell’atmosfera del pianeta con gli anelli. Ci si attende che unapiu’ precisa comprensione del fenomeno possa venire da ulteriori studi delle immagini fornite dalla sonda Cassini…


http://www.jpl.nasa.gov/news/news.cfm?release=2005-023

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Un “mini” sistema solare…!


Sappiamo bene che le lune girano intorno ai pianeti, ed i pianeti intorno alle stelle. Ora si scopre che anche i pianeti possono girare intorno a corpi celesti piccoli… come pianeti!

Il telescopio Spitzer della NASA ha individuato infatti un disco di gas e polveri – del tutto simile a quello che puo’ dar luogo a formazione di pianeti – intorno ad una “nana bruna” (una “stella mancata”, in pratica, a motivo della massa troppo piccola) . La nana bruna, chiamata OTS 44, sembra essere di massa appena 15 volte superiore a quella di Giove, ed e’ la piu’ piccola nana bruna conosciuta a presentare un “sistema planetario in formazione”…


http://www.spitzer.caltech.edu/Media/releases/ssc2005-06/release.shtml

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Saturno, con un piccolo telescopio…

Saturno, visto con un telescopio da 9 cm….!

Tanto per ricordarci che non serve per forza ricorrere ai grandi telescopi per indagare il cielo, ecco una simpatica foto di Saturno, effettuatta con un 9 cm.  Anche con un “piccolo telescopio” e con un po' di applicazione, i risultati non sono affatto disprezzabili, a mio avviso…!

Grazie a Massimo Dall'Ora per la bella immagine.


Telescopio Maksutov-Cassegrain 90mm, focale 1200mm
Telecamera Meade LPI.
200 immagini da 0.354 secondi autoallineate e mediate con il software Autostar Suite della Meade





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Quanto possono esser grandi le stelle?

Secondo alcuni ricercatori dell’Universita’ del Michigan, il limite superiore per la grandezza di una stella dovrebbe essere tra le 120 e le 200 volte la massa del Sole…

Per quanto il Sole ci possa sembrare grande, sappiamo da tempo che vi sono stelle ben piu’ massive nell’Universo…

Il limite posto ora dalla nuova ricerca si basa su osservazioni compiute su ammassi stellari della Via Lattea e delle Nubi di Magellano, i satelliti piu’ luminosi della nostra Galassia, poiche’ sono ancora abbastanza vicini da permettere di risolvere le singole stelle all’interno di essi.

La questione della grandezza massima delle stelle non e’ puramente “accademica”, come si potrebbe forse pensare, essendo collegata a sua volta alla quantita’ di energia che puo’ essere rilasciata nel mezzo interstellare dall’esplosione di tali stelle a supernovae, che poi determina le modalita’ di successiva aggregazione di gas e nuova formazione stellare….


http://www.umich.edu/news/index.html?Releases/2005/Feb05/r020305b

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