Una ricerca condotta da Thomas Stocker del Physics Institute presso l’Università di Berna, (ricercatore anche dello European Project for Ice Coring in Antartica) potrebbe aiutarci a comprendere meglio i cambiamenti climatici e la natura del riscaldamento globale cui stiamo assistendo in particolar modo in questi ultimi anni.

Lo studio, su due articoli che escono questa settimana su Science, descrive i risultati emersi dall’analisi delle bolle d’aria (tracce di anidride carbonica e metano presenti nell’atmosfera di 650 mila anni fa) intrappolate nel ghiaccio estratto in Antartide a 3.233 metri sotto il livello del mare. Tale studio mostra come la scala temporale con cui l’uomo ha modificato la composizione dell’atmosfera è incredibilmente corta se confrontata ai cicli naturali del sistema climatico.

Fino a poco tempo fa si pensava che i dati ottenuti da carotaggi che permettevano un’analisi fino a circa 500 mila anni potevano essere i migliori ottenibili. Ora gli studiosi ritengono possibile andare indietro fino a un milione di anni e oltre. Il che ci darà una immagine più completa e permetterà di comprendere meglio le relazioni fra i vari fattori climatici e ambientali del clima passato, del modo in cui è fluttuato e delle forze che hanno prodotto tali cambiamenti. Il lavoro conferma inoltre una relazione stabile tra il clima dell’Antartide e i gas serra anidride carbonica e metano (per il protossido di azoto i dati sono più confusi, forse a causa dei livelli di polvere) durante gli ultimi quattro cicli glaciali.

Le analisi del nuovo campione estendono questa relazione di altri due cicli glaciali, a un’epoca in cui i “caldi” periodi interglaciali erano più miti e lunghi dei periodi caldi più recenti. In pratica arriva la conferma di come il sistema climatico reagisce quando raddoppia la concentrazione atmosferica dell’anidride carbonica, puntualizza Dominique Raynaud, coautore degli studi.

Rimane da approfondire questa relazione stabile tra anidride carbonica, metano e clima antartico, testimoniata negli ultimi 650 mila anni. Una delle ipotesi più seguite è quella della decomposizione organica nelle zone umide subtropicali. D’altra parte sembra che gli oceani giochino un ruolo critico nella relazione tra clima e anidride carbonica. E il nuovo lavoro rafforza l’idea che i processi nell’Oceano del sud ad alte latitudini siano importanti per controllare le variazioni glaciali-interglaciali dell’anidride carbonica.

In ogni caso simili ricerche aiuteranno a capire meglio i complicati processi che guidano le variazioni del clima Terrestre, spiegano i ricercatori del comitato internazionale diretto da Brook, che coinvolge i rappresentanti di 17 nazioni.


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