Blog di Marco Castellani

Mese: Febbraio 2014 Page 1 of 2

La Grande Nube… in piena attività

GrandeNube

NASA, ESA, and D. Gouliermis (University of Heidelberg) Acknowledgement: Luca Limatola. Source: Hubble website

L’universo: siamo abituati a pensarlo statico, come un posto in cui fondamentalmente non succede niente… o perlomeno, quello che doveva succedere è già successo. Ammettiamolo: siamo un po’ tutti così, siamo un po’ pigri ad immaginare quel che non vediamo direttamente. Eppure mai come in questo caso, risulta che ci stiamo sbagliando, e di grosso. Con tutti i suoi quasi quattordici miliardi di anni di età Il nostro è ancora un universo è attivo, attivissimo. Su richiesta, potrebbe facilmente esibire una serie di casi eclatanti – a proposito dei quali tutto si può dire, fuorché sostenere che non accade nulla.

Uno assai interessante riguarda le zone di formazione stellare.

Bene, sono dappertutto

Prendiamo il caso della Grande Nube di Magellano: una delle galassie a noi più vicine. D’accordo, la luce dalla Grande Nube impiega ben 157.000 anni per riempire la distanza con la Terra, ma è da considerare ancora una galassia “locale”, nell’economia di scala dell’universo. In questa immagine ottenuta da Hubble viene mostrato un giovane ammasso stellare, conosciuto con il nome di LH63. Questo è così fresco da essere ancora immerso nella “nuvola” dalla quale si è formato, ed è – manco a dirlo – una fucina di nuove stelle.

Ma è appena una delle centinaia di regione di esuberante formazione stellare sparsi per tutta la Grande Nube di Magellano.

L’universo insomma non sta con le mani in mano, il lavoro continua più indefesso ed efficiente che mai. Lavoro supremamente importante, se solo ricordiamo come le stelle sono la vera fabbrica degli elementi: i nostri stessi atomi sono stati “assemblati” dalle reazioni nucleari all’interno di una antica stella, una stella che ormai non c’è più. Alla quale dobbiamo ben più di qualcosa…

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Premio Castellani 2013

In qualità di membro della giuria del Premio “Vittorio Castellani” 2013 ho avuto modo di leggere gli elaborati dei ragazzi delle scuole medie e superiori della provincia di Teramo. Come per le altre occasioni, invece che una fatica si è rivelata una fonte di stupore e anche di gioia. Mi verrebbe da dire, se volete un antidoto al pessimismo velenoso con cui spesso condiamo le nostre giornate, potreste leggere uno dei temi dei ragazzi…

Riporto dal sito dell’Osservatorio di Teramo, a proposito del premio : “L’INAF-Osservatorio Astronomico di Teramo ed il Club UNESCO di Teramo bandiscono il Premio intitolato allo scomparso Direttore dell’Osservatorio. Il Premio e’ riservato agli studenti delle Scuole Medie e delle Scuole Superiori nella Provincia di Teramo e prevede, come sempre, le categorie Narrativa, Saggistica e Fotografia. Per questa Quinta Edizione del Concorso, il tema e’ quello inerente la possibile scoperta di forme di vita su altri pianeti.

La nostra piccola fatica si è conclusa e ora sul sito potete leggere i nomi dei vincitori. Per il tipo di concorso, però, vorrei si potessero ringraziare tutti quelli che hanno partecipato: vi sono tante cose belle che purtroppo non abbiamo potuto premiare, ma siamo contenti di aver letto… dunque, grazie di cuore a tutti.

Vengo un po’ ora alle mie impressioni di componente della giuria.

Ora, il fatto che sia riservato agli studenti, e agli studenti a cavallo tra scuola media e liceo, per me è una cosa stupenda. Ve lo dico proprio così, direttamente. Ho (ri)capito che era proprio stupenda quando ho iniziato a leggere gli elaborati di questa edizione, specificamente quelli di narrativa.

E ho (ri)capito quello che magari ogni professore di scuola sa già. Ma io me l’ero dimenticato, lo ammetto.

Ho capito, ho visto, ho toccato con mano, quanta voglia sana di crescere e di incuriosirsi del mondo, dell’universo, c’è “ancora” addosso a questi ragazzi. Quanto spazio di meraviglia conservino nel loro cuore, quanta attenzione per l’ignoto, per l’Universo smisurato che si allarga intorno a loro. E non solo. A rischio di sembrare retorico, lo dico lo stesso. Ho visto anche quanto affetto e quanto radicamento nell’ambiente familiare trapela in questi scritti, in una involontaria sincerità, a volte commovente. Spesso papà e mamma compaiono nella narrazione, sempre come riferimento forte e oggettivo verso una radicale adesione alla realtà. A volte il genitore è quello che – nella narrazione – riporta il ragazzo alla vita reale, dopo un ipotetico sogno condito da incontri con extraterrestri, ad esempio. Altre volte è anche esplicitamente citato, menzionato quale termine affettivo e di riferimento. Come un cardine buono che assicura un’ultima comprensibilità al reale.

OACTe

Una veduta dal Padiglione Principale dell’Osservatorio di Collurania (Teramo). Anno di costruzione 1890. Crediti: OACT website.

Leggendo questi temi ho capito che tesoro che abbiamo tra le mani, che abbiamo in casa, a scuola. Ho capito il rischio che corriamo noi più adulti, che a volte involontariamente diffondiamo anche verso di loro un cinismo e un finto disincanto che non fa bene, né a noi né a loro.

Ho capito che c’è in loro qualcosa da custodire.

Da custodire perché è anche e sempre nel nostro cuore. Sì, brilla anche nel nostro: a volte solo un po’ coperto di polvere, di frasi fatte, di disillusioni, di sogni infranti. Abbiamo un centro luminoso, un universo da esplorare, dentro: la nostra umanità…  Certo ce la dimentichiamo, la occultiamo. Io per primo.

Metteteci pure il traffico, i problemi a casa, le bollette da pagare…

Però ripensando a questi lavori, non posso fare a meno di pensare… che la realtà non sia spesso come ci piacerebbe non vuol dire che non sia comunque bella, luminosa. Magari vuol dire – azzardo – che dobbiamo accettare di continuare a camminare, di inoltrarci a capire cosa le circostanze ci vogliono far  scoprire. Col cuore aperto e gli occhi spalancati, come un bimbo. Perché siamo veramente lanciati in un grande percorso di scoperta, in una grande avventura, l’avventura umana

Per tutto questo – oltre al fatto di fare memoria di mio papà, che è sempre stato interessato alla divulgazione del suo lavoro – sono grato ai ragazzi e agli organizzatori del Premio (tra cui voglio ricordare il club UNESCO di Teramo, che ci ha sempre supportato)

Un’ultima cosa, mi preme.

Per portarvi a toccare con mano, in qualche modo, il candore e la bellezza di alcuni passaggi, proporrò nei prossimi giorni alcuni brevi estratti, postandoli nella nostra pagina Facebook, con l’hashtag premioCastellaniI post vengono inviati anche nel gruppo Google (dove si possono vedere anche se non siete iscritti). Spero di potervi trasmettere qualcosa di quello che ha entusiasmato e commosso me, leggendo.

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Senza anelli… o quasi!

Crediti: Cassini Imaging Team, ISS, JPL, ESA, NASA. Sorgente: APOD

Decisamente inusuale questa vista di Saturno, tanto che verrebbe da pensare… di aver sbagliato pianeta! Difatti, nel nostro immaginario, Saturno è sempre e comunque il pianeta con gli anelli, e fa abbastanza impressione vederlo così “nudo”, senza la sua fascia che lo circonda e lo esalta in maniera così mirabile…

Ok. Qual è il trucco? Dove sono gli anelli? A pensarci, non è una domanda nuova. E’ un problema che ha suscitato perplessità allo stesso Galileo, nel lontano 1612. O quasi. In realtà lui notò la scomparsa delle “protrusioni” del pianeta (più tardi si capì che appunto la protrusioni viste dallo scienziato italiano erano proprio questo, un sistema di anelli).

La spiegazione è semplice. Vi sono momenti in cui la terra interseca il piano di rotazione degli anelli, e visti così di taglio gli anelli stessi sembrano semplicemente scomparire. Questo ci fa imparare qualcosa, ci fa capire difatti quanto il piano degli anelli sia veramente sottile.

D’accordo sulla teoria, mi direte. Ma questa foto? Bene, qui siamo all’epoca moderna, ed entra in ballo Internet.

Meno male che al giorno d’oggi una gran mole di dati scientifici viene sistemata in archivi aperti al pubblico. E mano male che c’è la rete, per un facile accesso. Così dobbiamo ringraziare un appassionato spagnolo, Fernando Garcia Navarro, che si è preso la briga di carotare dentro il vasto catalogo di immagini grezze di Cassini, selezionando e scaricando le immagini della sonda impegnata in una serie di attraversamenti del piano degli anelli.

Il risultato di tale certosino lavoro potete ammirarlo qui sopra. Le immagini (in falsi colori) sono state elaborate e sovrapposte, per ottenere questo splendido “quadro” di Saturno… senza anelli! In realtà gli anelli sono tutti compresi nella striscia blu sottile che attraversa l’elaborazione in senso orizzontale.

Ultima cosa… Indovinate cosa sono quelle palline lungo la linea degli anelli? Esatto… sono le lune … come perline lungo un meraviglioso filo di una enorme… collana planetaria

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Stavolta usciamo con uno scoop veramente … galattico. Seguiteci e lo scoprirete…

E’ ormai sulla bocca di tutti, il fatto che il colosso Facebook ha acquisito – per una cifra stratosferica – il servizio di messaggistica WhatsUp, molto popolare tra gli utenti di dispositivi mobili. La cosa ha dato, come era da aspettarsi, la stura ad una interminabile serie di resoconti e di analisi, ormai rintracciabili in qualsiasi sito o testata che si occupi anche solo trasversalmente di Internet.

Tuttavia – lo dico con una certa soddisfazione – siamo solo noi, almeno qui in Italia – a poter rivelare ai nostri lettore qual è stato il vero motivo che ha condotto Mark Zuckemberg all’acquisizione di WhatsUp. 

In realtà ne siamo a conoscenza fin dall’inizio, come comprenderete continuando a leggere. Avevamo pensato di tenere nascosta la cosa, ma poi un quotidiano che si occupa di web e società l’ha rivelato (deve esserci stata una soffiata). Lo riportiamo qui sotto: a questo punto non ha senso tenere la notizia ancora segreta, anche perché coinvolge… beh, potete leggere. E’ in inglese ma non troppo difficile…

Newspaper

In poche parole, Mark non puntava a WhatsUp, ma voleva acquisire il nostro GruppoLocale BAR. Gli abbiamo detto di no (la cifra offerta, tra l’altro era decisamente misera, visto il valore del BAR!) e lui ha ripiegato, per stizza, su WhatsUp. Ma ancora continua a telefonarci, non trova pace… 😉

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Una pulsar … da corsa

Crediti immagine: X-ray: NASA/CXC/ISDC/L.Pavan et al, Radio: CSIRO/ATNF/ATCA Optical: 2MASS/UMass/IPAC-Caltech/NASA/NSF

In fuga dalla supernova. Ma in fuga davvero: si tratta di velocità di milioni di chilometri all’ora. Una bella corsa, senz’altro. Difficile poter essere ripresi, a questo ritmo… 

Chi fugge è una pulsar, in basso a destra nell’immagine: è il puntino luminoso che si lascia dietro una lunga coda rosa. Un getto di materia osservato in banda X, lungo la bellezza di trentasette anni luce: è il getto più lungo mai osservato all’interno della nostra Via Lattea.

La struttura rosa nella parte sinistra dell’immagine, è costituita dai resti di una supernova scoppiata tempo fa. E’ da lì che la pulsar si sta allontanando.

La pulsar così peculiare è stata scoperta dal satellite INTEGRAL di ESA. Tra parentesi, è la pulsar più veloce mai osservata.

La bellezza di questa immagine potrebbe essere lo spunto per interessarsi un pochino di queste stelle in fase molto peculiare (di densità veramente… bestiale, se mi passate il termine). Particolare interessante che forse non tutti conoscono, le pulsar all’inizio furono scambiate per segnali provenienti da civiltà extraterrestri, come potrete imparare anche da uno sguardo alla relativa voce in wikipedia.

Maggiori dettagli nella press release sul sito di Chandra.

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Una notte al TNG

TNG

Il Telescopio Nazionale Galileo, TNG, fa parte dell’Osservatorio del Roque de Los Muchachos insieme ad altri 14 telescopi ad una quota di 2400 metri. Ha uno specchio primario di 3,6 metri. Crediti e copyright: Sabrina Masiero/FGG-TNG.

Racconto di una visita al Telescopio Nazionale Galileo alle Canarie . La schedula della nottata rientrava nel programma di osservazione INAF per la caratterizzazione dei sistemi planetari, il Global Architecture of Planetary Systems – GAPS.

Articolo pubblicato su Media INAF il 18-19 febbraio 2014

In collaborazione con Caterina Boccato (INAF-Osservatorio Astronomico di Padova)

Ore 15:30: partenza da Santa Cruz, zero metri sul livello del mare dove, oggi, c’era una temperatura di almeno 25°C. La strada è un po’ lunga e decisamente densa di curve ma la facciamo senza intoppi, incontrando solo una manciata di automobilisti in discesa.

Entrada_Sur_de_Santa_Cruz_de_la_Palma

La vegetazione muta tre volte, si passa dalle palme alle conifere e, infine, a dei bassi cespuglietti, unici ignari testimoni del fatto che ci troviamo sulla Terra e non su Marte. Sì perché l’affascinante paesaggio rosso e brullo ha un che di “alieno”.

Ore 17:00: arrivo all’Osservatorio del Roque de Los Muchachos, 2400 metri sul livello del mare, sole accecante e grande emozione appena ci si rende conto di essere giunti a destinazione; una delle prime cupole che si vedono è quella del Nordic Optical Telescope (NOT) dei nostri colleghi scandinavi. E poi ecco il Gran Telescopio Canarias, chiamato anche GranTeCan, coi suoi 10,4 metri di diametro e finalmente, più in alto ancora, il nostro Telescopio Nazionale Galileo (TNG) riconoscibile per la sua tipica cupola ottagonale!

IMG_5762-340x254Prima tappa alla Residencia, hotel e mensa di proprietà dell’Istituto Astrofisico delle Canarie (IAC) che sorge a poco lontano dal TNG, dove prendiamo possesso delle nostre stanze. Si ha la sensazione di essere veramente sul tetto del mondo, perché sotto di noi c’è un mare di nuvole. Un leggero malessere, come un capogiro, a causa degli effetti del brusco cambiamento di quota sulla pressione sanguigna, che però passa in cinque minuti dopo qualche biscotto e un buon caffè caldo.

Ore 17:30: si riprende l’auto e si sale verso il TNG. Ma subito è troppo forte la tentazione, nonostante i divieti di accesso, di andare a vedere da vicino MAGIC, il Major Atmospheric Gamma-ray Imaging Cherenkov Telescope. Si tratta del più grande telescopio gamma al mondo. Costruito e gestito da un consorzio di scienziati in prevalenza italiani, tedeschi e spagnoli, consiste di due grandi paraboloidi di 17 metri di diametro ed è in grado di rivelare raggi gamma di origine extraterrestre per studiare l’origine dei raggi cosmici e altri fenomeni di fisica e di astrofisica. Il primo paraboloide ha iniziato la raccolta dati nel 2004; il telescopio gemello, a 85 m dal primo, nel giugno 2009.

Sono splendidi con il paesaggio, i caseggiati e gli altri oggetti intorno che vi si specchiano rovesciati e con le proporzioni sfalsate.

Ed ecco finalmente che arriviamo al TNG (Telescopio Nazionale Galileo) riconoscibilissimo proprio per la sua cupola diversa dalla altre, squadrata e ottagonale. Abbiamo chiesto lumi di questa particolare conformazione al Direttore della Fondazione Galileo Galilei TNG, Emilio Molinari: “La cupola del TNG è stata copiata da quella del New Technology Telescope (NTT) in Cile, progettata per lasciare che l’aria esterna entri seguendo un flusso laminare, ossia creando la condizione migliore per la stabilità termica degli specchi e la qualità delle immagini. Insomma, tutto progettato per migliorare quello che chiamiamo seeing di cupola cioè quelle micro-turbolenze che degradano la visione perfetta del nostro specchio ad ottica attiva. Un’unica pecca: in tutti quegli interstizi, sulla copertura esterna, d’inverno col brutto tempo, il ghiaccio si blocca un giorno in più del normale! Ma questo nell’arido deserto cileno non lo potevano sapere.”

Ci troviamo ora a 2387 metri sul livello del mare ad appena 350 metri più in alto di MAGIC dove tira un vento incredibile che spalanca i portelloni dell’auto e sembra che ti porti via! Sotto si vede, già aperta, la cupola del GranTeCan. Ancora qualche fotografia e si entra.

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Caterina e Sabrina davanti al TNG. Crediti e copyright: Sabrina Masiero/FGG-TNG.

Sono le 18:40. Saliamo in cupola dove troviamo Daniele Carosati, operatore al telescopio della Fondazione Galileo Galilei (FGG), che sta aprendo la cupola e ci fa salire spiegandoci che c’è qualche problemino perché i motori che aprono le paratie sono andati fuori fase e quindi è necessario fare un intervento manuale. Che sia stato El Duende del TNG? El Duende, letteralmente il Folletto, è una figura fantastica immaginata dagli astronomi quando si manifestano dei fenomeni improvvisi di questo tipo. Chissà! Niente di male, anzi, per noi è un’occasione per visitare la cupola del TNG. Bellissima esperienza, nonostante il vento freddo che soffia a 40 chilometri orari!

Approfittiamo quindi per perlustrare l’edificio a 3 piani, a partire dal piano più alto dove si trovano le due zone corrispondenti ai fuochi Nasmyth del TNG, con i collegamenti ai diversi strumenti del telescopio passando al piano del basamento del telescopio, una parte cilindrica che racchiude il pilastro centrale.  Attenzione: bisogna seguire sempre le frecce per non perdere l’orientamento quando la cupola sta girando!  Infine, scendiamo al piano terra, dove trovano posto le officine e la sala di controllo da cui astronomi e operatori gestiscono le osservazioni.

Ore 19:30: tutto pronto, si parte! Ci troviamo ora nella control room, con l’astronomo Ennio Poretti dell’INAF di Brera, che ci spiega come all’inizio si devono far partire tutta una serie di operazioni pianificate che permettono di mettere in funzione lo strumento. Stanotte è il turno di HARPS-N (High Accuracy Radial velocity Planet Searcher in North hemisphere), lo spettrografo ad alta risoluzione definito il “cacciatore di pianeti extrasolari” dell’emisfero Nord, per distinguerlo dal suo “quasi” gemello, HARPS, montato al telescopio di 3.6m dell’ESO in Cile, che opera da oltre dieci anni. HARPS-N ha visto la sua prima luce nell’aprile 2012 e l’anno scorso ha permesso di “caratterizzare” il pianeta extrasolare Kepler-78b, il pianeta più simile alla nostra Terra finora scoperto, determinandone le principali caratteristiche fisiche, quali per esempio la massa e il raggio.

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Ennio Poretti dell’INAF di Brera, Sabrina Masiero dell’INAF di Padova e FGG/TNG e Caterina Boccato dell’INAF di Padova. Crediti e Copyright Sabrina Masiero/FGG-TNG.

Ora che la parte tecnica è pronta si fanno partire le operazioni scientifiche. Si controlla prima di tutto il fuoco del telescopio per non perdere tempo osservativo durante la notte.  La ricerca del fuoco e’ una procedura automatica che richiede circa 7 minuti, cercando di adeguarsi il più possibile alla situazione teorica.

Ore 19:42: con 5 minuti di anticipo sulla schedula inizia la notte osservativa. Di tanto in tanto veniamo scosse dallo squillo di una… campanella!  Che ci fa mai una campanella nella control room?  Il TNG ha appena completato una qualche operazione e allora “sveglia” l’astronomo osservatore con un tono… un po’ alto!

La lista di oggetti che lo science team di GAPS ha selezionato per questa notta prevede circa 40 stelle che sono indicate con delle sigle: Kp (known planet, pianeta noto), M (stelle di tipo M) e Mp (metal poor, stelle povere di metalli).

La percentuale di umidità nel frattempo è arrivata al 73% ma ha un trend in salita. Se si arriva all’85% si deve chiudere la cupola!

La lista di oggetti che lo science team di GAPS ha selezionato per questa notta prevede circa 40 stelle che sono indicate con delle sigle: Kp (known planet, pianeta noto), M (stelle di tipo M) e Mp (metal poor, stelle povere di metalli).

Il primo oggetto viene puntato due volte: il primo puntamento serve per calibrare il fuoco del telescopio. Il suono della campanella ci dice che il puntamento è stato completato. Una volta terminata l’operazione si passa al secondo oggetto. Si sente il telescopio muoversi alla ricerca nel cielo della seconda stella. Un pensiero va a quei pianeti attorno a stelle così lontane… Ma l’attenzione ritorna al monitor. Ora si deve riconoscere tra le stelle di campo quella di interesse selezionandola con la camera di guida. 900 secondi, pari a 15 minuti, è il tempo di esposizione (standard) adottato da GAPS  per acquisire la spettro della stella e ricavarne i valori di velocità radiale. Nel frattempo Ennio aggiorna il report della stella puntata in precedenza per evitare di dover poi far tutto in un solo colpo al mattino quando, finalmente, sarà ora di andare a riposare.

Le operazioni da compiere per ogni singola stella, come per esempio il tempo di esposizione, sono già decise in anticipo e riportate in un Observing Block che l’astronomo osservativo ha con sé e consulta sempre.

Ore 20:01: Daniele ci informa che il valore dell’umidità sta continuando a salire e che potrebbe farci chiudere la cupola per una buona parte della notte!  Siamo al 76%.

Ore 20:45: tentiamo un’uscita per contemplare il cielo a occhio nudo con una macchina fotografica in mano. Siamo travolte dall’oscurità ma la Luna ci guida verso l’edificio alto 24 metri che ospita il TNG con grande difficoltà perché il vento soffia a 12-14 m/s, più di 40 chilometri orari, e ci fa percepire i 5 °C di temperatura come fossero -7 °C! Tutto dura meno di un minuto, ma i nostri occhi fotografano l’immensità del cielo e delle nuvole oltre il dirupo. Sembra davvero di toccare le stelle!

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Il Telescopio Nazionale Galileo. Crediti e copyright: Sabrina Masiero/FGG-TNG.

Nel frattempo, Ennio è arrivato a puntare il quinto oggetto della notte. Improvvisamente squilla il telefono, non la campanella… Allarmi ovunque! Chi sarà mai? Si cerca qualcuno, un tecnico, un certo Miguel. Daniele continua il monitoraggio, si arriva a valori di umidità pari a 84%. Rischio chiusura cupola TNG in vista!

Ore 21:00: l’umidità scende a 80%, tiriamo un sospiro di sollievo. Il puntamento della stella MP10 mostra chiaramente la presenza di una stella compagna. Per esserne certi, Ennio consulta il database degli oggetti GAPS e nota che la stella in questione non era mai stata osservata. Siamo testimoni della prima osservazione compiuta con HARPS-N di questo sistema binario! Un qualunque catalogo stellare, come SIMBAD, permette di avere tutte le informazioni utili sulla stella che si sta puntando.

“Gli oggetti da osservare possono avere priorità alta o bassa”, ci spiega Ennio Poretti. “Per ciascuna notte è stabilita una schedula delle osservazioni che può essere modificata dall’osservatore sulla base del seeing del momento, dell’altezza e della magnitudine della stella.”

Ore 21:08: per la prima volta ho il privilegio di fare il puntamento della stella M44 che viene accompagnata da pop corn che Daniele ha preparato, caldi… Buonissimi!

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Ore 21:15: l’oggetto puntato è una stella doppia, ma ben tre sono le stelle nel campo di vista e per individuare la nostra stella si deve usare un direttorio che contiene tutti i cataloghi, le cartine, i report delle osservazioni GAPS compiute nel corso del tempo. Selezionando la cartina della stella in esame conservata in questo direttorio possiamo individuare in modo univoco la stella e quindi puntarla!

Ore 21:48: umidità al 76%, meno male, sta scendendo! Le osservazioni continuano.

Ore 23:16: Ennio e Daniele si mettono a parlare animatamente. Gli chiediamo se vi è qualche problema nelle osservazioni. L’astronomo dice di no, ma avendo valutato che c’è un po’ di tempo in più vale la pena osservare un oggetto che si trova in un ammasso aperto. Ennio si chiede perché non sia  in schedula per quella notte e decide di fare un collegamento Skype con il chair del progetto GAPS, Isabella Pagano, dell’INAF di Catania. Collegamenti via Skype o via e-mail fra l’osservatore e gli altri membri GAPS sono frequenti. Ad esempio, nella notte precedente, ci racconta Ennio, uno scambio di messaggi col Principal Investigator della proposta osservativa, Alessandro Sozzetti dell’INAF di Torino, ha permesso il preciso riconoscimento di due stelle vicine, una “appartenente” a GAPS e l’altra a un altro programma,  quindi assolutamente non puntabile dall’astronomo osservatore GAPS.

Ore 23:35: Mentre si parte col puntamento Daniele Carosati si accorge che l’interfaccia dell’auto guida è congelata, in pratica i monitor dei pc sono piantati. Capiamo che la situazione si sta congelando anche in sala controllo. I due si guardano e convengono che sia meglio “abortire l’operazione per ammazzare l’interfaccia”. Ci guardiamo anche noi e decidiamo che, visti i toni, è giunto il momento di porre fine alla nostra notte osservativa e di andarcene a dormire.

In realtà la cosa si risolve in pochi minuti. Durante le notti di osservazione capita spesso di dover far fronte a piccoli problemi strumentali/informatici che di solito si risolvono senza danni. La notte è andata a buon fine con il 100% degli oggetti in lista osservati! Tutto questo lo abbiamo naturalmente saputo leggendo il report che a fine notte l’osservatore GAPS deve compilare per informare gli altri membri e che, solitamente, arriva verso le 8 – 8:30 del mattino.

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Il Gran Telescopio Canarias (GTC, o GranTeCan) di 10,4 metri di diametro, il piu’ grande telescopio ottico/infrarosso. Fa parte dell’Osservatorio del Roque de Los Muchachos. Crediti e copyright: Sabrina Masiero/FGG-TNG.

Il giorno dopo splende ancora il Sole, si va in visita al GanTeCan che con il suo specchio di 10 metri di diametro, ha una struttura veramente notevole.

Ore 12:00. Si riparte per tornare a Santa Cruz. Ciao TNG, ciao Roque e ciao paesaggio marziano!

Caterina e Sabrina
Foto © Sabrina Masiero (INAF – Osservatorio Astronomico di Padova e Fundacion Galileo Galilei -Telescopio Nazionale Galileo FGG-TNG)

Pubblicato su Media INAF:
Una notte al TNG – prima parte: http://www.media.inaf.it/2014/02/18/una-notte-al-tng/
Una notte al TNG – seconda parte: http://www.media.inaf.it/2014/02/19/una-notte-al-tng-2/

 

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C’è il mostro… oppure no?

MostroStelle

Credits: ESA/Hubble & NASAAcknowledgement: Judy Schmidt

La bella galassia che vedete nella parte centrale di questa foto, presa da Hubble (e promossa ad immagine della settimana), non è una galassia come tante. No, è una galassia particolarmente luminosa nella banda infrarossa (luminous infrared galaxy, in inglese). 

Così, dietro il suo aspetto affascinante, nasconde una interessante questione, ancora lungi dall’essere risolta: come sono alimentate queste galassie? Stelle normali o… mostri? 

Eh sì, perché il sospetto rimane. Ci basta immaginare una formazione stellare molto attiva, in questa galassia? Oppure bisogna ipotizzare qualcosa di più forte? Tipo, un enorme buco nero al centro della galassia stessa, che attiva all’intorno fenomeni altamente energetici? 

E se fossero vere tutte e due le ipotesi? Diciamo, un misto delle due?

Le incognite di MCG-03-04-014 – questo il nome della galassia – non si fermano qui. Un attenta analisi della forma, lievemente asimmetrica, mostra segni evidenti di processi di distruzione in corso. Forse un altro oggetto massivo sta influenzando la galassia e distorcendone la simmetria.

Ma anche su questo, al momento, non si può dire di più.

Del resto, ogni bellezza comporta una sorta di mistero… 

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Giovani ma… esuberanti

ZonaFormazione

 Image Credit: Hubble Legacy Archive, NASA, ESA – Processing: Judy Schmidt

Le regioni di formazione stellare non sono zone tranquille, prestate attenzione se passate in loco… Il jet di particelle che vedete nell’immagine contiene elettroni e protoni che si muovono alla rispettabile velocità di centinaia di chilometri al secondo.

La regione mostrata è detta Orion B  – nel Complesso nebuloso molecolare di Orione – ed è abbastanza vicina a noi. Parliamo di 1500 anni luce dalla Terra: una bazzecola, per la scala cosmica. L’immagine è stata acquisita dal Telescopio Spaziale Hubble, in banda infrarossa (la scelta migliore, nel caso di regioni dense di gas e polveri).  La cosa interessante è che in ogni caso i jet sono una cosa rara; questo soprattutto a motivo della loro ridotta durata (appena qualche migliaio di anni) che li rende difficili da scovare…

L’immagine (anche su APOD del 4 febbraio) è veramente suggestiva e rende bene l’idea del meraviglioso groviglio di gas e polvere ed energia che si verifica nelle zone di formazione stellare.

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