Lo sappiamo tutti, in fondo. Il punto di scelta, il perno che decide del senso di rotazione della giornata, è posto proprio all’inizio. E’ il mattino.

...improvvisamente mi sono accorta che il mattino presto era stupendo; c’era quell’aria fresca, pulita, e soprattutto la percezione della preziosità dell’inizio, perché nell’inizio c’è la percezione del divino, nell’inizio c’è il divino, l’inizio è gesto del Mistero, è gesto del divino.

Adriana Mascagni (da Tracce, Ottobre 1999)

Il canto di Adriana che mi torna ogni tanto alla mente, parla proprio del mattino.. 

Al mattino, Signore, al mattino

la mia anfora e vuota alla fonte

e nell’aria che vibra e traspare

so che puoi farmi grande, Signore

Morgenstimmung 194983 1280

 E’ bellissimo e per me molto istruttivo rilevare le diverse posizioni umane rispetto ad un inizio, al più semplice e quotidiano degli inizi, quello del giorno. Seguo ancora il canto di Adriana perché capisco che mi sta dicendo qualcosa, suggerisce una posizione umana che mi pare degnissima di attenzione…

E le ore del giorno, al mattino

di tua gloria son tenera argilla.

Uno è l’alveo del mio desiderio:

che io ti veda, ed è questo il mattino

Questa chiarezza di sentire non è sempre immediata. Troppi strati di pensiero si interpongono, rendono torbida l’interfaccia con il mondo esterno. Eppure riconosco che è il punto importante, il punto al quale voglio tendere. La direzione verso la quale guardare. Certo spesso mi sento diverso, mi sento fin troppo moderno, se così vogliamo dire. Quel sentimento opaco, quella strana disaffezione verso la propria vita e verso se stessi, a volte rischia quasi di atterrarmi…

When you wake in the morning,

Wake and find you’re covered in cellophane.

(Genesis, Abacab)

Quando ti svegli la mattina / ti svegli e si scopri avvolto nel cellophane. Allora è questo: a volte c’è come una membrana tra me e le cose, tra me e le persone, tra me e i sentimenti. Il primo compito, il lavoro necessario, è prenderne atto, pazientemente. E poi, provare a intaccare, spezzettare il diaframma, superare la membrana, ritornare a toccare. A toccare le cose, ad abbracciare le persone. Ad entrare in contatto anche con i sentimenti. E’ un lavoro che può iniziare dal mattino e prolungarsi poi nell’arco della giornata. Un lavoro che fa più bella la giornata stessa. 

Se accolgo questo lavoro, il lavoro, tutto si fa più bello. All’Essere, basta sapere che sto lavorando. Non Gli importa molto se riesco o se fallisco, ma quello che guarda è il mio atteggiamento, questo supremo punto della libertà. Così intimo e… cruciale.

And in the morning, will you still feel 

the same? How’re you gonna 

stop yourself from going 

insane, with glowing children 

and a barrel of pain? I don’t 

want to hear it no more, no more.

Graham Nash, Barrel of Pain (Half Life)

Ed al mattino, si senti ancora lo stesso? Con bimbi irrequieti e un il tuo serbatoio di dolore… Si potrebbe lavorare tanto su temi come questo, mi dico. Scriverci dei racconti. Provo ad immaginare, ad inventare un inizio, così per gioco…

Sonia si svegliò presto quel mattino, il pianto del piccolo Luca nella camera attigua la strappò da un sogno buffo e pesante. Ci mise qualche secondo per ricaricare in memoria la situazione. Quella manciata di secondi in cui sperò – ebbe il tempo di sperare – che fosse andata in un modo diverso. Sperò che il confine tra i sogni e il reale fosse in un posto diverso da dove sembrava che fosse. Che qualche pezzo sgradevole di realtà fosse soltanto un sogno. Ma durò un attimo soltanto e l’altro lato del letto era lì per dimostrare che non era un sogno. C’era stato, Davide, c’era stato. E ora non c’era. Il dolore e la rabbia ci misero un attimo, scesero dal cervello al cuore e subito dopo a stringerle la pancia. Ecco il serbatoio del dolore che esplodeva. Andato. L’unico regalo che le restava, un graffio sul seno sinistro. Ma ora doveva alzarsi. C’era qualcuno che aveva fame. Qualcuno che avrebbe avuto davvero bisogno del suo seno, che ne avrebbe fatto un uso certamente migliore…

Certo. Ci vuole fatica, a volte, per mantenere l’apertura. Il pensiero rinunciatario è lì ad aspettarti, ad un livello energetico più basso. Ci puoi arrivare facilmente, ma è energia degradata, ha meno capacità di produrre lavoro (te lo dice anche le termodinamica). L’apertura a volte è uno strappo nel cuore, uno strappo anche su tutte le valutazioni che hai di te stesso o della situazione in cui sei.

Perché il mattino è sempre e comunque il regno dell’eterna possibilità. 

Al Mistero piace sfidarci costantemente «in questo mondo reale», senza tentennare nelle cose che fa! Per questo Dio sceglie quelle circostanze che possono mettere di più davanti ai nostri occhi chi è Lui e quale straordinaria novità può generare nel mondo. E questo dovrebbe rallegrare ciascuno di noi, perché significa che allora non c’è situazione, momento della vita o storia che possa impedire a Dio di generare qualcosa di nuovo. (Julian Carron)

Ecco, generare qualcosa di nuovo. Così il mattino recupera costantemente ed instancabilmente la bellezza di un nuovo inizio. Un po’ come diceva acutamente Pavese, 

L’unica gioia al mondo è cominciare. È bello vivere perché vivere è cominciare, sempre, ad ogni istante.

  Nel mattino vi è l’eterna gloria del riprendere: tutto è fresco ed intatto, come nello stupendo brano di Grieg. L’universo attende la nostra scelta, riparte da zero docile alla nostra disposizione interiore. Ed è questo che rende il gioco interessante… 

Nessun giorno è uguale all’altro, ogni mattina porta con sé un particolare miracolo, il proprio momento magico, nel quale i vecchi universi vengono distrutti e si creano nuove stelle.

Paulo Coelho

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