Francisco de Zurbaràn, L’Immacolata Concezione- particolare. Guadalaiara,
Museo Diocesano di Siguenza

Attendere. Essere in attesa, paziente. Rinunciare.

Rinunciare a seguire il filo implacabile del pensiero,
del progetto, la catena irredimibile del fare.
Essere nuovi, essere rivoluzionari, essere.

Essere nuovi ed antichissimi, essere autenticamente originali.
Essere propriamente sé stessi, essere.

Essere in relazione, schiantare l’autosufficienza impaziente.
Don’t carry the world upon your shoulder.

Sfondare il senso di dover dare senso al mondo, con il proprio fare.

Lei non doveva fare nulla, peraltro.
Proprio nulla.

Solo essere d’accordo,
solo non porre ostacoli,
solo non fare valutazioni su sé stessa
o sul mondo,
non doveva nemmeno capire

il disegno, solo questo:
solo dire sì.

Purissima, entra nel mondo senza
alcuna ombra disarticolando
nel profondo gli usati meccanismi,
le note dinamiche,
nella forza preventiva
di questo sì.

La fecondità arriva.
La fecondità arriva quando ti arrendi.
Quando lasci fare, ti rendi morbida
ti lasci fare.

Lei non poteva dare senso al mondo
con il suo fare, soltanto.
Non avrebbe potuto.
Poteva solo accogliere.

Capisci che quando ti arrendi sorge un seme
sorge un seme dentro di te e diventi
feconda, diventi bella in ogni cosa
in ogni cosa
che fai o che non fai.

E’ la sconfitta suprema, il ground zero
della tua mente, final-mente, delle sue architetture
crescenti e ricrescenti come cellule malate
come cellule impazzite.

Ben conosci, del resto, questi
acri di architetture infeconde,
universi desolati e freddi, vastità
gementi.

Vedono, i tuoi occhi dolci,
la sconfitta di ogni ideologia,
affondata nel suo stesso spazio,
implosa nell’assenza di senso,
morta intrisa in sangue e violenza,
quella violenza inesorabile del vuoto.

Allo stesso tempo, imperniata nello stesso istante,
esulta il tuo cuore per  la vittoria radicale del
pensiero poetico e

d’ogni umana arte, come universo pulsante
propriamente carnale,
lietamente espulso dall’orbita
dal pensiero razionale.

Quella perpetua sottesa vittoria
della bambina in te che
vuole solo la mano che guida, l’affetto, un senso
dolcissimo di essere
salvata

mai più saggezza mai più

abitando questa sola
pazza e sconveniente saggezza,

l’estrema saggezza
di accogliere,
acconsentire:

lasciarsi cadere
al di tutto, fuori di te eppure

al tuo vero centro,
grembo accogliente
dell’universo tutto.

Roma, 8 dicembre 2016

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