Concluso il viaggio più famoso dell’epoca moderna, era tempo di tornare a casa. Open your heart, I’m coming home dice una famosa canzone degli anni ottanta, e la frase appare quanto mai appropriata.

Ragazzi, si torna a casa…
Crediti: NASAApollo 11Restoration – Toby Ord

La foto ferma un momento cruciale, un vero punto di svolta, che riguarda tutti. L’umanità ha l’abilità di spostarsi oltre i confini del pianeta Terra, è stato appena provato. Camminare sulla luna, si può.

L’immagine coglie la missione Apollo 11 in un momento delicatissimo, mentre Neil Armstrong e Buzz Aldrin – i primi uomini a mettere i piedi su un altro mondo – sono ripartiti dalla superficie del nostro satellite, a bordo del piccolo modulo lunare, per incontrare Michael Collins che li attende nel modulo di comando e servizio, rimasto in orbita attorno alla Luna. Scriverà poi Collins in Return to Earth che «ero solo, assolutamente solo, e completamente isolato da qualsiasi altra forma di vita conosciuta. Se si fosse fatto un conteggio, il risultato sarebbe stato 3 miliardi più due dall’altra parte della Luna, e uno più Dio da questo lato».

Grazie al cielo, anche la complessa procedura di aggancio avverrà senza problemi, così che l’equipaggio, felicemente riunitosi, potrà finalmente dirigersi verso Terra, verso casa. Del resto, è ormai tempo di tornare.

Proprio Collins – scomparso appena pochi giorni fa – scatta questa fotografia (è il 21 luglio del 1969) che è stata appena restaurata digitalmente, dove si vede il modulo con la Luna sottostante, e la Terra sullo sfondo, a distanza. L’area scura sulla superficie lunare è il cosiddetto Mare Smythii che si estende appena sotto l’equatore lunare, sulla parte visibile della Luna, vicino al bordo orientale del disco.

Di questa immagine così scopertamente simbolica, è stato detto che ogni persona tranne una si trovava davanti alla macchina fotografica.

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