Sembrerà strano a chi non è del mestiere, ma la questione è ancora parecchio aperta. Innumerevoli modelli sono stati elaborati, ma la verità è che è difficile far esplodere una stella, con le teorie che abbiamo messo insieme. La stella tende stranamente a non farlo, tanto che i migliori astrofisici ci stanno impazzendo sopra da anni.

Eppure sappiamo che accade: come sempre, è la realtà che ci sfida e ci invita a rivedere il modo in cui la interpretiamo, ci esorta ad uscire dalla scatola, a pensare in modo innovativo, a spingerci fuori dai circoli dell’abitudine. Ad osare. La realtà ci pungola fino a che il nostro modello mentale non diventa adeguato al grado di finezza a cui la nostra evoluzione spinge, momento per momento. Nessuno si sarebbe sognato di validare la meccanica quantistica se non spinto quasi all’esasperazione, dal comportamento bizzarro del mondo subatomico.

La bellezza del resto di supernova Cassiopea A.
Crediti: NASA/CXC/RIKEN/T. Sato et al.; NuSTAR: NASA/NuSTAR)

Ora gli astronomi sono riusciti a trovare tracce di titanio nei resti di una famosa supernova, chiamata Cassiopea A, che si trova nella nostra Galassia, a circa undicimila anni luce di distanza da noi. Prima di adesso non era mai stato osservato questo elemento nei resti di supernova. Averlo rintracciato aiuta a sintonizzare meglio i complessi modelli teorici, lavorando per superare l’impasse.

Nello specifico, la scoperta conduce a pensare (per strade lunghe da raccontare) che il ruolo dei neutrini (prodotti in altissima quantità negli ultimi momenti di vita della stella) sia realmente preponderante nel meccanismo di scoppio, almeno per alcune categorie di supernova. A queste elusive particelle potremmo dunque dover molto, in termini dell’evoluzione del nostro universo e della stessa vita.

Per la cronaca, il Titano prodotto da Cassiopea A supera la massa intera della Terra.

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