Blog di Marco Castellani

Mese: Giugno 2021

Fisicast nel portale INFN

Si chiama ScienzaPerTutti ed è il sito di comunicazione scientifica dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare. La bella novità che volentieri diffondo, è che il progetto Fisicast cui collaboro (un pochino), del quale cui ho già riportato tracce di attività nel passato, è sbarcato con successo sul portale.

Grazie infatti alla proficua collaborazione con i colleghi dell’INFN, da adesso Fisicast è anche una specifica rubrica del portale ScienzaPerTutti, che pubblicherà ogni lunedì una puntata scelta dall’archivio.

Silenzio, parla… la fisica!

Il post conterrà (ovviamente) il link per ascoltare l’audio del podcast, che sarà presentato da un brevissimo trailer video, e per la prima volta si potrà scaricare anche un pdf con la trascrizione della puntata.

Sicuramente una bella occasione per rivitalizzare l’archivio prezioso di Fisicast e anche un riconoscimento di valore, che certamente non guasta: giusto premio per chi lavora assiduamente (ben più del sottoscritto) al progetto. Ad un anno dalla ripartenza, un sontuoso traguardo per Fisicast, dunque.

Questa settimana si inizia con la puntata n.1, Il Tempo, di Riccardo Faccini. Tema importante per la prima uscita! Poi si prosegue con Le Maree (Fisicast #21) e La Meccanica Quantistica nel Mio Cellulare (Fisicast #12). Si andrà poi avanti con cadenza settimanale, offrendo una strada utile anche a chi non ne fosse venuto a contatto prima, per introdursi nel progetto e iniziare ad apprezzare questo modo preciso e leggero di raccontarsi la fisica.

Perché se è vero (come è vero), che l’universo è fatto di storie, la fisica si deve poter raccontare anche a parole, mettendo da parte le formule più astruse, a vantaggio di una comunicazione più diretta ed accessibile, davvero per tutti. Questi ragazzi lo fanno, con molta passione e viva professionalità.

Che altro aggiungere, se non l’invito a… venire ad ascoltarli?

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Tutto si muove

Si chiamavano un tempo le “stelle fisse”. Ora non ci sono più, in un certo modo. Siamo noi infatti che, in qualche senso, diamo densità di esistenza al cielo, lo strutturiamo secondo i nostro modelli mentali, a loro volta derivanti dalla nostra evoluzione di pensiero. Il cielo delle stelle fisse non c’è più non perché non vi sia mai stato, ma perché ora vediamo le cose sopra la nostra testa in modo differente.

Dove sono le stelle fisse? Sono ormai tramontate, a favore di un’altra visione…

Il paradigma attuale, cui siamo invitati ad entrare – in senso culturale prima ancora che strettamente scientifico – è che tutto si muove, tutto cambia, niente è fermo, tutto ha una sua storia, diciamo. Non ci sorprenderà troppo dunque, che in questo senso continuino ad arrivare conferme. L’ultima è che anche le strutture più estese, quegli immensi filamenti cosmici che percorrono le galassie e possono essere estesi anche centinaia di milioni di anni luce, sono anche essi coinvolti in dinamiche di movimento, in giganteschi moti di rotazione.

La faccenda è stata determinata tramite simulazioni al computer, di ben diciassettemila fili galattici. Non è ancora ben chiaro il meccanismo che porta questi fili immensi a muoversi, è più chiaro il messaggio che possiamo conservare: a qualsiasi scala guardiamo, troviamo un Universo che si muove, che evolve, che è irresistibilmente dinamico.

Non c’è più tempo per un Universo fermo, stazionario. Adesso, è ora di muoversi, di creare, di giocarsi nel mondo. Di rischiare qualcosa. Lo dicono le teorie, ma già lo sentiamo, in fondo, anche dentro di noi.

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La nostra casa tra le stelle

Poche parole per questa bella foto, acquisita dalla Stazione Spaziale Internazionale a più di 400 chilometri di altezza al di sopra dell’Oceano Indiano. L’esposizione è abbastanza lunga da rivelare la traccia di movimento apparente delle stelle, ma quello che forse è più interessante è il dettaglio dello strato di atmosfera che circonda il nostro pianeta, una interfaccia protettiva preziosissima interposta tra noi e il cosmo.

Un pianeta vivo, da proteggere.
Crediti: NASA

Questo pianeta così particolare, questo tenue puntino azzurro, è quanto di più prezioso abbiamo. Come recita la Carta della Terra,

La scelta sta a noi: o creiamo un’alleanza globale per proteggere la Terra e occuparci gli uni degli altri, oppure rischiamo la distruzione, la nostra e quella della diversità della vita.

Ogni percorso di consapevolezza, antico o moderno, non può più prescindere dalla cura di questo ecosistema, attenzione e cura che dobbiamo verso il creato e ciò che contiene (inclusi, noi stessi).

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Un universo di corpi

Il bello delle eclissi è questo, che ci accorgiamo di colpo, ci riaccorgiamo in un lampo, che siamo immersi in un universo in movimento. Non siamo proiettati in uno spazio asettico e imperturbabile, dove giocare le nostre esistenze in modo avulso dal contesto.

Non ci pensiamo quasi mai, ci siamo costruiti un universo virtuale dove perfino la notte non c’è, se non la vogliamo. Luci artificiali inondano di fotoni le nostre città quando il Sole è impegnato altrove, scompare la volta stellata e noi ce la dimentichiamo, non ci sembra nemmeno che ci manchi. Salvo quando per qualche fortunata avventura, non ci troviamo in un posto isolato, buio. E lo spettacolo della Via Lattea ci avvolge, quasi ci sommerge.

Le eclissi ci raggiungono anche in città, sono eclatanti. Capiamo che il cielo è in movimento, che le cose cambiano. Che se siamo vivi è per una combinazione mirabile di fattori, anche astronomici. Che possiamo essere contenti di questo. Il cielo dà spettacolo e ci dice guardami.

Eclissi parziale di sole, vista da Arlington, Virginia (USA). Crediti: NASA/Bill Ingalls

Nell’eclissi di ieri (visibile solo in alcune zone del globo) la Luna si frapponeva al disco del Sole creando effetti belli come quello nell’immagine. Corpi celesti che solo con la loro posizione relativa, ci riconducono a pensare, ad immaginare. Capiamo che siamo dentro un universo di corpi – corpi celesti e corpi umani – e quel che conta è come si mettono in relazione, dalla loro relazione infatti possono provenire meraviglie, possono crearsi storie che nutrono l’universo stesso. L’universo è fatto di storie, non di atomi, avvertiva Muriel Rukeyser.

Una storia è una relazione tra corpi, innanzitutto. Non c’è da intellettualizzare nulla, ma da gustare quel che accade, quando accade. La storia del Sole con la Luna dura da miliardi di anni, e ci regala adesso questa meraviglia. Facciamone tesoro.

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Ganimede, visto da vicino

Il più grande dei satelliti di Giove, tanto grande da superare in dimensioni il pianeta Mercurio. Parecchio interessante, anche: si ritiene che ospiti un oceano di acqua salata sotterraneo, a circa duecento chilometri di profondità, delimitato da due strati di ghiaccio. Questo è Ganimede, che ora possiamo ammirare da vicino, grazie al passaggio nei dintorni della sonda Juno della NASA.

Una luna che è ben più di un pianeta. E che custodisce misteri…
Crediti: NASA/JPL-Caltech/SwRI/MSSS

Juno è passata a poco più di mille chilometri dalla superficie, che in termini astronomici è davvero poco. Nessuna sonda ci era andata più vicino negli ultimi venti anni: fece di meglio solo la sonda Galileo, nel secolo scorso, spingendosi intrepidamente a 264 chilometri dalla superficie di questa luna.

Quella che ammirate è appena una immagine preliminare (per questo è in bianco e nero) ed è stata catturata soltanto due giorni fa. Anche rinunciando al colore, il risultato è francamente impressionante. Il grado di dettaglio che Juno è capace di regalarci è tale che non ci stancheremmo facilmente di guardare, di seguire con gli occhi i vari particolari della superficie.

Poco più di 400 anni sono passati da quando Galileo Galilei scoprì Ganimede. Ad una distanza da Terra che può sfiorare il miliardo di chilometri, ora otteniamo dei dati così precisi e definiti, che ci pare di essere lì davanti.

Galileo sarebbe sbalordito.

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Tramonto di nuvole su Marte

Sono sempre più meravigliato delle possibilità offerte dall’epoca moderna, di trovarsi d’istante dentro a mondi lontanissimi (per citare un bel disco di un grande che ci ha appena lasciati, Franco Battiato). Qui ci troviamo di fronte a Mount Mercou, che svetta davanti ad un glorioso panorama di nuvole. L’immagine è in realtà la composizione di 21 diverse fotografie, acquisite da Curiosity il tardo pomeriggio (marziano) del 19 marzo scorso, dopo più di tremila giorni di indagine sul pianeta rosso.

Le nubi scintillanti di Marte. Crediti: NASAJPL-CaltechMSSS

Di fatto, le nuvole riflettono la luce del Sole che è già sceso sotto l’orizzonte marziano, acquisendo così questo particolare effetto luminescente. A differenza della nubi di ghiaccio d’acqua, queste particolari nuvole “a ciuffi” si possono trovare anche ad altitudini molto elevate, e possono essere composte di anidride carbonica ghiacciata, ovvero cristalli di ghiaccio secco.

Da tempo, ormai, stiamo accumulando una gran quantità di dati sul pianeta Marte (di altissima qualità). Quando finalmente ci andremo, conosceremo già l’ambiente molto bene. L’epopea dell’esplorazione umana cambia dunque radicalmente volto: se prima si viaggiava ancor prima di conoscere, ora l’ordine è inverso. Ma il risultato non cambia. Siamo fatti per esplorare, fuori di noi e in noi.

Basta che le cose, vadano insieme.

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