Blog di Marco Castellani

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Un selfie dalla Curiosity

Forse non lo sapevate, presi nelle varie occupazioni del giorno (o magari, nel tanto sospirato inizio di vacanza) ma il recente 24 di giugno era una data importante, su Marte. Per la precisione, segnava il compimento  del primo anno marziano dell’attività della sonda Curiosity sul pianeta rosso. Questo equivale a 687 giorni  terrestri dall’arrivo della sonda sul pianeta, verificatasi il 5 agosto del 2012.

Per celebrare il compimento dell’anno marziano, anche Curiosity indulge alla moda del momento e si concede un selfie, apparso qualche giorno fa sul sito di APOD: forse il selfie che ci giunge dal posto più lontano, tra tutti quelli che incontriamo su Facebook o Instagram. La sonda si trova per l’occasione vicino ad una formazione rocciosa chiamata Windjana, sede della sua recente attività di scavo e di analisi di campioni.

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Il recente selfie di Curiosity (Crediti: NASA, JPL-Caltech, MSSS)

Il selfie è stato realizzato in realtà non in un unico (auto)scatto, ma è piuttosto un mosaico costruito con immagini acquisite durante i mesi di aprile e maggio utilizzando MAHLI, il Mars Hand Lens Imager, ideato per il lavoro a corto raggio, più o meno nei pressi di Curiosity – e dunque ottimo per realizzare un selfie. Proprio grazie alla realizzazione tramite mosaico, le immagini in cui compariva il braccio meccanico di MAHLI sono state escluse dalla ricostruzione, cosicché si può godere di una panoramica della sonda come se fosse stata presa… da un marziano stesso, che passava di lì (cosa decisamente improbabile, alla luce delle nostre conoscenze).

 

 


Mars Panorama – Curiosity rover in Out of this World

 

 

Quella che invece è ben visibile nell’immagine è un’altro dispositivo della sonda, ovvero la Mast Camera (Mastcam). Nella foto, è quello strumento montato al di sopra del braccio che compare verso il centro dell’immagine, puntato verso il terreno. E’ uno strumento (giustamente) famoso per le viste panoramiche che è capace di creare, tra le quali vi raccomando di ammirare assolutamente quella presente su 360cities.net: trovo veramente impressionante il poter girarsi attorno e zoomare su determinati dettagli, come se si fosse sotto casa (certo magari con un ambiente un pelo più brullo e desolato).

Perdere qualche minuto sul Mars Gigapixel Panorama fa capire molto meglio di tanti discorsi, il grado di precisione e la qualità delle immagini che siamo oggi in grado di ricevere da posti lontani diverse decine o anche centinaia di milioni di chilometri, qual è appunto la superficie del pianete Marte (la distanza Terra-Marte varia, naturalmente, nei diversi momenti dell’anno, a seconda della geometria delle rispettive orbite).

Tanto per avere un termine di confronto, di come siamo cresciuti in un intervallo di anni tutto sommato abbastanza ristretto, ecco una immagine di Marte fornite dalla sonda Mariner 4, lanciata nel novembre del 1964. Notate come il grado di dettaglio rispetto alle immagini precedenti sia decisamente differente (anche se questa era una sonda orbitante, e non un rover, ma tanto per rendere l’idea). Sicuramente allora nessuno avrebbe potuto nemmeno immaginare i progressi che avremmo ottenuto in poco tempo, fino al panorama di Marte della Mast Camera.

Mars Mariner 4

E nel futuro cosa ci aspetta?

Le previsioni rischiano di essere errate. Spesso, per difetto… 😉

 

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Seconda buca per Curiosity

Curiosity alla sua seconda buca. Detto così sembra negativo, ma non lo è: continuate a leggere! Il rover della NASA Curiosity ha impiegato il trapano del suo braccio robotico per effettuare una seconda buca sul suolo marziano, raccogliendo un campione dall’interno di una roccia chiamata “Cumberland”.

I piani son quelli di trasportare parti del campione nei prossimi giorni all’interno della sonda dove li aspettano gli appositi laboratori automatici. E’ soltanto la seconda volta che la sonda raccoglie un campione dall’interno di una roccia marziana. La prima volta è stata quella di un campione prelevato dalla locazione chiamata “John Klein”, circa tre mesi fa. Per parte sua, Cumberland rassomiglia abbastanza a John Klein (e questo è importante, come vedremo) e si trova a circa 2,7 metri verso ovest. Entrambi sono localizzati in una leggera depressione chiamata “Yallowknife Bay”.

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Eccola, la seconda buca di Curiosity. Il materiale prelevato verrà portato all’interno dei laboratori della sonda.
Crediti: NASA/JPL-Caltech/MSSS

Il buchetto che Curiosity ha scavato dentro Cumberland, appena due giorni fa, è largo poco più di un centimetro e mezzo, e profondo poco meno di sette centimetri.

La domanda potrebbe sorgere spontanea… a che serve? E’ presto detto. Il team scientifico prevede di utilizzare il materiale che viene da Cumberland per verificare le cose che sono state trovate dall’analisi del materiale di John Klein. Vale la pena: i risultati preliminari del primo sito, provenienti anch’essi (ovviamente) dal laboratorio di bordo della sonda, indicano che la zona molto tempo fa potrebbe aver ospitato le condizioni adatta alla vita microbica. Le “condizioni favorevoli” includono gli elementi chiave fondamentali per la vita, un gradiente di energia che potrebbe essere stato sfruttato da eventuali microbi, ed anche acqua, nè troppo acida nè troppo salata.

Dunque il Mars Science Laboratory Prohect sta usando Curiosity per un obiettivo di massima importanza, capira la storia delle condizioni ambientali dentro il Gale Crater in relazione alla possibilità di avere ospitato la vita. Dopo qualche altra indagine ad alta priorità, il team ha previsto di lanciare il rover verso un viaggio avventuroso di circa tre mesi, fino alla base di Mount Sharp, che si trova proprio nel mezzo del cratere. Restiamo sintonizzati, come si dice in questi casi: ci aspettano per certo alrtre interesanti novità.

Adattato da NASA Press Release

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Curioso autoristratto

Un autoritratto peculiare...

Un autoritratto peculiare…

L’immagine di APOD di oggi è in realtà un bizzarro autoritratto del rover marziano Curiosity…  cosa non si fa per mettersi al centro dell’attenzione! 😉

Crediti:  NASAJPL-CaltechMSSS – Panorama by Andrew Bodrov

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Curiosity in rotta verso Marte

Con il lancio dell’altro ieri, la NASA ha dato il via ad un viaggio verso Marte che ben si può definire “storico”. A lasciare la Terra alla volta del pianeta rosso  è stato il Mars Science Laboratory, partito a bordo di un Atlas V da Cape Canaveral. Si porta con sè un rover grande come un’automobile, chiamato Curiosity. 

Gli scienziati si aspettano di imparare un bel pò di cose da questa missione (con un occhio a mettere da parte altre conoscenze in vista della realizzazione dell’antico “sogno”… ovvero lo sbarco di uomini su Marte). La missione sperimenterà un bel pò di nuove tecnologie, a cominciare da una tecnica di atterraggio di precisione, per far arrivare Curiosity vicino ai piedi di uan montagna all’interno del “Gale Crater”, il giorno 6 agosto del prossimo anno.

Il 26 novembre Curiosity ha iniziato il suo lungo viaggio verso Marte (Crediti: NASA/Bill White)

A quel punto prenderà il via un primo troncone della missione, della durata di circa due anni, nei quali il rover cercherà di capire se la regione abbia mai offerto condizioni favorevoli alla vita di microrganismi.

Il lancio è andato come doveva, ci dice la NASA. Il rover è in cammino verso Marte e tutti gli strumenti rispondono a dovere. Il viaggio prevede inizialmente l’ingresso nell’orbita terrestre, e poi – tramite una spinta dallo stadio superiore del veicolo – l’uscita dall’orbita per un tragitto di circa 567 milioni di chilometri, fino a Marte.

Gli obiettivi scientifici di Curiosity sono davvero ambiziosi:  sono quelli che dovranno fare la differenza rispetto alle precedenti missioni marziane.  Curiosity sarà in grado di scavare nel terreno per prelevare campioni di suolo e di rocce. Sarà anche in grado di frantumare i campioni ed analizzarli nel laboratorio al suo interno. Al proposito, va detto che Curiosity si porta appresso ben dieci strumenti scientifici, per una massa totale ben 15 volte più grande rispetto al payload scientifico delle sonde Spirit e Opportunity.

Le innovazioni tecnologiche che si sono rese necessarie per fare atterrare un rover così pesante, mantenendo una precisione molto grande rispetto al sito prescelto, sono passi importanti in vista di una futura missione umana sul pianeta. Oltre a questo, Curiosity porta con sè uno strumento per monitorare il livello di radiazione naturale su Marte, informazione cruciale per comprendere come proteggere efficacemente la salute dei futuri astronauti.

I grandi obiettivi vanno raggiunti a piccoli passi. La presenza umana su Marte, se e quando avverrà, sarà anche un pò per merito di Curiosity. Per il momento, viaggi umani a parte, ci aspettiamo di imparare un altro bel pò di cose interessanti sul pianeta rosso…

NASA Press Release

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