Blog di Marco Castellani

Tag: esopianeti

Trova pianeta abitabile e mettilo su Wikipedia…

Un team di astronomi “cacciatori di pianeti”, utilizzando lo spettrometro HIRES all’Osservatorio del Keck, ha annunciato la scoperta di un pianeta delle dimensioni della Terra, in orbita attorno ad una stella vicina. Il nuovo pianeta, noto come Gliese 581g, è ad una distanza tale da far sì che si trovi proprio nel bel mezzo della cosiddetta “zona abitabile”, dove cioè le condizioni ambientali sono tali da permettere l’esistenza sulla superficie di acqua allo stato liquido. Se fosse confermata, Gliese 581g costituirebbe l’esopianeta più simile alla Terra (e potenzialmente abitabile) mai trovato fino ad ora.

La scoperta del team è basata su ben undici anni di osservazioni effettuate al Keck (nelle isole Hawai). Gli astronomi responsabili dell’importante detezione, sono inoltre confidenti del fatto che molti altri pianeti simili possano essere trovati, in futuro. Il “trucco” per proseguire alla grande la “rivoluzione degli esopianeti” che sta andando avanti da qualche tempo, è quello ormai consolidato di utilizzare una miscela di tecniche astronomiche innovative insieme all’apporto ancora insostituibile dei “buoni vecchi” telescopi con base a terra. Secondo gli scienziati, la possibilità di trovare altri esopianeti è limitata ormai soltanto dal tempo telescopio a disposizione….

I telescopi dell'Osservatorio W.M. Keck alla cima del Mauna Kea (isole Hawai)

Il lavoro che sarà pubblicato su The Astrophysical Journal (ed è già disponibile in forma di preprint) riporta la scoperta di ben due “nuovi” pianeti, intorno alla nana rossa nota come Gliese 581. Questo porta a sei il numero di pianeti attualmente conosciuti in orbita intorno a questa stella: il sistema planetario più “affollato” mai scoperto al di fuori del Sistema Solare! Proprio come i pianeti di “casa nostra”, anche quelli che orbitano intorno a Gliese 581 mostrano di avere orbite praticamente circolari. Gliese 581g ha una massa pari a tre o quattro volte quella della Terra, e un periodo orbitale di circa 37 giorni. I dati indicano che si tratta probabilmente di un pianeta roccioso con una ben definita superficie, ed anche che potrebbe avere una gravità sufficiente a trattenere una vera e propria atmosfera…

Da un punto di vista.. più informatico, mi pare degno di nota il fatto che la notizia, diffusa in data 29 settembre (ieri), ha già “prodotto” una pagina della Wikipedia in inglese (in italiano, al momento di scrivere il pezzo, ancora manca), dedicata al “nuovo” pianeta; una rapida indagine permette di accorgersi che la pagina stessa, vecchia di appena poche ore, ha già subito numerosi interventi ed ampliamenti, e si presenta ricca di informazioni e con un ottimo corredo di informazioni bibliografiche e percorsi per ulteriori letture. Davvero sorprendente (e fuori portata per qualsiasi enciclopedia o pubblicazione specialistica “tradizionale”!). Un’altra dimostrazione di come – pur con i limiti che sappiamo – Wikipedia costituisca al momento una delle più interessanti forme di gestione collaborativa delle conoscenze…

Per maggiori dettagli sulla scoperta, si può consultare la Keck Observatory Press Release. La pagina di Wikipedia relativa al pianeta Gliese 581g si può consultare qui.

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Un pianeta davvero buffo, per Spitzer…

Il telescopio spaziale Spitzer  ci riporta la scoperta di una interessante peculiarità che riguarda un pianeta distante – in pratica, manca il metano, un ingradiente fondamentale a molti pianeti del nostro Sistema Solare e comunissimo in gran parte dei corpi celesti.

Il pianeta Gliese 436 b (Credits: Spitzer website)

Lo studio appare oggi sulla prestigiosa rivista Nature: in esso gli scienziati (assai onestamente) non nascondono come le recenti scoperte siano per loro motivo di perplessità. Dalle loro parole si percepisce bene tale imbarazzo: “I modelli ci dicono che il carbonio in questo pianeta dovrebbe trovarsi in forma di metano. I teorici avranno il loro bel daffare per riuscire a spiegare la sua assenza”.

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A soqquadro la rivoluzione dei pianeti

 

Scopri nuovi pianeti extra solari e finisce che ti crolla l’intera teoria sulla loro formazione e moto di rivoluzione. Fino ad oggi si riteneva che le orbite dei pianeti si formassero sullo stesso piano dell’asse della stella ospitante e che il senso della rivoluzione seguisse il verso di rotazione del loro sole. Che è quanto avviene nel nostro sistema solare. Ma non è sempre così, come dimostra la scoperta di pianeti con rivoluzioni retrograde e forti inclinazioni rispetto all’asse della loro stella. L’inaspettata scoperta, resa nota in un comunicato dell’ESO, è stata presentata al Congresso degli astronomi del Regno Unito e si basa sul confronto dei dati relativi a “vecchi” e “nuovi” esopianeti.

Tutto nasce dalla scoperta di nove nuovi pianeti extrasolari (esopianeti, in totale siamo a 452), compiuta grazie al Wide Angle Search for Planets (WASP) dell’Osservatorio La Silla in Cile . Quando i dati derivanti da questi nuovi pianeti (ottenuti anche grazie allo spettrografo HARPS) sono stati combinati con le più recenti osservazioni degli esopianeti nella fase di transizione davanti alla loro stella, gli astronomi sono rimasti sorpresi nel trovare che sei su 27 orbitavano nella direzione opposta alla rotazione del loro sole – l’esatto contrario, dicevamo, di quanto accade nel nostro Sistema Solare. La nuova scoperta rappresenta un’inaspettata quanto seria sfida all’attuale teoria sulla formazione dei pianeti e suggerisce che i sistemi con pianeti extrasolari denominati Giove bollenti poco probabilmente potrebbero “ospitare” pianeti come la Terra.

 

Per tener conto dei nuovi esopianeti con moto di rivoluzione retrograda, è stata proposta una teoria alternativa: questa suggerisce che la vicinanza dei Giove caldi ai loro soli non sia dovuta all’interazione con il disco di polvere, ma ad un più lento processo evolutivo che chiama in causa una sorta di tiro alla fune con compagni planetari o stellari molto più distanti della durata di centinaia di milioni di anni. Dopo che questi disturbi gravitazionali hanno portato l’esopianeta gigante in un’orbita inclinata e allungata, questi subirebbe l’effetto delle maree, perdendo energia a ogni giro passando vicino al suo sole. E un drammatico effetto di questo processo è che ogni altro pianeta piccolo come la Terra esistente in questi sistemi verrebbe espulso.

Articolo originale apparso su Media INAF

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Scoperti altri 32 “nuovi” esopianeti!

Grandi notizie per i cacciatori di pianeti! Proprio l’altro ieri, ad una conferenza internazionale sui pianeti esterni al Sistema Solare (esopianeti), il team che ha costruito lo strumento High Accuracy Radial Velocity Planet Searcher, meglio noto come HARPS – ovvero lo spettrografo per il telescopio da 3.6 m di ESO – ha riportato la impressionante scoperta di ben 32 nuovi esopianeti, riconfermando in modo eclatante la fama di HARPS, di essere il “cacciatore” di esopianeti più efficiente al mondo!

Uno dei pianeti appena scoperti gira intorno alal stella nota con il nome di Gliese 667 C, appartenente ad un sistema triplo, e qui visibile in una rappresentazione artistica.
Crediti: ESO/
L. Calçada

Il risultato è tale che porta il numero di pianeti di piccola massa finora conosciuti in su di ben il 30%. Nel complesso, negli ultimi cinque anni, HARPS ha individuato più di 75 tra i circa 400 esopianeti noti allo stato attuale. La cosa ancor più interessante di HARPS è che si dimostra veramente bravo nel trovare i pianeti di massa più piccola, ovvero quelli la cui massa non supera le venti masse terrestri. In un modo o nell’altro, HARPS ha facilitato la scoperta di ben 24 dei 28 pianeti di questo tipo. Tali pianeti, come si è visto, spesso si trovano in sistemi multiplanetari, con la possibile presenza di fino a cinque pianeti per sistema.

ESO Press Release

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Prima consistente evidenza di un pianeta roccioso!

La più lunga serie di misure mai effettuate da HARPS ha finalmente accertato la natura rocciosa dell’esopianeta (pianeta esterno al Sistema Solare) più piccolo e più veloce (nell’orbita intorno alla sua stella) che si conosca, CoRoT-7b, accertando anche la sua massa, pari a circa cinque volte quella del nostro pianeta.

Combinando questa informazione con il raggio del pianeta, già noto, pari a poco meno del doppio di quello della Terra, possiamo derivare una importantissima informazione: la densità dell’esopianeta è piuttosto simile a quella della Terra, il che suggerisce che si tratti di un mondo roccioso, solido, simile appunto alla natura del nostro stesso pianeta.. E non è tutto: l’enorme set di dati raccolto, suggerisce anche la presenza di un altra cosiddetta “super-Terra”, nello stesso “sistema solare alieno”.

Un’immagine di fantasia di Corot-7b.
Crediti: ESO

HARPS lo strumento al quale si deve la notevole scoperta, è una sigla che sta per High Accuracy Radial velocity Planet Searcher, ed è uno spettrografo connesso al telescopio da 3.6 metri dell’ESO (localizzato a La Silla, in Cile). La stella attorno alla quale gira il pianeta, è invece stata una eccitante scoperta della sonda CoRoT, e prende il nome di CoRoT 7; si trova ad una distanza di circa 500 anni luce, e sembra essere leggermente più piccola e fredda del nostro Sole, ma alquanto più giovane, con un’età di appena 1,5 miliardi di anni.

Per quanto possa essere simile alla nostra amata Terra, bisogna dire che le condizioni sul pianeta non appaiono – alla luce dei dati raccolti – tra le più piacevoli: ad esempio, la probabile temperatura alla superficie si dovrebbe aggirare intorno ai 2000 gradi, che scendono però a circa -200 nella sua “faccia notturna”. Inoltre i modelli teorici suggeriscono come il pianeta abbia probabilmente la superficie coperta di lava o oceani “in ebollizione”…

A parte la sua scarsa “vivibilità”, comunque la scoperta è davvero eccitante, e ben fa comprendere come il “gioco sincronizzato” tra i moderni strumenti a terra e le più recenti sonde possono davvero farci scoprire dei “tesori” finora insospettati nello spazio vicino, come pure nelle più remote profondità del cosmo… Se consideriamo anche che il rinnovato Telescopio Spaziale Hubble ha mostrato delle mirabili potenzialità, possiamo essere fiduciosi per le scoperte astronomiche che si prospettano nel futuro prossimo…!

ESO Press Release

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Forse scoperto il primo esopianeta.. di un’altra galassia !

Gli esopianeti scoperti finora (cioè i pianeti che orbitano attorno a stelle che non sono il Sole) sono in numero di 353; questi in effetti presentano una caratteristica comune: orbitano tutti all’interno della nostra Galassia – il che naturalmente sembra più che logico, perché sono di gran lunga i più facili ad essere individuati!

Ora però un gruppo di astronomi in Italia sembra aver trovato il primo esopianeta in un’altra galassia, e precisamente nella galassia di Andromeda. Con una massa di circa sei volte quella del pianeta Giove, dovrebbe essere assai probabilmente un pianeta del tipo appunto “gioviano”, cioè gigante gassoso, anche se rimane una piccola probabilità che si possa trattare di una piccola stella nana bruna.

Una rappresentazione artistica di una luna dell’esopianeta di HD 188753 Ab (da Wikipedia)

La cosa interessante è che alcune stime recenti indicano che la maggior parte delle stelle nella nostra Galassia può avere intorno a se dei pianeti (di qualsiasi tipo), e questo sembra includere anche le stelle più piccole (che sono di gran lunga le più numerose): questo vorrebbe dire milioni di mondi, a pensarci bene. E che dire se anche per le altre galassie fosse lo stesso…? Questo vorrebbe dire che ci sono davvero  miliardi di mondi là fuori…

…certo sul fatto se ospitino vita o meno nulla di certo possiamo sapere, al momento: però non è comunque uno scenario suggestivo?

Qui l’articolo scientifico originale del team che ha effettuato la scoperta.

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