Blog di Marco Castellani

Mese: Aprile 2004 Page 1 of 2

Si chiarisce lo scenario della coppia di pulsar ruotanti

L’unica coppia di pulsar gravitazionalmente legata che si conosca (le pulsar sono stelle estremamente dense, che girano velocemente ed emettono onde radio), starebbero piroettando l’una intorno all’altra, in una intricatissima danza “celeste”… Ora viene pubblicato un lavoro che dovrebbe chiarirne (dal punto di vista teorico) alcune peculiarit

“Le pulsar sono oggetti intriganti e misteriosi. Essi racchiudono in loro una massa paragonabile a quella del Sole, “impacchettata” in un oggetto la cui grandezza tipica potrebbe essere quella di una citt? come Boston”, hanno detto Fredrick Jenet del NASA Jet Propulsion Laboratory, Pasadena, Calif. Jenet e Scott Ransom della McGill University, Montreal, Quebec, Canada

I due ricercatori hanno sviluppato un modello teorico per spiegare il comportamento di questo peculiare tipo di “coppia di pulsar”.

“La fisica dell’emissione radio delle pulsar ha eluso accurate ricerche per pi? di tre decadi”, ha detto Jenet. “Questo sistema di pulsar potrebbe rappresentare la Stele di Rosetta per le radio pulsar, e questo modello un passo in avanti verso la sua comprensione”.

La ricerca e’ apparsa nel numero del 29 Aprile della rivista “Nature”. Jenet e Ranson, nel lavoro pubblicato, hanno studiato il sistema di due pulsar recentemente scoperto, nel quale le pulsar sembrano orbitare l’una attorno all’altra.

Link:

http://www.jpl.nasa.gov/releases/2004/114.cfm

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Al lancio la Gravity Probe B !

La NASA dovrebbe lanciare oggi la sonda Gravity Probe B, un satellite che dovra’ verificare alcune predizioni della teoria generale della relativita’…

L’esperimento ha l’obiettivo di misurare, con grande precisione, le leggerissime variazioni nell’asse di rotazione di quattro giroscopi posti a bordo di un satellite che orbitera’ ad un’altezza di 400 miglia esattamente sopra i poli. In tal modo i giroscopi risulteranno liberi da qualsiasi tipo di disturbo, e potranno fornire un sistema di riferimento spazio-temporale quasi perfetto.

Questi potranno dunque misurare come lo spazio e il tempo vengono “influenzati” dal campo gravitazionale indotto dalla presenza stessa della Terra, e pi? profondamente, come la rotazione stessa del pianeta si “porta appresso” le linee dello spazio tempo.

Questi effetti, davvero piccolissimi per quanto riguarda la Terra, potrebbero pero’ avere interessanti implicazioni per la comprensione della natura della materia e della struttura dell’Universo…


Link:


http://www.ksc.nasa.gov/elvnew/gpb/index.htm

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Pianeta scoperto con la tecnica del “microlensing”.

Proprio come Sherlock Holmes usava una comune lente per svelare gli indizi nascosti, gli astronomi dei tempi moderni si sono serviti di effetti di “lenti cosmiche naturali” per rivelare i segni di un pianeta che orbita intorno ad una stella lontana… 

La notizia ? importante perch? segna la prima scoperta di un pianeta che orbita intorno ad una stella al di l? del Sistema Solare, effettuata con l'impiego della tecnica del microlensing.

Per la precisione, una stella o un pianeta pu? agire come una “lente cosmica” per far risaltare la luce di un oggetto pi? distante, posto dietro quello che fa da lente, lungo la linea di vista. Niente di strano in questo: il campo gravitazionale della stella pi? vicina convoglia e focalizza i raggi luminosi provenienti dalla stella pi? lontana, proprio come una lente di vetro in un telescopio focalizza e concentra i raggi luminosi provenienti dalle stelle. Albert Einstein predisse questo effetto nella sua teoria della relativit? generale, previsione che venne confermata anche nell'ambito del nostro Sistema Solare.

Il sistema stella-pianeta appena scoperto con questa tecnica si trova a circa 17.000 anni luce da noi, nella costellazione del Sagittario. Il pianeta, orbitando intorno ad una stella gigante rossa, sembra essere pi? grande di GIove di circa una volta e mezzo. Pianeta e stella sono distanti circa tre volte la distanza che vi ? tra la Terra ed il Sole. Il sistema nel suo complesso, risulta agire da lente gravitazionale per la luce di una stella posta dietro di esso, alla distanza di circa 24.000 anni lice, verso il centro della Via Lattea…




Tradotto & adattato da:
http://www.jpl.nasa.gov/releases/2004/103.cfm

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Sedna senza nessuna Luna….?

Gli astronomi che stanno scrutando le 35 immagini del Telescopio Spaziale Hubble riguardanti l’oggetto pi? lontano scoperto finora, il pianetino Sedna, sono sorpresi del fatto che tale oggetto non mostri la presenza di nessuna “luna” compagna…

Tale risultato ? piuttosto inaspettato, in virt? delle attuali conoscenze, e potrebbe offrire nuove informazioni sull’origine e sull’evoluzione degli oggetti che si muovono alla lontanta periferia del nostro Sistema Solare.

Quando fu annunciata la scoperta di Sedna, il 15 marzo di quest’anno, Mike Brown del Calthech, era cos? convinto che avesse un satellite che la “elaborazione artistica” del pianetino rilasciata per i media includeva proprio una ipotetica “luna”.

La predizione di Brown era basata sul fatto che Sedna sembra avere una velocita’ di rotazione assai bassa, che potrebbe bene essere spiegata dalla presenza di un corpo compagno che eserciti una sorta di “attrito” gravitazionale, rallentando la rotazione. Purtuttavia le immagini acquisite finora da Hubble, non sembrano confermare tale supposizione.

“Sono davvero stupito dall’assenza di una luna”, ha detto Browm. “Questo ? al di fuori dell’ambito di cosa ci si potesse aspettare, e rende Sedna ancora pi? interessante. Ma semplicemente, non so cosa possa significare….”


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la relativit? generale di Einstein alla prova (ennesima) della NASA

Il satellite Gravity Probe B cercher? di dimostrare la distorsione
spazio-tempo provocata dalla rotazione della Terra sul suo asse…

I RAZZI si accenderanno luned? prossimo alla base aerea di Vandenberg, in California. Il satellite della Nasa Gravity Probe B punter? verso il cielo per sottoporre all'ennesima verifica la Teoria della relativit? di Einstein. Sono 45 anni che gli scienziati di Stanford – che curano l'aspetto teorico della missione – si chiedono se ? vero, come predisse il grande fisico, che la rotazione terrestre provoca una distorsione dello spazio-tempo simile al mulinello creato da un tornado. Il fenomeno ? noto anche come “frame dragging” o effetto Lense-Thirring e per la verit? nel 1997 era gi? stato osservato da un'equipe guidata dall'italiano Ignazio Ciufolini dell'universit? di Lecce, con il semplice ausilio dei satelliti per la geodesia Lageos I e Lageos II. Ma i dati di allora avevano un'approssimazione del 20 per cento, mentre la missione Nasa-Stanford (700 milioni di dollari il costo) si propone di raggiungere una precisione dell'1 per cento.

Immaginiamo che spazio e tempo siano le coordinate del nostro universo e siano poste perpendicolarmente l'una rispetto all'altra, a formare la trama di un tappeto. Se deponiamo su questo tappeto sospeso nel vuoto un oggetto rotondo – la Terra – si creer? una concavit? e le maglie del tessuto si deformeranno per effetto del peso. Se poi questo pianeta non ? nemmeno fermo, ma ruota su se stesso, trama e ordito (spazio e tempo) subiranno anche una torsione, formando una specie di mulinello. In sintesi, immaginava Einstein: il moto rotatorio della Terra provoca una distorsione del tessuto spazio-temporale circostante al pianeta.

Tutto questo avveniva nel 1916. Due anni dopo i due fisici austriaci Jospeh Lense e Hans Thirring sistematizzarono le previsioni di Einstein nella teoria che porta il loro nome. Ma mai nessuno – fino al '97 – aveva osservato questa deformazione. David Lucchesi, ricercatore dell'Istituto di fisica dello spazio interplanetario del Cnr, fa parte dell'equipe italiana che per prima ha misurato l'effetto Lense-Thirring. “L'orbita di Lageos – spiega – devi? in un anno di 180 centimetri su 6.000 chilometri di altezza del satellite. Un'inezia, visto che abbiamo a che fare con un pianeta. Me se pensiamo ai buchi neri, ci troviamo di fronte a deformazioni spazio-temporali enormi”. I buchi neri infatti hanno una forza di attrazione talmente forte da non lasciar sfuggire nemmeno i raggi luminosi (per questo individuarli ? cos? difficile). Nelle loro vicinanze la deformazione dello spazio-tempo ? estrema. Le due dimensioni si contorcono fino ad assumere la forma del mulinello di un tornado.

Lageos II ? un satellite lanciato dall'Agenzia spaziale italiana e dalla Nasa nel 1992. Non deve far altro che ricevere gli impulsi laser lanciati dalla Terra e rispedirli al mittente. In questo modo gli scienziati riescono a misurare variazioni di forma della crosta terrestre, ma anche le modificazioni dell'orbita del satellite. “Anche noi – prosegue Lucchesi – puntiamo ad affinare le nostre misure. Stiamo progettando un nuovo satellite (Lares ? il suo nome) che come quello della Nasa effettua rilevazioni con la precisione dell'1 per cento. L'Istituto nazionale per la fisica nucleare sta valutando l'idea. Difficile dire quando saremo pronti per il lancio”.

Misurare il minuscolo “frame dragging” della Terra, secondo la Nasa, ? tanto difficile quanto riuscire a discernere un capello da mezzo chilometro di distanza. Per questo l'Agenzia spaziale americana ? l'universit? di Stanford si affidano alla tecnologia pi? avanzata. Il Gravity Probe B sar? attrezzato con quattro apparecchi chiamati giroscopi. Si tratta di camere vuote al cui interno ? sospesa una sfera di quarzo grande quasi come una palla da tennis. Secondo la Nasa si tratta delle sfere pi? perfette mai create dall'uomo, con un errore massimo di soli 40 strati di atomi. Rimarranno sospese nelle camere vuote grazie a un campo elettrico e sono dotate di una particolarit?: il loro asse punta sempre verso lo stesso punto, in questo caso la stella lontana Im Pegasi. Una variazione di inclinazione – anche minima – del giroscopio rispetto all'asse del telescopio puntato anch'esso verso Im Pegasi indicher? una distorsione dell'orbita della Terra. Una modificazione della forza di gravit? per dirla come Newton in termini di fisica tradizionale. Una distorsione dello spazio-tempo secondo l'immaginifica (agli occhi dei profani) ma finora insuperata Teoria della relativit? di Einstein.

dal sito www.repubblica.it del14.4.2004



Sull'argomento, segnalo che si pu? anche consultare un articolo sul sito del Corriere della Sera:



http://tinyurl.com/34yzf



M.C.

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Buona Pasqua da GruppoLocale.net !

A tutti i visitatori e gli iscritti al sito, i miei pi? cari auguri di una lieta e serena Santa Pasqua!  A rileggerci presto con nuovi aggiornamenti scelti tra le notizie astronomiche pi? interessanti…

Marco C.

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Le stelle in NGC300 viste da HST: numerose come granelli di sabbia sulla spiaggia!

Quelli che potrebbero appaire come granelli di sabbia su di una spiaggia, in una immagine ottenuta con il Telescopio Spaziale Hubble, sono in realt? miriadi di stelline localizzate nella parte centrale della vicina galassia NGC 300…

Per quanto la galassia in questione sia  “vicina”, ? pur sempre a milioni di anni luce da noi. Purtuttavia, la notevole risoluzione spaziale di Hubble ci permette di risolvere le singole stelle in questa galassia. NGC300 ? una galassia a spirale piuttosto simile alla nostra Via Lattea. E' appartenente ad un gruppo di galassie vicine noto come il gruppo dello Scultore, cos? chiamato per il nome della costellazione dove il gruppo stesso ? localizzato. La sua distanza di NGC300 dalla Via Lattea ? di circa sei milioni e mezzo di anni luce, il che rende tale galassia una delle pi? vicine a noi. A tale distanza, per?, solo le stelle pi? luminose si riescono a risolvere, utilizzando telescopi con base a terra. Con una risoluzione circa dieci volte maggiore dei migliori telescopi a terra, la Advanced Camera for Surveys (ACS) a bordo di HST, riesce comunque a risolvere e separare un numero di stelle assai maggiore di quanto si possa fare da Terra.

Ci? diventa evidente osservando l'immagine qui sotto, che mostra una immagine della Digital Sky Survey (DSS), acquisita da Terra, della galassia NGC 300, a sinistra, mentre a destra viene mostrato il campo indagato dalla camera ACS, dettagliato poi nella parte inferiore della figura. La notevole capacit? risolutiva del Telescopio Spaziale Hubble ? evidente dal semplice confronto delle immagini…!








Credits: NASA, ESA and the Hubble Heritage Team (AURA/STScI)




Tradotto & adattato da:
http://www.hubblesite.org/newscenter/newsdesk/archive/releases/2004/13/

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osservata materia che precipita in un buco nero

Scienziati italiani hanno rilevato l'evento avvenuto nel 2000 a circa 100 milioni di anni luce da noi

ROMA – Si dissolve poco a poco la cortina di mistero intorno ai buchi neri, e questo settore della ricerca vede gli italiani all'avanguardia. L'ultimo risultato: un team dell'Istituto di astrofisica spaziale del Cnr ha “osservato” con la massima precisione della materia mentre precipitava in un buco nero. Il cataclismatico evento ? avvenuto nel 2000 a circa 100 milioni di anni luce da noi, pi? precisamente nel cuore della galassia di Seyfert MCG-6-30-15.

La parola “osservare” non ? per? la pi? appropriata in questi casi, visto che il buco nero inghiotte anche la luce ed ? quindi completamente invisibile. Ci? che gli astrofisici italiani hanno rilevato ? quello che viene definito l'”ultimo grido della materia”. Mentre la materia cosmica viene infatti inghiottita dal buco nero, si scalda ed emette raggi X. Queste radiazioni non raggiungono la superficie terrestre perch? l'atmosfera li assorbe.

A rilevarli ? stato un telescopio orbitante intorno al nostro pianeta, XMM-Newton, che ha tra gli altri suoi scopi proprio quello di controllare l'esistenza di eventuali buchi neri (ne ha trovato uno anche nella nostra galassia) e svelare il processo con cui questi mostruose entit? cosmiche inghiottono la materia.

Analizzando le emissioni di raggi X rilevate nel 2000 da XMM-Newton, quattro giovani astrofisici bolognesi (Massimo Cappi, Mauro Dadina, Giuseppe Malaguti e Gabriele Ponti) hanno potuto ricostruire il percorso della materia che cadeva all'interno del buco nero, disgregandosi, seguendo spirali sempre pi? strette e liberando quantit? enormi di energia fino poi a non lasciare pi? tracce di s?. Il loro studio ? stato pubblicato nel numero di aprile della rivista scientifica Astronomy and Astrophysics.
Alla fine di febbraio, sempre tramite il telescopio XMM-Newton (che appartiene all'Agenzia spaziale europea ed ? operativo dal 1999) un'altra equipe internazionale aveva osservato una stella muoversi a poco a poco in direzione di una regione dell'universo dove si sospettava l'esistenza del buco nero, al centro della galassia RXJ1242-11. L'astro venne spezzato in due dalla forza di gravit? del buco nero (era la prima volta che si osservava un evento del genere) e il telescopio dell'Esa registr? tutte le tappe della sua agonia, terminata in una gigantesca esplosione di raggi X e un'emissione di energia pari a quella dello scoppio di una supernova. Dagli astrofisici, sempre a caccia di prove definitive dell'esistenza degli elusivi buchi neri, la rilevazione di quei raggi X venne definita una “smoking gun” cosmica.

Da il sito www.repubblica.it dell'8.4.'04

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