Blog di Marco Castellani

Mese: Aprile 2004

L’ombra “rivelatrice” di Titano…

Un raro evento celeste è stato catturato dall’ X-ray Observatory a bordo della sonda Chandra della NASA, collegato al passaggio di Titano (la luna più grande di Saturno, e la sola luna nel Sistema Solare a possedere una densa atmosfera) sulla linea di vista della Nebulosa del Granchio. L’ombra prodotta da Titano rispetto alla debole radiazione X proveniente dalla nebulosa stessa, ha permesso la prima misura accurata della grandezza della sua atmosfera….

Il 5 gennaio dello scorso anno, Titano è transitato davanti alla Nebulosa del Granchio. La nebulosa costituisce il residuo di una esplosione a supernova occorsa nell’anno 1054. Per quanto Saturno e Titano passino a pochi gradi da tale nebulosa all’incirca ogni 30 anni, raramente accade che passino proprio davanti ad essa, come lo scorso anno.

“Questo potrebbe essere stato il primo transito di Titano davanti alla Nebulosa del Granchio dalla nascita della nebulosa stessa”, ha detto Koji Mori della Pennsylvania State University, primo autore dell’articolo che descrive questi risultati, accettato per la prossima pubblicazione sulla rivista Astrophysical Journal, “La prossima congiunzione di questo tipo avrà luogo nell’anno 2267, sicché questo è davvero un evento unico”.

Le osservazioni di Chandra hanno rivelato che il diametro dell’ombra prodotta da Titano è chiaramente più largo del diametro della sua superficie solida. La differenza nei diametri fornisce dunque la misura dello spessore della sua atmosfera, che risulta all’incirca di 880 chilometri (perlomeno, la zona di atmosfera sufficientemente densa da assorbire la radiazione in banda X proveniente dalla Nebulosa del Granchio). Tale risultato è in buon accordo con quanto rilevato dalle osservazioni Voyager I fatte nelle bande radio, infrarosse e ultraviolette, nel 1980 (al più i dati attuali potrebbero indicare una grandezza del 10-15% maggiore dell’atmosfera di Titano, rispetto ai dati del Voyager, differenza che potrebbe essere spiegata dal fatto che nel 2003 Saturno risultava il 5% più vicino al Sole rispetto al 1980, e dunque l’atmosfera di Titano, più calda, sarebbe anche leggermente più espansa di quando venne investigata dal Voyager).

Comprendere l’estensione della atmosfera di Titano è assai importante per la progettazione accurata della missione Cassini-Huygens: la sonda Cassini-Huygens raggiungerà Saturno nel luglio di quest’anno, per dare inizio ad un tour di quattro anni intorno a Saturno, ai suoi anelli e alle sue lune. Il tour includerà passaggi ravvicinati verso Titano (la sonda dovrebbe passare a circa 1000 chilometri dalla sua superficie), nonché l’invio della piccola sonda Huygens, che dovrebbe atterrare sulla superficie di Titano. Se la atmosfera di Titano si fosse davvero espansa, la traiettoria deve essere riprogrammata, secondo gli scienziati che coordinano la missione.

L’articolo che descrive questi risultati dovrebbe apparire a luglio di quest’anno sulla rivista The Astrophysical Journal.

Tradotto & adattato da:

http://www1.msfc.nasa.gov/NEWSROOM/news/releases/2004/04-087.html

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Cosmologia all’attacco!

C'? un campo in cui Astronomia e Fisica da sempre si incontrano, ed ? quello della cosmologia. Si stanno infatti moltiplicando i risultati, gli esperimenti in corso e quelli in progettazione per sondare gli aspetti pi? fondamentali dell'Universo…

Questo accade anche giocoforza: per studiare i fenomeni fisici che ancora non conosciamo, occorrerebbero macchine acceleratrici che non siamo in grado di costruire (sia come progettazione, che economicamente). Questo obbliga i fisici delle alte energie a sfruttare le fonti naturali di particelle, come buchi neri, stelle a neutroni, grb, spostando i laboratori in satelliti o sulla Stazione Spaziale Internazionale. D'altra parte, la tecnologia oggi consente di fare misurazioni molto precise, permettendo cos? di verificare o confutare sperimentalmente quelle che fino ad oggi sono state soltanto teorie (il cervello non ha bisogno di macchine e tecnologia per produrre risultati).

Nello specifico, parliamo di un risultato e un esperimento. Il risultato ? stato ottenuto da un indagine condotta tramite i telescopi del VLT e lo spettrometro UVES su un campione di 18 quasars distanti. Osservando gli spettri di assorbimento provenienti da questi oggetti gli astrofisici-cosmologi hanno confutato un precedente risultato secondo il quale una delle costanti fisiche (la costate di struttura fine) avrebbe avuto in passato un valore diverso da quello attuale.

Le costanti fisiche sono – si potrebbe dire – le vere caratteristiche dell'Universo. Infatti, grandezze come massa, temperatura, colore, forma, sono un qualcosa che noi osservatori, astraendo, mettiamo addosso, imponiamo a ci? che stiamo studiando o guardando. Per fare un esempio, il Sole e Marte sono due palle gialle, ma difficilmente si potrebbe dire che siano lo stesso oggetto. La velocit? della luce invece sar? sempre la stessa, per qualunque osservatore, in qualunque modo essa si misuri, e non c'? verso di essere “fraintesi”.

La costante di struttura fine α combina molte leggi fisiche assieme: meccanica

Alcuni quasar visti dal telescopio spaziale Hubble.

quantistica, elettromagnetismo, relativit?, e definisce il modo nel quale la luce interagisce con la materia. Questa costante ? talmente fondamentale che una sua variazione nel tempo farebbe il successo di quelle teorie cosmologiche secondo le quali il nostro Universo conterrebbe 11 dimensioni, soltanto 4 delle quali completamente dipanate (qualunque cosa questo voglia dire); queste “grandi teorie unificate” prevedono una variazione di del valore di α per alte energie (queste ad ora verificate sperimentalmente) e la dipendenza di α dal tempo.

L'esperimento condotto con l'aiuto del VLT ha comunque messo un tetto massimo alla variabilit? di α: dalla nascita dell'Universo non pu? essere cambiata per pi? di 0.6 milionesimi del suo attuale valore.
Come gi? detto, α presiede all'interazione della luce con la materia. Gli spettri di assorbimento e di emissione si generano quando un atomo assorbe un fotone (un “raggio di luce”) o lo emette. E' chiaro dunque che studiare lo spettro di un oggetto celeste vuol dire anche studiare come la luce interagisce con la materia nell'oggetto che ? oggetto di indagine. Se l'oggetto celeste in questione ? molto lontano, visto che la luce ha una velocit? finita (e costante), i risultati riguarderanno l'interazione della luce con la materia molto tempo fa. I risultati di UVES raccontano dell'interazione luce-materia quando l'universo aveva un quarto dell'et? attuale, circa 3 miliardi di anni.

I risultati di questo esperimento tendono a confermare la teoria di Einstein, che verr? nei prossimi anni messa alla prova con precisioni mai raggiunte dall'esperimento LATOR. LATOR sar? composto da due satelliti e un interferometro sulla ISS. I due satelliti orbiteranno il Sole venendosi a trovare periodicamente dalla parte opposta alla Terra: in quei momenti l'angolo che li separa sar? di circa un grado, e uno dei due satelliti sar? quasi in linea col Sole.


I due satelliti saranno collegati fra loro e con la ISS tramite

Lo schema del funzionamento di LATOR.

dei fasci laser, e sar? proprio l'interferometro montato sulla Stazione Spaziale Internazionale che misurer? con una precisione di 20 miliardesimi di secondo d'arco l'angolo che separa i due satelliti.
Essendo che uno dei due fasci laser passer? molto vicino al Sole, esso verr? deviato dalla massa enorme del nostro astro, come la relativit? generale prevede e le verifiche sperimentali hanno confermato. L'estrema precisione con cui questo spostamento verr? misurato permetter? agli scienziati di verificare quanto bene questa teoria modellizzi la realt?. Alcune delle grandi teorie unificate (che sono ancora ben lontane dall'essere “pronte”) predicono infatti dei risultati leggermente differenti da quelli derivati dalla teoria di Einstein.

Quella della Relativit? ? una teoria che ? stata da subito oggetto di indagine da parte di numerosi esperimenti, esperimenti che, come si pu? facilmente capire non diminuiscono in numero ma aumentano, sia per quantit? che in qualit?. A quasi un secolo dalla sua formulazione (la teoria della relativit? ristretta nasce nel 1905), questo modello resiste e anzi, negli ultimi anni la teoria della relativit? generalizzata ha trovato addirittura alcune conferme sperimentali nella sua prima formulazione, quella in cui compariva la famosa “costante cosmologica”. Sicuramente in futuro questa teoria verr? affinata e superata, ma probabilmente, anche in futuro, il lavoro di Einstein non potr? essere ignorato.

Alfonso Mantero

Pubblicato per  gentile concessione di UAI.

L'articolo originale ? disponibile all'indirizzo:
http://www.uai.it/index.php?tipo=A&id=419

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Astronomi scoprono dozzine di “mini-galassie”…

Una recente survey condotta con il telescopio Anglo-Australiano AAT ha rivelato dozzina di galassie, mai rintracciate prima, nel vicino ammasso di galassie nella costellazione della Fornace….

…Queste appartengono ad una classe di galassie chiamata “nane ultra-compatte” (ultra-compact dwarfs, UCDs), classe completamente sconosciuta, fintantoch? lo stesso gruppo di astronomi responsabile della scoperta recente, ne trov? sei nello stesso ammasso nell'anno 2000.

Ora la cosa interessante ? che gli scienziati sostengono che, nella regione centrale dell'ammasso di galassie della Fornace, le UCDs sorpasserebbero addirittura in numero le “classiche” galassie ellittiche e spirali – e sarebbe lo stesso per l'ammasso della Vergine!

E' possibile che almeno alcune di esse siano esempi di galassie “lasciate indietro” durante il processo di costruzione di galassie pi? grandi (un po' come un mucchio di mattoni rimasti inutilizzati dopo la costruzione di un edificio).

In generale, ? verosimile che siano galassia molto comuni, ma che spesso non siano state riconosciute per la loro somiglianza a semplici stelle vicine, ad una prima occhiata (ricordiamoci che sono galassie piuttosto piccole, e non e' difficile su una lastra fotografica od una CCD scambiare una galassia lontana per una stella vicina, specialmente se la galassia  ? compatta e non ha caratteristiche peculiari come braccia di spirale etc…)

I risultati di questa ricerca sono stati appena presentati al RAS National Astronomy Meeting alla Open University dal Dr. Steven Phillips (della Bristol University).

Maggiori informazioni al sito:
http://www.ras.org.uk/html/press/pn0412ras.html

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