La cosiddetta “galassia occhio nero” (per le cronache, rubricata con il nome di Messier 64) è assai conosciuta tra gli astronomi perché per vederla – nella costellazione della Chioma di Berenice – basta un piccolo telescopio. Il soprannome deriva da una banda scura di polvere che passa davanti al centro galattico.

La galassia M64 vista dal Telescopio Spaziale Hubble Crediti: NASAESAHubbleHLAProcessing: Jonathan Lodge

Qui la vediamo in una immagine riprocessata del Telescopio Spaziale Hubble. Per quanto ben visibile, M64 si trova alla bellezza di 17 milioni di anni luce da noi. L’enorme nuvola che oscura parzialmente la regione centrale è un addensamento imponente di stelle giovani blu, con il bagliore rossiccio dell’idrogeno associato a queste regioni di formazione.

Tuttavia, la caratteristica peculiare di Messier 64 è ancora un’altra. I dati di velocità mostrano infatti che M64 è composta di due sistemi, che per giunta si muovono in sensi opposti. Difatti, mentre tutte le stelle nella galassia ruotano nella medesima direzione, come pure il gas interstellare della regione più centrale, il gas nella regione più esterna, che si estende fino a circa quarantamila anni luce dal centro, ruota in direzione opposta.

L’origine di questa bizzarra composizione di diverse rotazioni è con ogni probabilità rivelativa della storia stessa di M64: l’attuale configurazione è infatti un segno di una fusione di due distinte galassie (che nel processo hanno conservato parzialmente i moti delle proprie stelle), avvenuta circa un miliardo di anni fa.

E non è un caso così peculiare. Incontri e fusioni (di vario grado) tra galassie, ormai lo abbiamo imparato, sono all’ordine del giorno. Anche nella nostra Via Lattea abbiamo negli ultimi anni trovato segni di elementi estranei, stelle e ammassi provenienti con tutta probabilità da altre galassie, parzialmente inglobate nella nostra: il caso di Sagittario (che anche io ho avuto occasione di studiare), è eclatante, in questo senso.

Un tempo pensavamo che le galassie – fatto salvo qualche caso – nascessero ed evolvessero in uno splendido ed orgoglioso isolamento. Ora invece sappiamo che sono molto più relazionali di quanto ci sembravano un tempo. Ma tutta la materia lo è: dalle invisibili ed elusive microparticelle fino agli arazzi cosmici più ampi, tutto finalmente ci parla di una storia complessa e meravigliosa di relazioni ed incontri.

Il cosmo nuovo, insomma, è già pronto e gentilmente ci invita ad un nuovo modo di pensare, di esistere.

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