Blog di Marco Castellani

Mese: Luglio 2011 Page 1 of 3

Giorni di gloria

 

di Umberto Genovese

« Houston, Tranquility Base here. The Eagle has landed. »

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Io c’ero.
Ero piccino picciò, ma tra quei 600 milioni di esseri umani che videro atterrare l’Eagle sulla superficie lunare alle 22:17 ora italiana del 20 luglio 1969 c’ero anch’io [1].
Quella fu una data storica per l’umanità, che si strinse assieme a quei due astronauti, Neil Armstrong e Michael Collins –  mentre il caro Buzz Aldrin li aspettava sull’altra metà del modulo chiamato Columbia – in un autentico fraterno abbraccio per un attimo senza più confini etnici politici o religiosi.

 

Carl Sagan posa accanto a un modello del lander Viking che atterrò su Marte. Sagan esaminò i possibili punti di atterraggio per le Viking insieme a Mike Carr e Hal Masursky.

35 anni fa esatti su Chryse Planitia si posò il Viking 1.
Partito da Cape Canaveral il 20 agosto 1975, raggiunse l’orbita marziana il 19 giugno 1976. Il lander fu fatto atterrare il 20 luglio in un luogo pianeggiante e scientificamente interessante scelto tra gli altri da Carl Sagan. Fu la prima sonda interplanetaria a toccare il suolo marziano e la seconda più longeva: fu attiva fino al 1982, quando un errore di riprogrammazione che doveva allungare la vita delle batterie sovrascrisse le routine di puntamento dell’antenna verso la Terra.

Grissom und Liberty Bell 7. Virgil Grissom accanto alla sua Liberty Bell 7.

 

La missione Mercury-Redstone 4 (MR-4) del 21 luglio 1961 fu il secondo volo suborbitale con un uomo – americano – a bordo nell’ambito del programma Mercury.
Per l’astronauta Virgil “Gus” Grissom quel volo fu qualcosa di rocambolesco. Per cause non ancora del tutto chiarite il meccanismo esplosivo che apriva la capsula – che lui aveva battezzato Liberty Bell 7 [2]  in onore alla famosa Campana della Libertà di Philadelphia e ai sette astronauti del programma Mercury – si azionò subito dopo l’ammaraggio, inondando la capsula e facendola affondare nell’Oceano Atlantico. Grissom che per fortuna si era già tolto le cinture e tubi dell’aria della capsula riuscì a fuggire e a salvarsi.

La Liberty Bell 7 appena recuperata nel 1999.

 

Grissom era stato indicato come primo astronauta del progetto Apollo e candidato ad essere il primo uomo sulla Luna al posto di Armstrong, ma morì  il 27 gennaio 1967 con i suoi compagni astronauti Edward White e Roger Chaffee nell’incendio dell’Apollo 1.
Il 20 luglio 1999 la Liberty Bell 7 di Virgil Grissom fu recuperata dal fondo dell’Oceano Atlantico 30 anni dopo lo storico sbarco sulla Luna di Neil Armstrong.

Quante cose possono accadere  il 20 luglio!

[1] Ebbene sì, ho più di 42 anni, ormai sono un vecchietto!
[2] I tecnici della NAASA dipinsero anche la caratteristica fessura della campana originale sulla navetta.

Articolo originale pubblicato su Il Poliedrico: http://ilpoliedrico.altervista.org/2011/07/giorni-di-gloria.html#fn-2621-1

Umberto

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Un ricordo è per sempre…

Il Sole si alza in un freddo mattino di febbraio sulla rampa di lancio 39A del Kennedy Space Center in Folorida accarezzando il Discovery pronto al suo ultimo lancio.

Giunto sulla rampa di lancio il primo febbraio per affrontare un viaggio verso la Stazione Spaziale Internazionale, la navetta stava per iniziare la missione STS-133 del programma Shuttle. Il lancio è avvenuto il 24 febbraio.

Questa immagine è stata scattata due giorni prima.

Cortesia NASA/Jack Pfaller.

The Sun begins to rise in the east overlooking Launch Pad 39A at NASA’s Kennedy Space Center in Florida, with newly arrived space shuttle Discovery. Discovery arrived at the launch pad on Feb. 1, 2011 for its next launch opportunity to the International Space Station on the STS-133 mission, currently targeted for liftoff on Feb. 24. Image credit: NASA/Jack Pfaller.

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Lo Shuttle va in pensione

L’arrivo dello Shuttle Atlantis lo scorso 21 luglio 2011 viene salutato da una folla di gente. Immagine disponibile sul sito della NASA:  http://mediaarchive.ksc.nasa.gov/detail.cfm?mediaid=54945 . Cliccate per ingrandire. Photo credit: NASA/Frankie Martin.

Lo Shuttle Atlantis viene trainato dallo pista di atterraggio, lo Shuttle Landing Facility, a un nuovo impianto, l’Orbiter Processing Facility, presso il Kennedy Space Center della NASA in Florida per l’ultima volta.

L’ultimo viaggio nello spazio dello Shuttle ha avvicinato maggiormente l’opinione pubblica americana al programma dei voli spaziali della NASA.

Ad accogliere questo ritorno a casa dell’Atlantis ci sono migliaia di dipendenti della NASA che hanno lavorato in questi anni per rendere possibile nuovi ed entusiasmanti scoperte scientifiche, che hanno permesso, lanci e rientri, che hanno lavorato notte e giorno per far sì che i lanci fossero sempre possibili e per la salvezza degli astronauti stessi.
Molti di loro ora saranno disoccupati.

Sabrina

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Buon anno Nettuno

Questa volta non starò qui a farla lunga sulle caratteristiche chimico-fisiche del pianeta Nettuno, in questo caso basta e avanza l’ottima pagina di Wikipedia, ma voglio raccontarvi quello che immagino sia successo una sera di tanti anni fa.

60 223 giorni fa – ora più ora meno- era la sera del  mercoledì 23 settembre 1846 in Europa (il continente terrestre, non il satellite di Giove!).

Johann Gottfried Galle puntò il telescopio dell’Osservatorio astronomico di Berlino verso la costellazione dell’Acquario, vicino al Capricorno, un po più a sinistra di Deneb Algedi.

Erano diverse sere che  il suo assistente Heinrich Louis d’Arrest insisteva di  osservare vicino a e Aqr che, secondo i calcoli di un francese, tale Urbain Le Verrier, avrebbe potuto trovarsi il presunto pianeta che sembrava perturbare l’orbita dell’ultimo pianeta – allora – conosciuto: Urano.

In effetti c’era qualcosa che sembrava muoversi leggermente rispetto alle altre stelle dello sfondo. Però poco sotto c’era quell’impiccione di Saturno che come al solito amava pavoneggiarsi nel cielo con i suoi inseparabili anelli.

“Ma non poteva, che so, spostarsi per intervento divino dall’altra parte dell’eclittica, almeno per stasera, il suo splendore proprio lì dà fastidio alle misurazioni di precisione, distrae!”  a questo pensava il buon Johann mentre dettava i valori dei micrometri al suo assistente.

Eppure lì c’è qualcosa!”, pensò, “stai a vedere che il mio assistente aveva ragione. E pure quell’altro, quel francese, Urbano… Urbino…  Urbain, insomma lui! Loro hanno ragione! c’è qualcosa laggiù!

Francamente non lo so, ma me lo immagino così Johann Galle che un mercoledì sera dopo cena scoprì Nettuno, ottavo e ultimo pianeta del nostro Sistema Solare [1].

Ora che Nettuno si trova a transitare nello stesso punto orbitale di allora e che quindi trascorso appena un anno nettuniano dal giorno della sua scoperta, chissà cosa avrebbe detto ora Galle guardando di nuovo in quella direzione col suo telescopio: “finalmente Saturno se n’è andato da un’altra parte”.

[1] Per me che sono un sentimentale l’ultimo pianeta rimane Plutone, anche dopo il suo declassamento.

Pubblicato su Il Poliedrico: http://ilpoliedrico.altervista.org/2011/07/buon-anno-nettuno.html

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I fulmini tra paura e fascino

La meraviglia di un lampo. Disponibile su:  http://indianapublicmedia.org/amomentofscience/struck-by-lightning/

In concorso per il Carnevale della Chimica 2011

 

I piccoli, si sa, sono facilmente impressionabili e vengono catturati dai racconti dei nonni.

Un giorno mia nonna materna mi raccontò quella che lei chiamava “la storia del fulmine” che, penetrato dal camino della cucina, aveva provocato il panico tra la sua famiglia, evitando mio nonno paterno seduto sul canapè con gli zoccoli di legno, e stendendo a terra tutti gli altri, compreso mio padre. Se sono qui a scrivere di questa storia è perchè tutto è andato per il meglio, ovviamente anche per mio padre.

I fulmini mi hanno sempre affascinata. Li guardavo di nascosto nascondendomi dietro le imposte quando stavano arrivando. Poi, adolescente, mi piaceva aspettare che il cielo si ricoprisse di nuvole cariche di pioggia, che togliessero la luce al giorno, fino a sentire il profumo nell’aria dell’arrivo del temporale.

Al liceo i “fenomeni di causa ed effetto” venivano sempre descritti con la sequenza lampo- tuono: la luce arriva prima del suono, si propaga con una velocità superiore, per cui si percepisce prima il lampo e poi il tuono.

I fulmini sono però, al di là del mio racconto personale, tra i fenomeni naturali più impressionanti e temuti. In particolare, è un fenomeno atmosferico che si manifesta quando tra la nuvola e il terreno si crea una differenza di potenziale di diversi milioni di Volt. Grazie a questa differenza di potenziale si viene a formare un flusso di cariche elettriche di decine di migliaia di Ampère.

Le molecole dell’aria, siccome assorbono energia tramite gli urti con gli ioni portatori di carica, ne riemettono una parte sottoforma di luce intensa, il lampo. Il lampo non è altro che corrente elettrica molto intensa che riscalda per effetto Joule l’aria nei pressi della scarica in modo improvviso e viene a creare un’onda d’urto, il tuono, che può arrivare a distanze molto lontane dal luogo in cui si è creato.

Si parla anche di saette, e famosa è la frase di Dante nella Divina Commedia, Paradiso, XVII:

«per che la voglia mia saria contenta
d’intender qual fortuna mi s’appressa:
ché saetta previsa vien più lenta»

La saetta si spiega nello stesso modo con cui si spiega il lampo, solo che la differenza di potenziale non è più tra nuvola e terreno ma tra nuvola e nuvola.
Forse la prossima che ascolteremo un lampo, coglieremo, oltre alla paura anche un po’ più di fascino in questo fenomeno impressionante ma pur sempre meraviglioso della natura.

Sabrina

In concorso per il Carnevale della Chimica 2011 di Giovanni Boaga, Storie di Scienza: http://giovanniboaga.blogspot.com/

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Una nuova versione di Marie Curie

“Le Vite di Marie Curie” è il fumetto dedicato alla storia della chimica, realizzato da Fiami e che esce in occasione dell’Anno Internazionale della Chimica 2011.  Da poco pubblicato in francese e con una versione inglese già disponibile,  verrà tradotto anche in sloveno. La stessa casa editrice ha richiesto la possibilità di pubblicare Le vite di Einstein (2005) e Le vite di Galileo (2009).

Le otto versioni di Le vite di Galileo. Cortesia Fiami, http://www.fiami.ch .

Un grande risultato per Fiami che si aggiunge a quelli ottenuti con la pubblicazione di Le Vite di Galileo nel 2008-2009, fumetto ufficiale dell’Anno dell’Astronomia 2009 che ha raggiunto ben otto versioni.

L’autore svizzero Fiami, autore di Le vite di Einstein, Le vite di Galileo e Le vite di Marie Curie.

Un’intervista a Fiami all’ultimo progetto dedicato a Marie Curie è disponibile su:

http://www.rsr.ch/#/la-1ere/programmes/devine-qui-vient-diner/?date=29-06-2011 . Cliccate su “écouter”.

Nel 2009 in Italia è stato pubblicato “Le vite di Galileo” dalla Casa Editrice CLEUP di Padova (http://www.cleup.it). Le copie del fumetto sono ancora disponibili in italiano. La Casa Editrice Cleup si trova a Padova, in Via G. Belzoni, 118/3 – 35131, Tel: 049 650261; Fax: 049 8753496; E-Mail: info@cleup.it. Contattare la Responsabile Andreina Bardus su: redazione@cleup.it .

“Clin d’œil à Marie Curie”, mostra dedicata a Marie Curie sarà aperta fino al 9 gennaio 2012 presso il “Musée d’histoire des sciences”, Genève.

Vi ricordo che Fiami ha realizzato un programma per ragazzi incentrato sull’astronomia nelle varie epoche storiche dal titolo: “Dessine-moi les étoiles” e che segue i capitoli del fumetto. Le puntate sono disponibili su: http://www.fiami.ch/GALILEO/Gal_F/GF_Dessine.html

Link diretto alla televisione svizzera TSR.ch: http://www.tsr.ch/video/jeunesse/dessine-moi-les-etoiles/1709379-dessine-moi-les-etoiles-emission-6.html#id=1709379 .

Per tutte le vostre curiosità e per informazioni, visitate il sito di Fiami alla pagina: http://www.fiami.ch/ anche per la richiesta di copie di Le Vite di Einstein, di Galileo e di Marie Curie in francese ed inglese.

In bocca al lupo, Fiami!

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L’ultimo atterraggio dello Shuttle

Image Credit: NASA/Kim Shiflett.  Cliccare per ingrandire.

 

Lo Shuttle tocca dolcemente il suolo del Runway 15 dello Shuttle Landing Facility al Kennedy Space Center della NASA, in Florida. L’Atlantis ha concluso il 26 esimo atterraggio notturno dei voli Shuttle e il 78esimo atterraggio in questa base americana.

Il landing è avvenuto alle 5.57 del mattino in Florida. A bordo, il comandante della STS-135 missione Suttle Chris Ferguson, il pilota Doug Hurley e gli specialisti di missione Sandra Magnus e Rex Walheim.

Questa 37esima missione Shuttle verso la Stazione Spaziale Internazionale ha consegnato i viveri per gli astronauti che si fermeranno a lavori nei prossimi mesi grazie al Raffaello multi-purpose logistics module di costruzione italiana.
L’atterraggio dello Shuttle chiude un’era di esplorazioni spaziali e di voli verso la Stazione Spaziale Internazionale.

 

Il mio grazie va agli astronauti, agli ingegneri, tecnici, ricercatori, dottorandi, specialisti della NASA che hanno lavorato e reso possibile questa meravigliosa esplorazione dello spazio durata trent’anni.

Grazie Shuttle!

Sabrina

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In quel di Vesta

Image Credit: NASA/JPL-Caltech/JAXA/ESA

Straordinarie immagini ci sono giunte dalla sonda Dawn che il 15 luglio scorso ha avuto il suo fly by con l’asteroide Vesta nella fascia principale degli asteroidi.

Qui si osserva Vesta messo a confronto con gli altri nove asteroidi visitati da sonde umane. In alto a destra si vede Lutetia, che è stato visitato dalla sonda Rosetta (e di cui stiamo parlando in questo blog da qualche giorno) il 10 luglio 2010. Lutetia ha un diametro di circa 95-100 chilometri (anche se gli ultimi dati nel sito web della NASA lo hanno fatto aumentare a 130 chilometri) ed è il più grande asteroide mai visitato prima da una sonda. I dati raccolti da Rosetta sono in fase di elaborazione.

L’asteroide Vesta è considerato un proto-pianeta in quanto un corpo estremamente grande con un diametro di circa 530 chilometri.

Fonte NASA: http://www.nasa.gov/multimedia/imagegallery/image_feature_2010.html

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