Blog di Marco Castellani

Un antico fiume su Marte che si riversa su un vasto oceano ormai scomparso

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A sinistra, una mappa della superficie di Marte mostra dei depositi sedimentari in forma di canali interpretati come un antico delta di un fiume in Aeolis Dorsa. A destra, un moderno delta sulla superficie terrestre. Cliccare sull’immagine per ingrandire. Crediti: DiBiase et al./Journal of Geophysical Research/2013 and USGS/NASA Landsat.

DiBiase et al./Journal of Geophysical Research/2013 and USGS/NASA Landsat – See more at: http://www.space.com/21984-mars-ocean-ancient-river-delta.html#sthash.LXoKFgZv.dpuf
Credit: DiBiase et al./Journal of Geophysical Research/2013 and USGS/NASA Landsat – See more at: http://www.space.com/21984-mars-ocean-ancient-river-delta.html#sthash.LXoKFgZv.dpuf

Alcuni ricercatori hanno individuato ulteriori evidenze di un enorme oceano su Marte che copriva la maggior parte della superficie del pianeta miliardi di anni fa.

Gli ultimi indizi sono stati trovati in alcune foto dal potente Mars Reconnaissance Orbiter della NASA che orbita intorno al pianeta. Le immagini mostrano quello che sembra essere un antico delta di un fiume che si riversava in un vasto oceano marziano che copriva, molto tempo fa, circa un terzo dell’intera superficie del pianeta rosso. Questo è quanto emerge ora da uno studio di alcuni ricercatori del California Institute of Technology (Caltech) di Pasadena, California.

“Gli scienziati da tempo hanno ipotizzato che le pianure settentrionali di Marte siano i fondali di un oceano oramai secco ma nessuno finora aveva ancora trovato le prove fumanti” ha affermato il secondo autore dello studio, Mike Lamb, Assistant Professor di Geologia presso il Caltech. La nuova ricerca non fornisce la prova a lungo cercata, hanno sottolineato i ricercatori, ma ne rafforza ulteriormente l’ipotesi.

Il team ha studiato le immagini ad alta risoluzione di una zona di pianure settentrionali che sono state scattate dalla fotocamera HiRISE a bordo del Mars Reconnaissance Orbiter della NASA che può distinguere caratteristiche più piccole di 25 centimetri sulla superficie del pianeta rosso.

In particolare, i ricercatori hanno esaminato una zona di cento chilometri quadrati che è parte di una regione più grande chiamata Aeolis Dorsa, che si trova a circa mille chilometri dal Cratere Gale, dove il rover Curiosity della NASA è atterrato nell’agosto dell’anno scorso per una missione della durata di due anni con lo scopo di valutare la possibilità di forme di vita nell’epoca presente e in quella passata di Marte.

La piccola sezione di Aeolis Dorsa presenta molte creste chiamate “canali invertiti” che si formano nel fondo dei fiumi col passare del tempo quando il materiale grossolano, come la ghiaia, viene a depositarsi per il continuo scorrere dell’acqua. I canali invertiti possono permanere a lungo dopo che i fiumi che li hanno creati sono evaporati, aiutando i ricercatori a risalire all’attività passata dell’acqua liquida su Marte.

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Il Monte Olympus, il più gigantesco monte del nostro Sistema Solare. Crediti: Kees Veenenbos The Netherlands.

Le immagini di HiRISE hanno permesso ad un gruppo di ricercatori di fare proprio questo nella sezione di Aeolis Dorsa esaminata con grande dettaglio. In particolare, gli studiosi hanno trovato che i canali invertiti si sono sparpagliati in modo evidente e presentavano pendenze piuttosto ripide verso il basso, vicino allo foce, proprio come qui sulla Terra quando si avvicinano e si riversano  nel mare.

Il delta dell’antico fiume marziano è stato scoperto molto prima di questa scoperta, ma la maggior parte dei delta sono stati avvistati all’interno di crateri o in altre regioni delimitate geologicamente, fornendo evidenza di laghi, ma non di veri e propri oceani.

Il delta che è stato trovato è piuttosto diverso da quelli scoperti in precedenza. “Questo è probabilmente una delle prove più convincenti dell’esistenza di un delta in una regione sconfinata; il delta sottolinea l’esistenza di un grande corpo d’acqua nell’emisfero settentrionale di Marte” ha affermato l’autore capo Roman DiBiase, Post PhD al Caltech.

Quanto sia stato grande questo specchio d’acqua rimane ancora una questione aperta. Si suppone che la sua estensione potesse coprire tutta Aeolis Dorsa, che si estende oggi per circa centomila chilometri quadrati. E potrebbe pure essere l’oceano a lungo ipotizzato, quello che alcuni scienziati hanno sospettato copriva un terzo della superficie di Marte.

E’ possibile che il delta Aeolis Dorsa fosse un tempo confinato da un cratere o da un’altra caratteristica che da allora si è completamente erosa. Tuttavia questa interpretazione comporta che la superficie di Marte sia più attiva geologicamente di quello che i ricercatori pensano.

I ricercatori hanno in programma di continuare la ricerca di segni di un potenziale oceano lungo le sue coste, nel tentativo di far luce sul più caldo e umido passato del Pianeta Rosso.

Lo studio è stato pubblicato online sul numero del 12 luglio sul Journal of Geophysical Research.

Fonte Space.com: Ancient Mars River May Have Flowed Into Huge Ocean .

Sabrina

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1 Comment

  1. emiliano cassardo C.A.V.Verona

    Ciao, Sabrina mi complimento con te e con chi come te si prodiga per divulgare l’astronomia in questo Paese che sembra allergico alla scienza.
    Vorrei sapere cosa pensi in merito alle caratteristiche geologiche di Marte, cioè se sono frutto di cambiamenti lunghi centinaia di milioni di anni o se piuttosto non siano conseguenza di eventi catastrofici improvvisi (es asteroidi giganti, ricordando che il red planet è ai margini della fascia di asteroidi influenzati gravitazionalmente da Giove).
    Secondo me trova credito la seconda ipotesi, i segni ci sono ed anche ben evidenti.
    Mi riferisco ai crateri giganti Hellas, isidis ed Argyre, ai cui antipodi si trovano i “rigonfiamenti vulcanici” Tharsis ed Elisium ed al sistema L.Noctis-V.Marineris, che sono sistemi di faglie che di tettonico hanno ben poco.
    Inoltre dai rigonfiamenti vulcanici ci sono segni di deflussi idrici improvvisi e catastrofici;
    poi c’è l’emisfero nord, “scorticato” ed il cui tasso di craterizzazione è simile a quello del fondo dei bacini da impatto sopra menzionati, eccetera…
    Sarei contento se potessi esporti una teoria (un’idea alla quale sto lavorando).su come si siano svolti i fatti in merito tramite una e-mail con allegati per spiegarti nel dettaglio.
    Sentire un parere al riguardo da persone professioniste (io sono un semplice astrofilo) mi farebbe molto piacere.
    Grazie ciao.

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