… ma noi non aspettiamo tempo, per cercare di raggiungerle. O perlomeno, di catturare quanto queste elusive e brillanti signore del cosmo ci possono voler dire, momento per momento, per catturare qualche altro brano del libro dei misteri dei cielo, sempre più affascinante, mano a mano che si procede nella sua lettura. 

Come evidenzia un breve ma interessante articolo di Media INAF, anche per l’anno che viene vi sono un bel po’ di progetti interessanti e di domante in attesa di risoluzione, che potrebbero segnare traguardi importanti e forse  – osiamo dirlo – epici. 

Westerlund 2 — Hubble’s 25th anniversary image

Una suggestiva immagine dell’ammasso stellare Westerlund., realizzata con il Telescopio Spaziale Hubble. Crediti: NASA, ESA,the Hubble Heritage Team (STScI/AURA), A. Nota (ESA/STScI) and the Westerlund 2 Science Team.

 

L’indagine del cosmo è stata sempre uno specchio dell’indagine dell’uomo su se stesso. In passato, le geometrie perfette delle orbite dei pianeti hanno riflesso e confortato il nostro desiderio di chiarezza e perfezione formale. Più di recente, il bizzarro e incredibile percorso delle geometrie dell’universo a larga scala, dell’eventualità di strutture articolate di multiversi, hanno specchiato efficacemente la complessità di pensiero dell’uomo contemporaneo.

Concetti che ora passo così, davvero al volo, ma che sarà bello indagare ed investigare in maggior dettaglio nell’anno che viene. Questo blog vuole infatti essere sempre più focalizzato sull’indagine dell’universo condotta con un occhio attento all’avventura dell’uomo, all’intera avventura umana, mostrando per quanto è a noi possibile, l’intima ed ineludibile connessione tra scienzacammino umano nella sua più ampia ed integrale accezione.

Messa così, la scienza interessa davvero a tutti, propria perché parla di cose necessarie a tutti: un quadro del mondo fisico, comprensibile nelle sue grandi linee (almeno) e sopratutto integrabile nei modelli culturali, perfino nei miti, che ogni età ha e anzi deve avere, per essere sana anche dal punto di vista del pensiero, dal punto di vista culturale ma anche psichico.

In ogni epoca l’uomo ha avuto un modello di universo al quale riferirsi, entro il quale inserire idealmente il suo percorso umano, nel quale incastonare anche pensieri, desideri, speranze. Con tutto ciò, la scienza non ha mai preteso di esaurire la possibilità conoscitiva dell’uomo, come ancora in quest’epoca a volte sembra porsi, da parte di poco avveduti suoi sostenitori. Eppure la scienza vive bene se non è totale, come ci insegna bene Hillman,

I miti cosmogonici ci situano nel mondo, ci coivolgono nel mondo. Le cosmogonie moderne (big bang e buchi neri, antimateria e spazio curvo in continua espansione senza meta) ci lasciano nel terrore e nella incomprensibilità priva di senso. Solo eventi casuali, niente davvero necessario. Le cosmogonie della scienza non parlano dell’anima e dunque non parlano all’anima, non le dicono niente sulle ragioni della sua esistenza (…) Affidare alle scienze fisiche la spiegazione delle origini e delle ragioni ultime della nostra esistenza potrebbe non essere la strada giusta.

J. Hillman, Il codice dell’anima

Dunque la scienza, l’astronomia, vivono bene se non vengono stravolti a compito che non sono loro propri. Se ritrovano la propria vocazione di filosofie naturali, possono dare un contributo forse ancora inedito e certo determinante all’intera avventura umana.

Ci lavoriamo, ci lavoreremo. Vedremo insieme come l’indagine del cielo e l’indagine sull’uomo sono state  – e sempre saranno – intimamente coniugate. Ecco perché stare con il naso in sù (e con i piedi per terra) è importante, è confortante, è sano.

Non per meno di questo, vogliamo fare astronomia.

Un augurio di felice (anzi stellare) 2016 a tutti i nostri lettori!

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