E’ davvero istruttivo rivolgere lo verso il centro del nostro “mondo”, ovvero idagare cosa accade nel centro di una galassia smisuratamente grande come la nostra, che è la “casa” per centinaia di miliardi di stelle. Abitiamo parecchio in periferia, lo sappiamo, ma ormai riusciamo a dare uno sguardo piuttosto accurato anche nei quartieri centrali, con l’uso degli strumenti moderni.

Crediti: NASA/CXC / Columbia Univ./ C. Hailey et al.

Ci aiuta Chandra, in questo compito: un telescopio spaziale che è riuscito ad identificare un “grappolo” di buchi neri (con masse di alcune decine di volte il Sole), probabilmente membri di sistemi stellari binari. Sono gli oggetti identificati dai circoletti rossi nell’immagine qui sotto, precisamente. Tutto questo accade in un intorno di appena tre anni luce dall’esatto centro della Galassia,  dove “abita” il buco nero supermassivo identificato come Sagittarius A*.

I circoletti gialli nella foto indicano invece sorgenti X che risultano (diciamo) un po’ meno massicce dei buchi neri, o anche nane bianche in sistemi binari. C’è da specificare, comunque, che i buchi neri sarebbero invisibili, se non fosse per il fatto che – essendo in sistemi binari – “rubano” massa alla stella compagna in un processo che genera una gran quantità di radiazione in banda X (e dunque, in questo modo, “si fanno scoprire”).

Alla distanza davvero enorme che ci separa dal centro galattico (superiore ai ventincinquemila anni luce, tanto per capirci), Chandra può scorgere appena i più luminosi tra questi sistemi binari. Il che rende legittimo pensare che in realtà dovrebbero esistere molti  buchi neri più di quanti riusciamo ad osservare, con emissione di raggi X più debole.

Insomma, tutto ci fa pensare ad una sovrabbondanza di buchi neri nella zona centrale della Via Lattea. Con il più grande, SagittariusA*, a farla da padrone, con una massa stimata superiore ai quattro milioni di volte il Sole. 

Tutto questo testimonia ulteriormente la grande complessità di un ambiente come la Via Lattea, una complessità che stiamo iniziando a comprendere pienamente soltanto oggi, con l’uso sinergico di strumenti come GAIA per la parte stellare, e Chandra (per esempio) per i processi ad alta energia.

Tutte tesserine di un quadro che andrà composto pazientemente, con il tempo. Perché se  è pur vero che di galassie ce ne sono tantissime, nella nostra c’è comunque un universo intero ancora tutto da scoprire.

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