Le nebulose planetarie sono tante e bellissime, e per la verità ci siamo ormai abbastanza abituati ad ammirarle. Questa però è particolarmente interessante, come vedremo a breve.

Ma cosa sono queste nebulose, prima di tutto? Lo sappiamo bene ormai, sono delle stelle che si avviano al termine della loro esistenza, espellendo gli strati superficiali e riempiendo così lo spazio di una inedita e irregolare bellezza. Tra queste, NGC 7027 (è questo il suo nome a catalogo) rappresenta una delle più piccole, brillanti ed anche di conformazione più curiosa, tra l’estesissimo catalogo delle nebulose.

La nebulosa NGC 7027 in tutta la sua particolare bellezza.
Crediti: NASAESAJoel Kastner (RITet al.Processing: Alyssa Pagan (STScI)

Occhio e croce, la nebulosa ha iniziato ad espandersi circa seicento anni fa, e per molta parte della sua storia, come da copione, ha espulso gli strati più esterni, proprio quelli che nell’immagine appaiono in colore blu.

Nei “tempi moderni”, tuttavia, per qualche ragione che non ci è nota, la nebulosa ha iniziato anche a buttar fuori gas e polvere (nell’immagine, in colore rosso) in direzioni molto specifiche, fino a creare una specifica configurazione che sembra avere quattro angoli.

Ed è proprio questa struttura che è stata mappata dalla Wide Field Camera 3, montata a bordo del glorioso Telescopio Spaziale Hubble, in un grado di dettaglio francamente impressionante (cliccate pure sulla foto, per constatarlo con i vostri occhi).

In queste pagine – i fedelissimi già lo sanno – spesso ritorniamo sulla rispettabilissima quantità di non conosciuto che vive ancora nel cosmo, per noi. Tanto per non perdere dimestichezza con la meraviglia, per non cedere alla noia del già saputo che è quanto mai fuori luogo in ambito astronomico. Ed allora questa è proprio l’ennesima occasione di imbatterci in un piccolo mistero.

Difatti, cosa veramente vi sia al centro della nebulosa è ancora ignoto: abbiamo in realtà una ipotesi, non confermata, riguardo al fatto che si potrebbe trattare di un sistema stellare binario, dove una delle due stelle riversa materiale su un disco che si trova intorno all’altra stella. Ma è una ipotesi, appunto. Potrebbe, appunto. Tutto può essere, e l’occasione è buona per cercare ancora: ma direi, per vivere innanzitutto la domanda, prima ancora di consolidare una qualsiasi risposta.

La nebulosa NGC 7027 si trova a circa tremila anni luce da noi, ed è stata scoperta già nel 1878 da Edouard Stephan utilizzando un riflettore da 800 mm all’Osservatorio di Marsiglia. Può essere già osservata con un piccolo telescopio (certo non con i risultati di Hubble, ma non per questo dobbiamo abbatterci).

A pensarci, le nebulose planetarie sono incredibili soprattutto per questo: i fenomeni che le generano sono appunto abbastanza noti, e sono di portata squisitamente generale. Si parla appunto di fase di nebulosa planetaria come momento di passaggio di intere categorie di stelle.

Eppure, la meraviglia è che ogni nebulosa si espande in una configurazione specifica, diversa da tutte le altre. Non è niente di magico o incomprensibile: semplicemente, le specifiche condizioni “locali” dove si espande il gas emesso dalla stella, la presenza eventuale di gas e polveri, di altri corpi celesti, rendono ogni evento veramente “unico”. Con i risultati che vediamo.

Non è un universo massificato, il nostro. Non è un posto dove le individualità si perdono, dove l’unicità non trova il suo spazio. Ogni diversità porta un suo carico irriducibile di ricchezza e di bellezza, e questo ci appare ormai vero in tutto il cosmo.

Da qui, fino all’infinito.

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