Perfino un asteroide può possedere una sua luna. La sonda Galileo, nel suo lungo viaggio interplanetario verso Giove nell’ormai lontano 1993, incontrò (e immortalò) due asteroidi.

L’asteroide 243 Ida e (a destra nell’immagine) la sua piccola luna Dattilo
Crediti: NASAJPLGalileo Mission

Quello che vedete è il secondo pianeta minore fotografato da Galileo. Si chiama 243 Ida e grande fu la sorpresa quando ci si accorse che possiede una luna tutta sua. Insomma, quel che pianeti anche grandi come Mercurio non hanno, a lui non è negato.

La luna, chiamata Dattilo, è davvero piccolina, larga poco più di un chilometro e mezzo (si potrebbe fare il giro in una manciata di minuti). Ida è più grande ma non di tantissimo, perché è una roccia lunga circa 60 chilometri e larga circa 25.

Ora si sa che molti asteroidi hanno delle lune proprie, Dattilo fu però la prima luna che si scoprì intorno ad uno di questi piccoli corpi del Sistema Solare.

Penso che una delle bellezze dello studio dell’astronomia, forse più che la giusta meraviglia destata da occasionali scoperte clamorose, che talvolta raggiungono perfino i telegiornali (tipo, la scoperta di un pianeta vicino, oppure la prima immagine di un buco nero), sono questi dettagli che si vanno ad incastonare delicatamente in un mosaico moderno estremamente variegato ed interessante.

Un mosaico di un universo complesso, intrigante, vivo, pieno di cose da vedere e da esplorare.

Come sarebbe stare su un sasso lungo qualche decina di chilometri? Che sensazione ne avremmo, potessimo camminarlo? Bello farsi queste domande, tutt’altro che oziose a mio parere. Bello lanciarsi – anche solo con l’immaginazione – nei centomila diversi panorami cosmici che oggi possiamo ammirare. E mettere un pezzettino di umanità, di nuova umanità magari, in ciascuno di loro.

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