Blog di Marco Castellani

Tag: MRO

Rientrare a casa

Sono due le lune di Marte, Phobos e Deimos. Il cratere Stickney è quello più grande in assoluto su Phobos (che pur essendo la più grande delle due lune, di suo vanta un diametro di appena 22 chilometri, niente a che fare con la nostra Luna).

L’imponente cratere Stickney, sulla luna Phobos.
Crediti: HiRISEMROLPL (U. Arizona)NASA

Essendo un cratere largo circa nove chilometri, Stickney occupa una buona parte della luna medesima, una parte così rilevante che si pensa che l’impatto da cui si è originato sia stato vicinissimo a provocare la disgregazione completa della piccola luna.

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Quel buco nella Luna…

La celebre “Base Alpha” di televisiva memoria…

Qualcuno se la ricorderà, o ne avrà sentito parlare: la base lunare Alpha, un insediamento scientifico umano costruito sul suolo lunare. No, non (ancora) nella realtà, ma nella celeberrima serie televisiva Spazio 1999. Per quanto sia una ipotesi suggestiva e ricorrente, questa della edificazione di una colonia lunare, forse non è però l’ipotesi più semplice, al fine di colonizzare il nostro unico satellite naturale.

Potremmo mai formare delle colonie, ad esempio, sotto la superficie lunare? 

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Chiaroscuro marziano (e non)

Sono le ombre a creare un bellissimo e drammatico effetto di contrasto tra chiaro e scuro, in questa illustrazione ad elevato dettaglio della superficie del pianeta Marte. L’immagine è stata acquisita il 24 gennaio di quest’anno per mezzo della camera HiRISE che si trova a bordo del Mars Reconnaissance Orbiter.

MarsHirise950 ESP 035143 1325

La sonda (MRO, in breve) è stata lanciata dalla NASA nell’agosto del 2005, ed è concepita per realizzare osservazioni del suolo marziano ad altissima risoluzione. Interessante il fatto che MRO ha già compiuto da tempo la sua ‘ordinaria’ missione scientifica , e gode adesso di un ‘periodo esteso’ durante il quella viene usata allo scopo di disporre di un canale di comunicazione con la terra per  altri esperimenti scientifici.

La scena occupa circa un chilometro e mezzo in ampiezza e si estende attraverso una duna di sabbia all’interno di un cratere. E’ stata “catturata” quando il Sole era appena cinque gradi sopra l’orizzonte, in modo che soltanto le creste delle dune si vedono in luce piena.Con il lungo, freddo inverno marziano che si sta avvicinando nell’emisfero sud del pianeta rosso, si possono scorgere zone di ghiaccio su parte delle dune…

Terminiamo con un esempio eccellente di chiaroscuro:  l’immagine che vedete qui sotto si deve a Geertgen tot Sint Jans (circa 1490), e si chiama Natività di Notte. Come potete capire dal confronto tra le due, non sembra del tutto ingiustificato parlare di un effetto di chiaroscuro anche per le immagini di Marte… Uno dei casi non così infrequenti nei quali l’immagine scientifica acquista valenze indubbiamente – in un certo qual modo – “artistiche” …

Geertgen tot Sint Jans 002

Elaborazione da APOD del 22 marzo 2014

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Occhi sulla diversità del suolo marziano

Ammettiamolo. Il panorama marziano è ben lungi dall’essere tutto uguale o terribilmente monotono… lo testimoniano bene le più di 750 osservazioni compiute  da una camera istallata su di una sonda in orbita intorno al “pianeta rosso”.

Per la precisione, le immagini provengon dall’ High Resolution Space Experiment installato a bordo del Mars Reconnaissance Orbiter, che per i suo meriti acquisiti “sul campo” più volte ha guadagnato l’attenzione degli articolisti di GruppoLocale.it.

panorama marziano

Uno dei panorami marziani presi da MRO (Crediti: NASA/JPL-Caltech/Università dell'Arizona)

Tali immagini sono state recentemente rilasciate e sono disponibili sia attraverso il NASA Planetary Data System come pure nel sito del team della camera. Le caratteristiche visibili nell’archivio di immagini testimoniano fuori di dubbio per una incredibile varietà di ambienti, che vanno da bizzarri terrapieni di strane fattezze, inseriti in crateri giganti, a dune ghiacciate, poi crateri deformati, strani crateri (apparentemente) artificiali, buchi che si allargano su fratture del terreno… insomma, uno scenario davvero da fantascienza (per rimanere in tema con il post precedente…)!

Il nuovo “pacchetto” di immagini porta a ben 1,4 milioni di immagini l’archivio di cui si parla, costruito nel corso di più di 14.200 osservazioni.Ogni osservazione è capace, per la sua definizione, di poter rivelare caratteristiche così minute come un comune mobile (qualora ci fosse!), in aree che coprono diversi chilometri quadrati. Già questo dato basterebbe a rimanere meravigliati dall’ingente quantità di dati che un solo esperimento moderno può “rovesciare” a Terra, portando le visioni di mondi lontanissimi sugli schermi dei nostri computer, con una nitidezza ammirevole.

La camera “responsabile” di tanta abbondanza di dati è uno dei sei strumenti a bordo della sonda, che ha raggiunto Marte nel 2006. Per informazioni sulla missione si veda il sito http://www.nasa.gov/mro

NASA/JPL Press Release

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Cento terabit di Marte

Alla vigilia del suo quarto anno di servizio, Mars Reconaissance Orbiter (MRO), l’ultimo satellite della Nasa dedicato allo studio di Marte, ha tagliato un traguardo decisamente storico nella cattura dati: 100 terabit, cento mila miliardi di bit. Oltre tre volte la quantità di dati raccolta da tutte le missioni spaziali messe insieme, non solo quelle su Marte, ma da ogni missione che ha oltrepassato l’orbita della Luna. Basti pensare che in 100.000 miliardi di bit sono racchiuse più informazioni che in 35 ore di video non compresso e ad altissima risoluzione o in 30.000 canzoni in formato mp3.  ”Ciò che colpisce di più non è la quantità di dati in sé, piuttosto la qualità di ciò che essi ci dicono circa i nostri pianeti vicini”, ha detto il Project Scientist del Mars Reconnaissance Orbiter, Rich Zurek, del Jet Propulsion Laboratory Nasa di Pasadena, in California.

“Questa enorme mole di dati significa in termini reali la migliore qualità e dettaglio delle immagini del suolo di Marte mai ottenuto e, per noi in particolare, la scansione dettagliata del sottosuolo effettuata dal nostro radar SHARAD” commenta a sua volta Enrico Flamini, chief scientist dell’ASI. “MRO ha alzato di molto l’asticella delle capacità di fornire dati per le missioni di esplorazione future.”

Il veicolo spaziale MRO è entrato nell’orbita di Marte il 10 marzo 2006, in seguito al lancio avvenuto il 12 agosto 2005 dalla Florida. Nel 2008 ha concluso la fase scientifica principale della missione e ora sta conducendo ricerche sulla superficie, il sottosuolo e l’atmosfera del Pianeta rosso. Il satellite ha un’antenna parabolica del diametro di 3 metri che utilizza per trasmettere i dati a terra con un flusso di 6 megabit al secondo. La sua dotazione scientifica si compone di 3 fotocamere, uno spettrometro per l’identificazione di minerali, un radar a penetrazione del sottosuolo e una sonda atmosferica.


La possibilità di trasmettere a terra una enorme quantità di dati permette a questi strumenti di osservare Marte con una risoluzione spaziale senza precedenti. La metà del pianeta è stata mappata a 6 metri per pixel e circa l’uno per cento del pianeta è stato osservato a circa 30 centimetri per pixel, quanto basta per distinguere oggetti della grandezza di una scrivania. Il radar, fornito dall’Agenzia Spaziale Italiana, ha “guardato” sotto la superficie del pianeta producendo 6.500 “observing strips”, campionando circa metà del pianeta.

Tra le scoperte più importanti realizzate dalla missione vi è quella riguardante l’azione dell’acqua sulla superficie di Marte e nel primo sottosuolo. Attività durata per centinaia di milioni di anni e che ha interessato sicuramente alcune regioni e forse l’intero pianeta, sebbene probabilmente a fase alterne. Il veicolo spaziale ha anche osservato i segni di una molteplicità di ambienti d’acqua, alcuni acidi altri alcalini, delineando la possibilità dell’esistenza di luoghi su Marte in grado di rivelare le prove di una vita passata, se mai ve ne sia stata.

Fonte: Media INAF

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Disponibili migliaia di nuove immagini di Marte

Migliaia di immagini di Marte provenienti da più di 1500 osservazioni effettuate dal Mars Reconnaissance Orbiter, sono state appena rilasciate e rese disponibili dalla NASA: queste ci mostrano una vasta gamma di colline, dune, crateri, strati geologici e altre interessanti caratteristiche del pianeta rosso.

La camera di High Resolution Imaging Science Experiment (HiRISE) sulla sonda ha acquisito queste immagini dal mese di aprile a quello di agosto, quest’anno. Il team della camera, all’Università dell’Arizona (Tucson), rilascia diverse immagini ogni settimana, e periodicamente rende pubblico un set esteso di nuove immagini, come quello che è stato appena rilasciato.

Questa immagine proviene dalla camera del High Resolution Imaging Science Experiment (HiRISE) camera sul  Mars Reconnaissance Orbiter e mostra i bordi del cratere Hale nella parte sud del pianeta.
Crediti: NASA/JPL-Caltech/University of Arizona.

Le nuove immagini sono disponibili all’indirizzo http://hirise.lpl.arizona.edu/releases/sept_09.php.

Ogni immagine completa da HiRISE copre una striscia di territorio marziano larga circa 6 chilometri, lunga da due a quattro volte la larghezza, e mostra dettagli fino alla larghezza di un metro.

Il Mars Reconnaissance Orbiter sta studiando Marte con un avanzato insieme di strumenti, fino dal 2006. Il lavoro svolto è stato ottimo: basti dire che finora ha riportato a terra più dati del pianeta di tutte quante le passate ed attuali missioni su Marte messe insieme!

NASA/JPL Press Release

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Una vista suggestiva del Victoria Crater

La camera ad alta risoluzione a bordo del Mars Reconnaissance Orbiter ci ha appena regalato una suggestiva immagie del cratere marziano che la sonda ha esplorato ormai per due anni. Quello che vediamo qui sotto è il Victoria Crater, visto da un’angolazione paragonabile a quella che si potrebbe godere osservando il panorama da una finestra di aereoplano. Alcune delle numerose immagini già acquisite, meno “angolate” di questa, hanno aiutato il team del rover a scegliere la traiettoria più sicura per Opportunity e hanno  contribuito proficuamente agli studi scientifici sul pianeta.

L’immagine del Victoria Crater ottenuta dalla camera HiRISE del Mars Reconaissance Orbiter
Crediti: NASA/JPL-Caltech/University of Arizona

Il Mars Reconnaissance Orbiter è occupato a studiare Marte – con un insieme di strumenti sofisticati – dal 2006. Non si può dire che in questo tempo non si sia dato da fare: difatti ha già inviato a Terra più dati riguardo al pianeta rosso di tutte le missioni passate ed attuali messe insieme!

NASA/JPL Press Release

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