Sono due le lune di Marte, Phobos e Deimos. Il cratere Stickney è quello più grande in assoluto su Phobos (che pur essendo la più grande delle due lune, di suo vanta un diametro di appena 22 chilometri, niente a che fare con la nostra Luna).

L’imponente cratere Stickney, sulla luna Phobos.
Crediti: HiRISEMROLPL (U. Arizona)NASA

Essendo un cratere largo circa nove chilometri, Stickney occupa una buona parte della luna medesima, una parte così rilevante che si pensa che l’impatto da cui si è originato sia stato vicinissimo a provocare la disgregazione completa della piccola luna.

I due satelliti naturali di Marte sono stati scoperti nell’agosto del 1877 da Asaph Hall. Va detto che la loro origine è una questione ancora aperta per gli astronomi. Il cratere messo così bene in rilievo dalla foto del Mars Reconnaissance Orbiter è chiamato così in onore della matematica Angeline Stickney, moglie di Asaph: la leggenda vuole che avesse proibito al marito di rientrare a casa fino a che non avesse scoperto il satellite del quale era sulle tracce.

Prendendo la leggenda per vera, è interessante ragionare su come la motivazione umana sia realmente un fattore decisivo per progresso della scienza. Certo non si auspica qui che i direttori degli osservatori astronomici proibiscano ai loro ricercatori il rientro a casa (se mi legge il mio, potrei correre dei bei rischi).

Piuttosto, cerchiamo anche in questo una giusta misura: forse, basta fermarci ogni tanto a considerare che mestiere incredibile stiamo facendo, perché ad essere veramente incredibile è il cosmo dentro il quale esistiamo (la nostra vera abitazione). Così è bello e necessario indagarlo e viverlo: e rientrare per questo stesso fatto, propriamente, a casa.

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