Gli ultimi raggi di un tramonto colto dall’orbita della Stazione Spaziale Internazionale, mentre orbitava sopra la parte più meridionale dell’America del Sud, ad una altezza superiore ai 430 chilometri.

Uno splendido tramonto osservato dallo spazio.
Crediti: NASA

La Stazione Spaziale Internazionale è veloce: compie ben sedici orbite terrestri nell’arco delle ventiquattro ore, così gli astronauti possono godersi ben sedici albe ed altrettanti tramonti.

Si avvicinano i tempi per una nuova stazione spaziale, stavolta non in orbita attorno alla Terra, ma alla Luna. Il progetto esiste già, si chiama Lunar Gateway, è stata pianificata dalla NASA, dalla Roscosmos (l’agenzia russa, ora ritirata per questa sciagurata ed inutile interruzione delle collaborazioni), dall’ESA (l’agenzia spaziale europea) e da JAXA (giapponese). La sua utilità è indubbia, come supporto per le missioni sulla superficie lunare, con e senza equipaggio. La costruzione dovrebbe iniziare già per il 2024. Potrebbe essere il primo vero passo per la colonizzazione dello spazio.

Speriamo solo che lo compia, se deve, un’umanità che si rende ormai conto del lavoro continuo necessario su sé stessa. Altrimenti, temo, esporteremo nello spazio il nostro entusiasmo inestricabilmente intrecciato alle nostre paure, ai nostri fantasmi, alle nostre strategie difensive e (perciò stesso) belligeranti.

E veramente a tutto questo – che ha fatto danni incalcolabili in Terra e continua a farne – dovremmo dire basta. Senza una rivoluzione pacifica sul nostro pianeta, non potremo toccare lo spazio senza inquinarlo. Pensiamoci ora, a questa rivoluzione. Siamo noi i primi che dobbiamo ogni giorno liberarci dalla violenza. E i nostri sforzi di liberazione interiore sono la fonte primaria delle nostre iniziative rivoluzionarie, dice la Carta della Nuova Umanità.

Godiamoci il tramonto dallo spazio. E pensiamoci adesso, a questa rivoluzione su terra, tanto quieta quanto necessaria. Improcrastinabile, per goderci diecimila altri tramonti.

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