Blog di Marco Castellani

Mese: Dicembre 2004 Page 2 of 3

Fondamenti di Astrofisica Stellare

E’ da poco liberamente disponibile su web un testo aggiornato e completo di Astrofisica Stellare, autore il Prof. Vittorio Castellani…

Il testo rappresenta l’aggiornamento di un volume edito da Zanichelli nei primi anni ’80. Tutti i capitoli sono stati rivisti e aggiornati dall’autore (…si’, mio stretto parente…!) allo stato attuale della moderna ricerca astrofisica.

Per la comprensione adeguata della parte matematica del testo sarebbe necessaria una preparazione almeno a livello di scuole superiori o universitaria, anche se (a mia opinione) diverse parti sono fruibili con profitto anche da appassionati senza una specifica preparazione in tal senso…

La pagina web che raccoglie i capitoli del libro e’ all’indirizzo:


http://www.mporzio.astro.it/~marco/AstrofisicaStellare/

L’autore del testo e’ contattabile attraverso l’indirizzo email che compare nella pagina stessa.

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Le comete

Gli scienziati credono che le comete siano fatte di sostanza residua dell'epoca in cui si crearono il sole ed i pianeti. Essi ritengono che milioni di comete orbitino intorno al sole come i pianeti….

Le loro orbite le avvicinano e successivamente le allontanano dal sole. Una cometa ? composta di ghiaccio sporco, polvere e gas. Quando una cometa si avvicina al sole, parte del ghiaccio inizia a fondere. Questo processo fa fuoruscire la polvere ed i gas che vengono poi spazzati via dai venti solari. Si crea cos? la coda della cometa. Ogni volta che una cometa si avvicina al sole una parte di essa fonde. Oltre un certo tempo essa scomparir? completamente. Una cometa non emette luce propria, ma il ghiaccio di cui ? composta agisce come uno specchio. Ci? che noi vediamo ? la luce del sole riflessa dalla cometa. Un esiguo numero di comete si avvicina tanto alla Terra che possiamo vederle ad occhio nudo. Ad esempio la cometa di Halley pu? essere ammirata dalla Terra ogni 76 anni.

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Sinfonia di colori nella nebulosa della Tarantola…!

Altre spettacolari immagini della nebulosa della Tarantola sono state appena rilasciate sul sito spacetelescope.org…

Le nuove foto sono elaborazioni compiute da un giovane appassionato, e mostrano davvero una spettacolare “sinfonia di colori”, senz’altro tra gli spettacoli piu’ suggestivi che il cielo del sud puo’ mostrare.

Le foto, con vario altro materiale interessante (tra cui alcuni filmati), sono disponibili al sito


http://www.spacetelescope.org/news/html/heic0416.html

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Una turbolenta e colorata regione della Grande Nube di Magellano…

La nebulosa della Tarantola e’ senz’altro una delle viste piu’ interessanti del cielo del sud…

Visibile anche ad occhio nudo nella Grande Nube di Magellano (LMC), un satellite della Via Lattea localizzato in direzione della costellazione Doradus, alla distanzadi circa 170.000 anni luce da noi, questa enorme nebulosa e’ il prototipo di quello ch gli astronomi chiamano una “regione gigante HII”: in questo complesso di gas e stelle molto calde e luminose, il gas e’ composto prevalentemente da protoni ed elettroni, che vengono tenuti separati dai fotoni ad alta energia emessi dalle stelle presenti nella regione…


http://www.eso.org/outreach/press-rel/pr-2004/phot-34-04.html

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Evoluzione dei telescopi con base a terra e nello spazio

Quasi tutte le ricerche e le scoperte astronomiche prima del 1950 vennero fatte da telescopi ottici con base a terra…

I progressi maggiori nelle osservazioni nel periodo 1900-1950 provennero dai telescopi situati nel Sud-Ovest degli Stati Uniti che utilizzavano metodi fotografici. Dopo la II guerra mondiale le tecnologie sviluppate per i radar e la missilistica vennero applicate all'astronomia, aprendo l'intero spettro elettromagnetico all'osservazione e permettendo l'esplorazione diretta del sistema solare. Questi progressi uniti al miglioramento del trattamento dell'immagine rivoluzionarono l'astronomia a tutte le lunghezze d'onda. Ad ogni modo nessun cambiamento di rilievo venne effettuato nella struttura del telescopio terrestre; nessun telescopio pi? potente di quello di Monte Palomar (1947) venne costruito. Al momento, il ritmo di sviluppo di telescopi nello spazio ? di gran lunga rallentato; futuri osservatori nello spazio pi? potenti di HUBBLE o simili saranno sempre pi? costosi e difficili da costruire. Si ? giunti alla conclusione che, per osservazioni visibili ed all'infrarosso, i nuovi ed avanzati telescopi costruiti in montagna offrono enormi potenziali di future scoperte a costi inferiori. Emissioni di luce di ampiezza superiore di una magnitudine a quella di HUBBLE possono essere ottenuti da terra permettendo una dettagliata analisi di deboli e distanti sorgenti luminose. Per di pi?, sfruttando le potenzialit? dei sensori pi? recenti e l'ottica computerizzata si pu? correggere il fenomeno dell'offuscamento causato dall'atmosfera terrestre e migliorare nettamente la nitidezza dell'immagine portandola ad un livello superiore a quello ottenuto da HUBBLE. I telescopi terrestri stanno entrando in un nuovo periodo d'oro.

Tradotto ed adattato da:

http://medusa.as.arizona.edu/lbto/whybuild/grbsspc.html


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Suggestive immagini VLT di due grandi galassie a spirale…


Le immagini delle piu’ belle galassie acquisite con i telescopi moderni, spesso risultano davvero “spettacolari”, come in questo caso…

E’ davvero difficile resistere allo charm di queste grandi strutture cosi’ “impressionanti”… Alcuni astronomi all’Osservatorio del Paranal (ESO), utilizzando il versatile strumento VIMOS montato al Very Large Telescope (VLT) hano fotografato due magnifici esempi di tali “universi isola”, entrambi appartenenti a costellazioni del cielo del sud, che prendono il nome da animali.

Ancor piu’ significativamente, entrambe le galassie risultano ospitare un particolare tipo di supernova, quella causata dall’esplosione di una stella di grande massa…



ESO press release

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Occhio alla gap…!


Un anello ben visibile all’interno della “Gap di Encke” (uno spazio vuoto tra le fasce di anelli di Saturno) e’ la principale attrazione di questa nuova immagine fornita da Cassini…

La “Gap di Encke” e’ una piccola divisione vicina all’estremita’ piu’ esterna degli anelli di Saturno, larga circa 300 chilometri. La piccola luna “Pan” (20 chilometri di estensione) orbita all’interno della gap e contribuisce a “mantenerla” cosi’ come e’. Sono anche visibili nella foto diverse “onde” prodotte dalla luna orbitante intorno a Saturno.

L’immagine e’ stata acquisita in luce visibile con la “narrow angle camera” della sonda Cassini il 29 ottobre di quest’anno, ad una distanza di piu’ di ottocentomila chilometri da Saturno…


Image Credit:
NASA/JPL/Space Science Institute


NASA/JPL

press release

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E se una stella passasse vicino al nostro sole?

E’ la domanda che si sono posti due astronomi…

E’ la domanda che si sono posti due astronomi, Ben Bromley dell’Universit? dello Utah e Scott Kenyon dell’universit? di Cambridge, e a cui hanno dato risposta utilizzando il super-cervellone del centro spaziale di Pasadena.
Riassumendo le loro conclusioni, nel caso di un passaggio ravvicinato di un sistema simile al nostro con il nostro, sono state queste:

1)I giovani pianeti si sposterebbero su orbite estremamente eclittiche, il che spiegherebbe Sedna
2)Creerebbe una scia di condivisione della fascia esterna di asteroidi di Kuiper, fino ad assestarsi in un involucro esterno misto di rocce, ghiaccio e polveri catturati vecendevolmente dai sistemi
3)Permetterebbe al sole di catturare un pianetino “alieno”!

Esiste secondo simulazione l’1% di possibilit? che Sedna sia un pianetino alieno. Bromley scrive: “Ci potrebbero essere migliaia di oggetti come Sedna al margine del nostro sistema solare … e forse alcuni di loro potrebbero essere stati catturati da un altro sistema solare”
L’ipotesi per quanto affascinante per il momento esiste solo nella simulazione.

Per l’articolo completo
http://www.utah.edu/unews/releases/04/dec/starencounter.html

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