Blog di Marco Castellani

Giorno: 7 Dicembre 2006

C’e’ ancora acqua su Marte?

Alcune fotografie NASA hanno rivelato la presenza di sedimenti chiari visti sulla superficie del pianeta, che sembrano suggerire che nel corso degli ultimi sette anni, sia avvenuto un trasporto di materiale ad opera dell’acqua…

“Tali osservazioni forniscono la più decisa evidenza finora prodotta, di come l’acqua ancora fluisca, in alcune occasioni, sulla superficie di Marte”, ha detto Michael Meyer, a capo del NASA’s Mars Exploration Program.


La forma dei sedimenti evidenziati nella figura (Credits: NASA/JPL/Malin Space Science Systems), sostengono alla NASA, è esattamente quella che ci si sarebbe attesi, se il trasporto del materiale fosse stato causato da un flusso d’acqua.

La scoperta è davvero notevole, ed è stata resa possibile dal confronto fotografico della stessa zona del pianeta, ripresa a distanza di alcuni anni. Se viene confermata, implica ben di più del fatto che vi sia stata acqua liquida sul pianeta, in qualche lontana epoca: implica infatti che al presente, sotto alcune condizioni, si verifichino ancora flussi di acqua sulla superficie di Marte, verosimilmente da acqua che proviene dagli strati interni del pianeta.

Davvero una scoperta incredibilmente importante, per la comprensione del nostro Sistema Solare, ed anche per lo studio delle possibilità che altri pianeti possano costituire un ambiente adatto alla vita!



NASA Press Release

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Grandi o piccoli che siano…

Un articolo appena pubblicato sulla rivista Nature, rivela come i processi all’opera nei buchi neri di ogni dimensione, dovrebbero essere assolutamente gli stessi, e dunque i giganteschi buchi neri “supermassivi” che spesso si trovano al centro di grandi galassie, sarebbero in realtà semplicemente versioni “riscalate” degli assai più piccoli buchi neri galattici…

Per molti anni gli astronomi hanno cercato di comprendere le similarità tra buchi neri di massa “stellare”, presenti anche nella Via Lattea, e i giganteschi buchi neri supermassivi, considerati il motore centrale dei nuclei galattici attivi (AGN).

In particolare, si ritiene che questi tipi così diversi di buchi neri, varino comunque allo stesso modo, forse però su tempi scala diversi, in dipendenza dalla massa del buco nero stesso. Se questo fosse confermato, sarebbe di grande interesse, poichè i ricercatori potrebbero determinare come variano gli AGN su tempi scala cosmologici studiando i buchi neri galattici, la cui magnitudine apparente è assai più elevata (essendo più vicini a noi), e la cui evoluzione dovrebbe pertanto essere ben più rapida.

I risultati di tale promettente studio, vengono pubblicati oggi sulla rivista internazionale Nature. Le osservazioni alla base di tale lavoro sono state condotte utilizzando il “Rossi X-ray Timing Explorer” della NASA e l’osservatorio in banda X di “XMM Newton”


PPARC Press Release

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