Gli scienziati hanno dibattuto riguardo l’origine delle pianure del pianeta Mercurio e del suo campo magnetico per oltre trent’anni. Ora, le analisi dei dati raccolte dal passaggio ravvicinato al pianeta effettuato dalla sonda Messenger a gennaio di quest’anno, hanno mostrato che i vulcani sono certamente coinvolti nella formazione delle regioni pianeggianti e suggeriscono anche che il suo campo magnetico sia attivamente prodotto nel nucleo del pianeta, e non sia solamente un “relitto” di antiche ere…

Gli scienziati inoltre hanno potuto dare le prime stime della composizione chimica del materiale
sulla superficie del pianeta. La piccola navetta ha determinato la composizione della sottile atmosfera di Mercurio, ha campionato le particelle cariche (ioni) vicino alla superficie del pianeta, e dimostrato nuove connessioni tra gli insiemi delle osservazioni e le caratteristiche dei materiali sulla superficie di Mercurio.

 

Una bella immagine di Mercurio forinta dal Messenger. Crediti: NASA/Johns Hopkins University Applied Physics Laboratory/Carnegie Institution of Washington

 

La controversia sopra l’origine delle zone pianeggianti di Mercurio iniziò addirittura nel 1972 con la missione Apollo 16, che suggerì come alcune zone pianeggianti sulla Luna siano derivate da materiale emesso a seguito di grossi impatti. Quando il Mariner 10 mappò poi simili zone sulla superficie di Mercurio, tre anni più tardi, alcuni ricercatori pensarono che gli stessi processi fossero all’opera. Altri ritenevano che le zone pianeggianti di Mercurio derivassero da lava eruttata, ma l’assenza di altre caratteristiche vulcaniche nelle immagini finora a disposizione avevano precluso che la teoria guadagnasse ulteriori consensi: i nuovi dati mostrano inequivocabilmente che l’attività vulcanica ha avuto un ruolo non trascurabile nella formazione delle strutture in esame su Mercurio.

Messenger Press Release

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