Blog di Marco Castellani

Giorno: 10 Giugno 2013

Crisi

Arrivando a trattare questa parolina dai grandissimi significati, crisi, non riesco ad evadere prima di tutto da una suggestione musicale. C’è un album di Mike Oldfield che si chiama appunto Crises. Il nome è poi quello di una suite di circa 20 minuti che occupa la prima parte del lavoro. Sicuramente i più conoscono l’album non da questo brano, ma dalla canzone che apriva (avremmo detto un tempo) il secondo lato dell’album, quella splendida Moonlight Shadows che oltre ad essere diventata una canzone simbolo degli anni ’80 è stata anche ispirazione per l’omonimo racconto di Banana Yoshimoto.

Non posso non partire dall’album anche perché nello svolgimento musicale della suite c’è secondo me un accenno di risposta, una indicazione come di atteggiamento. Cercherò di concentrarmi non tanto sulle qualità dell’album – che sono molte – ma di approdare alla trattazione di questa parola.

jap_garden_oct3-2
Accettare il disagio, non resistergli, vuol dire ricominciare già
a vedere i colori…
(Crediti: ahp_ibanez su Flickr, licenza CC)

Basta guardare sul dizionario per accorgersi che Crisi abbraccia sostanzialmente due ambiti, quello sociale e politico e quello personale. Siamo abituati a ragionare in modo da vedere questi due significati come diversi, separati e con scarse interazioni. C’è però un pensiero diverso, che vede invece i due aspetti come differenti manifestazioni di una unica cosa. Che entrambi possono essere abbracciati dal guardare la crisi (personale o sociale) come una opportunità. 


Crisis, crisis – I need you on my side cause there’s a crisis.
And you can’t get away

La crisi punge tanto più forte quanto più si cerca di allontanarla. Proprio perché nasconde una opportunità è necessario lasciarla venire, lasciarsene inondare. Osservare. E aspettare.

The watcher and the tower
Waiting hour by hour.

Non fare più resistenza. Osservare (The watcher) e aspettare (Waiting hour by hour)

A volte è questo. Uno cresce, cambia. Si modifica. E le cose che andavano bene prima, non vanno più bene. O comunque sia, si rende necessario un cambiamento. Ecco, senza entrare in uno stato di crisi, difficilmente saremmo disposti alla scomodità di un cambiamento. Certo, a parole lo saremmo, ma siamo onesti: chi vorrebbe davvero abbandonare la propria zona di conforto che magari si è costruito in tanti anni, magari con dedizione e buona volontà, se non fosse spinto dal disagio? Da un misterioso quanto acuto e persistente disagio?
Anche qui il lavoro (il mio lavoro, almeno) è essere disposti a vedere nella crisi una opportunità. La vita mi sta chiedendo di più che rimanere nel solito binario, nel consueto tapis roulant. Può darsi che io ancora non sappia esattamente come cambiare, in che direzione… può darsi (ammettiamolo) che io non lo sappia affatto. 

Però è veramente bellissimo, è liberatorio, per intanto, non censurare la domanda. Ammettere il bisogno, dirlo, dichiararlo. Farlo risuonare. 
La cosa più asfissiante è infatti censurare il proprio bisogno, seppellirlo sotto una coltre di (magari) pie intenzioni e di (anche) devote convinzioni. Dimenticando che siamo creature, davvero, bisognose di tutto.

Così la crisi viene e se tu non fai muro, ti cambia. Muti pelle e per quanto sia doloroso, è più doloroso opporsi. Non sai dove arriverai ma intanto non blocchi il cambiamento, non ostacoli. Se c’è da soffrire, va bene, soffri. Lo fai non stoicamente (per carità!), ma per il presentimento di una felicità maggiore, in futuro. Per un compimento più grande. In termini della saggezza cristiana, è accettare la croce.

E la promessa è questa. Qualcosa che ti dice, quasi contro la tua volontà (che tu vorresti chiuderti nel tuo piccolo mondo di piccole sicurezze, magari anche buone ma piccole), che ti dice, ecco, la vita è più di quanto avevi previsto.

Loading

M82, la magnifica

Cigar

Eccolo. Un magnifico e meraviglioso mosaico creato da diverse immagini della galassia starburst chiamata Messier 82 (M82). E’ una galassia in cui il processo di formazione di nuove stelle è non solo ancora in atto, ma è anche eccezionalmente violento, tale da consumare in fretta le sue riserve di gas. M82 si trova a circa 12 milioni di anni luce da noi, ed è un ottimo esempio di tale tipo di galassie. Ed è anche molto bella… 😉

Crediti foto: NASAESA and the Hubble Heritage Team STScI/AURA). Acknowledgment: J. Gallagher (University of Wisconsin), M. Mountain (STScI) and P. Puxley (NSF).

 

Loading

Telescopio Spaziale Hubble, ecco come si rivela la bellezza

Vi siete mai chiesti come si ottengono tutte le bellissime immagini che ci ha regalato finora il Telescopio Spaziale Hubble, nel corso della sua onorata e lunga carriera? Sono spesso panorami celesti tali da farci rimanere a bocca aperta! Come fanno dunque i dati “grezzi” acquisiti da Hubble ad andare a comporre una di quelle immagini bellissime, come quella di Arp 274, presentata qui sotto? E’ davvero un processo interessante, se teniamo conto che – propriamente parlando – le camere a bordo di Hubble non acquisiscono immagini a colori: contano soltanto i fotoni nelle diverse bande fotometriche.

Il tripletto di galassie Arp 274.

Il tripletto di galassie Arp 274. Nella (bella) immagine sembrano parzialmente sovrapposte, ma in realtà sono a distanze diverse. Crediti: NASA, ESA, M. Livio and the Hubble Heritage Team (STScI/AURA)

Al proposito, il team di Hubble ha prodotto un video nel quale viene mostrato il processo per cui si crea una immagine stratosferica come quella di Arp 274. E’ in inglese, naturalmente, ma può valera lo stesso la pena di vederlo: ci dà un’idea interessante di cosa avviene “dietro le quinte” e come funziona la “galleria estetica” forse più importante del mondo…

Le immagini a colori provenienti da Hubble sono ottenute dalla combinazione di immagini in “bianco e nero” acquisite attraverso i vari filtri. Per una immagine, di solito la sonda deve prendere tre foto diverse, una attraverso un filtro rosso, una per il verde e una per il blu. Ognuna di queste foto deve poi essere inviata a Terra, dove le varie sequenze sono finalmente combinate in una immagine a colori. 

Questo sarebbe già sufficiente. Consideriamo però che Hubble dispone in realtà di una quarantina di filtri nelle diverse bande, che vanno dall’ultravioletto (più “blu” di quanto i nostro occhi non possano vedere) fino all’infrarosso (più… “rosso” del rosso, in pratica). Questa grande disponibilità di dati nelle diverse bande fornisce al team che produce le immagini una grandissima flessibilità, permettendo loro di “portare in luce” qualsiasi informazione sia rintracciabile nei dati. Come pure, di tanto in tanto, di prendersi qualche leggera “licenza artistica” … 😉

Da un articolo su Universe Today

Loading

Powered by WordPress & Theme by Anders Norén