Potrebbe essere un delizioso quadro di colori pastello, una fantasia suggestiva di un ispirato pittore. Invece è un’immagine reale della macchia rossa di Giove, acquisita nell’ormai lontano 1979 dalla sonda Voyager 1, quando era praticamente all’inizio della sua insospettatamente lunghissima missione. Le sfumature, soprattutto quelle sul lato sinistro in alto, sembrano costituire davvero un tocco artistico d’eccezione, per una elaborazione astratta di innegabile fascino.

Macchia rossa Giove

Crediti: NASA, JPL; Digital processing: Björn Jónsson (IAAA)

Invece è Giove, appunto. Notate lo splendido dettaglio che la sonda – con tecnologia anni ’70 – era già in grado di restituire ai nostri occhi.

La sonda Voyager 1 è attualmente il manufatto umano più lontano che ci sia, con i suoi più che rispettabili diciannove miliardi di chilometri da casa. Trovo sorprendente, assolutamente sorprendente, il fatto stesso che – a questa distanza e dopo tutto questo tempo – il collegamento con la sonda sia ancora attivo. Potete vedere l’immagine (di cui ho fatto un ritaglio, secondo il mio gusto artistico) come riportata dal sito APOD pochi giorni fa.

Era appunto il mese di gennaio 1979, quando la sonda Voyager 1 iniziava ad acquisire fotografie del pianeta Giove, e ben presto la qualità delle immagine fornite dalla sonda superava quelle migliori disponibili da Terra. La Voyager 1 completava il suo incontro con Giove all’inizio di Aprile, dopo aver acquisito circa 19.000 immagini, insieme a molte misure scientifiche. Pochi giorni dopo era la Voyager 2 a riprendere l’incarico di mappare Giove, fino al mese di Agosto.

Insieme le sonde inviarono a Terra più di 33.000 immagini di Giove e dei suoi cinque satelliti maggiori. Un gran lavoro, che evidentemente non esauriva l’entusiasmo e la spinta propulsiva delle due sonde, che – dopo decenni, giunte al margine del Sistema Solare – continuano ad inviare dati.

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