Uno dei commenti più limpidi e belli sulla recentissima scomparsa di Pino Daniele, a mio avviso, è quello del nostro Luca Parmitano su Twitter
La tua musica mi ha fatto volare molto prima che diventassi un pilota. E molto più in alto di dove giungerò mai. Ciao Pino. Grazie.
— Luca Parmitano (@astro_luca) January 5, 2015
Non c’è bisogno di spendere molte parole, il rischio della retorica è sempre alto in queste situazioni, proprio quelle in cui la evidenza forte della vita – e della sua fine terrena – impongono semmai una riflessione personale e un silenzio di meditazione. Però forse c’è spazio per un omaggio, per usare le parole al fine di dare un tributo. Ed è proprio Luca che mi consente un aggancio allo spazio, al cielo. Perché la musica è legata al cielo, comunque. E’ l’arte. E’ quello che ci fa alzare la testa, ci fa tornare a guardare le stelle.
Io sono proprio convinto che l’Italia, tra tutte le altre cose, è terra di musicisti. Oltre i vecchi steccati, le separazioni tra generi musicali, i talenti sono tanti e si allargano a discipline come la classica, il jazz, la musica popolare e contemporanea. Non sono assolutamente un esperto, per cui vi risparmio le disquisizioni teoriche, ma quello che c’è di più caro, di più intimo, che unisce tutti i nostri musicisti, che ci aiutano a guardare in alto, è questa cantabilità del tutto propria del nostro bellissimo paese. Il ritmo ce lo insegnano gli anglosassoni, magari (certe volte). Anche certe sperimentazioni. Ma la cantabilità, no: quella è nostra ed è anzi intimamente nostra. E’ qualcosa che passa attraverso Puccini, coinvolge i bellissimi dischi dell’ultimo Battisti, passa per delle dolcissime melodie di Mango, e naturalmente in tante stupende canzoni di Pino Daniele. E tantissimi altri.
Così ora, nel cielo, c’è più musica. E noi abbiamo, forse, un motivo in più per guardare in alto, per cercare la musica tra le stelle…
Ciao Pino, riposa in pace.
Lascia un commento