Il mondo, in fondo, è come lo si guarda. L’esperienza che abbiamo di questo universo, è fortemente dettata dai nostri stessi sensi, e da come li usiamo. E’ il modo di guardare tutto, che fa la differenza.

Ce lo dice anche un pianeta nano come Plutone. Siamo abituati a pensarlo in tanti modi, più o meno tutti grigi. Non siamo certo abituati a pensarlo… così.

Crediti immagine: NASA/JHUAPL/SwRI

Eppure è lui, è Plutone. Tutto vero. Certo, è un Plutone decisamente psichedelico, potremmo dire. Gli scienziati della sonda New Horizons – alla quale dobbiamo le migliori immagini di questo corpo celeste, da qui sicuramente a moltissimi anni – hanno applicato una tecnica detta di analisi delle componenti principali (una faccenda matematica che, detto di passaggio, usiamo anche noi per lavorare sui dati del satellite Gaia), al fine di generare una mappa di colori capace di porre in risalto, per l’occhio umano, anche i più piccoli particolari, enfatizzando la diversità di ambienti che si trova anche e perfino in questo quasi-pianeta, sicuramente molto più ampia di quanto ci saremmo mai aspettati.

L’immagine grezza – poi sottoposta a questo evocativo processo di colorazione – è stata presa da una distanza di circa 35000 chilometri, veramente pochissimo considerato che la distanza Terra è tale, che la sonda New Horizons ha impiegato più di nove anni di viaggio a percorrerla!

E’ un Plutone suggestivo ma finto, saremmo tentati di pensare. Eppure non è così semplice. E’ una realizzazione di Plutone, come potrebbero fare i nostri occhi se funzionassero in maniera un po’ diversa. I cosiddetti falsi colori usati in tante immagini astronomiche, infatti, spesso ci consentono di percepire dei particolari che altrimenti andrebbero persi. Se è un trucco, non è di quelli che ci portano a percezioni errate.

Sotto sotto, iniziamo a capire che pensare il mondo in un modo solo è appena una semplificazione della mente, che tende a ridurre a concetti semplici e facili da maneggiare, anche l’irriducibile poliedricità e diversità del mondo fisico. Dal quale ci piovono incessantemente messaggi alle più diverse lunghezze d’onda, con i quali possiamo organizzare moltissime diverse rappresentazioni (tutto questo, senza ancora scomodare la fisica quantistica e il nostro ruolo attivo nella costruzione del mondo).

E quale che sia la “dominante”, di queste rappresentazioni concorrenti, spesso è questione di gusti. Ovvero, in ultima analisi, è qualcosa di ultimamente misterioso (e molto umano) che decide di come io vedo il mondo. Qualcosa che ha a che fare, se vogliamo arrivare alla radice, perfino con il mio umore, con i miei stessi pensieri.

Ed è esperienza di tutti, che una mente pulita e libera, aperta alla possibilità, vede il mondo con molto più colore e molta più bellezza.

Anche un viaggio fino a Plutone, se serve, ce lo può confermare. Tanto che verrebbe da dire, esagerando solo un po’, che è anche per questo, che ci mandiamo le sonde.

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