Blog di Marco Castellani

Categoria: scienza

Certi di cose mai viste

A volte ci sono delle cose che mi confermano nella scelta di essere scienziato, mi confortano, mi tolgono dei dubbi.
Non sono un grande fan del razionalismo, della illuministica pretesa che la scienza spieghi freddamente il mondo, e che altro non si possa dire. Prima di tutto è una posizione che non mi conforta, non spiega quello che vedo fuori di me – non ne spiega appena la semplice l’esistenza – ma soprattutto non spiega quello che è dentro di me. Non mi dà possibilità di un significato che mi riempia. La sete di infinito, il desiderio smisurato di abbracciare tutto il cosmo, l’anelito alla bellezza, che pur convive con la dolorosa consapevolezza dei miei limiti. Se la scienza è fredda no, non mi interessa. Se l’avventura del conoscere prescinde dal cuore dell’uomo, non mi interessa, non mi piace, mi fa venir freddo, mi fa sentire solo.
Se invece la scienza è una avventura conoscitiva che coinvolge il cuore, che mette in gioco tutto, che non trascura il mistero e coltiva lo stupore di fronte al cosmo, allora mi piace, mi coinvolge, mi appassiona. 
Detto così potrebbe sembrare una scelta logica, ponderata, dettata da una impostazione decisa in partenza. E invece no, per me è istintiva, è una questione di caldo o freddo, di possibilità di pace – con le cose, con le persone – o (tragicamente) di guerra, di continuo disamore e disillusione.

Il tunnel di LHC al CERN
(Crediti: Julian Herzog, CC BY-SA 30)

Così ho davvero gioito stamattina quando mi sono imbattuto nell’intervista a Lucio Rossi, fisico del CERN, pubblicata sul sito di Tracce con il titolo Certi di cose mai viste (qui metto il link con le mie evidenziature). Si imparano tante cose dalla lettura attenta dell’intervista. Ma soprattutto si impara che quello che il tuo cuore attende, esiste. Si impara che la conoscenza scientifica non è che parte di una avventura umana, umanissima, perché facendo scienza non devi sacrificare il tuo cuore, non devi metterlo da parte in funziona di una malintesa oggettività. Ecco, quello sarebbe il freddo, l’aridità! E quanta gente invece – compresi insigni cattedratici – ci vorrebbero insegnare questo! A seguire il progresso – freddo ed impersonale idolo – e (in fondo) a non sperare niente! 

… si è sfilato il destino. Viviamo come se non ci fosse più, la realtà non mi indica nulla. E’ per la mancata consapevolezza di un destino che prende il sopravvento anche l’ansia di controllo.” Più non riconosco un fine ultimo delle cose, del mondo, più mi affido ansiosamente al “controllo” come ultima illusione di stare aggrappato al reale, ad un reale però sempre più incomprensibile, perché in fin dei conti lo penso come governato dalla casualità.
E paradossalmente – ma non troppo – è quando si nega il fine che si diventa moralisti. “Che cos’è il moralismo? Quando rimuovi l’origine ma pretendi di tenere im comportamento. Che siccome non regge necessita di una gabbia: la legge”
“Non appena ti muovi affermi che qualcosa vale.” Ecco la risposta. C’è un giudizio di valore. Qualcosa vale, altrimenti non mi muovo, sono fermo, bloccato.
C’è tanto altro, ma ognuno se vuole lo scopre da sè. Io da questa lettura ne esco confortato. Contento di essere scienziato, e – permettete – contento di essere italiano. Contentissimo che ci siano ad alto livello scienziati italiani con un cuore, con la passione di giocare le esigenze del cuore nell’incontro con il reale. La parte più belle e nobile di questo mestiere. 
L’unica cosa a dargli senso, secondo me.  

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Osservazione e stupore…

Non è stato per niente difficile. E’ bastato ricercare nei plugin di WordPress, il “motore” di GruppoLocale.it, uno che permettesse di allestire un forum. Ecco che WP Forum Server si è dimostrato pienamente adetto alla bisogna.

Così da qualche giorno GruppoLocale ha il suo forum. Certo, di gruppi di discussione di astronomia ve ne sono diversi, anche in italiano. Anche per questo avevo aspettato… tuttavia l’idea di avere qualcosa proprio integrato nel sito, e anche configurabile con la massima libertà, alla fine mi ha convinto.

Ne sono contento, perchè stanno venendo fuori delle discussioni proprio belle: intendo, che fanno pensare, che aiutano anche a me a riflettere sul mestiere dello scienziato. Ecco un estratto (di un argomento che mi è molto caro, quello del ruolo dello stupore nel conoscere) che riprendo dalla sezione “In cattedra”, che tratta di tematiche relative all’insegnamento e alla divulgazione.

More about Solo lo stupore conosce

E’ una cosa bella il doppio, anche perché non avevo pensato nemmeno a questa sezione, all’inizio.  E poi è stata fin dall’inizio un’avventura condivisa: devo ringraziare almeno tre persone, Daniela, Sabrina e Gloria (le trovate facilmente nel forum, se volete), che hanno creduto alla bontà di questa idea e si sono applicate con suggerimenti e aiuti, e soprattutto lasciandosi “divertire” e prendere dalle prime discussioni … Grazie!!

Quote from anglo on September 9, 2010, 17:29
Il cielo è bellissimo e misterioso, ma l’uomo che lo guarda lo è 100 volte di più.
Perciò grazie! Per i misteri che ci svelate, per la bellezza che ci mostrate, per il grande pezzo di realtà che ci fate conoscere… ma soprattutto grazie perchè vi stupite.
ciao ciao
gloria
Miei cari (anzi mie care..),
ripercorrendo i vostri bellissimi interventi, nel tentativo di formulare una “risposta” comune, trovo facilmente un filo rosso che li unisce, ed è proprio quello che è sommamente caro anche a me, ossia la meraviglia e lo stupore. E’ bello che nelle motivazioni per seguire la strada della “scienza dei cieli”, questi siano stati da tutte voi tenuti in grande considerazione, è bello perchè fa l’uomo più “uomo”… un uomo che segue e ascolta i desideri del cuore (ciò che ci spinge a desiderare grandi cose, mi insegnano, è proprio il cuore).
La mia massima preferita è legata a questo, “Solo lo stupore conosce” (di Gregorio di Nissa), che poi è anche il titolo di un bel libro sull’avventura della ricerca scientifica. Io penso infatti che la passione e lo stupore debbano essere coltivati in ogni fase di questa avventura, e in massimo grado nel percorso educativo (come mi confermate voi tutte), solo questo porta a guardare l’oggetto del conoscere con occhi spalancati e vero desiderio di apprendere, solo questo mette davvero in gioco…
E’ vero, un essere umano che si stupisce è spettacolo esso stesso.. quasi più dell’oggetto della sua indagine. Non voglio essere polemico, ma a mio avviso il vivere attuale sembra sospingere lo stupore fuori dall’ambito dell’interesse umano, sostituendolo con l’efficienza, e la meditazione con la prestazione (lo so, qui pesco dalla lettura di Hadjadj!) …. in una contabilità ultimamente triste e senza prospettive. Invece lo stupore va custodito e protetto, è una molla di una capacità incredibile, per l’apprendimento… e per la vita!
Scusate se mi sono dilungato un pochetto… ;-)
Marco

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Il papa alla Sapienza: una occasione perduta?

Peccato, verrebbe da dire. Nella vicenda della mancata visita del Papa alla Sapienza, forse si è semplicemente persa un’occasione. A perderla, a parere di chi scrive, è proprio la cultura “laica”, dunque aperta al confronto, rispettosa delle varie posizioni, dei diversi orientamenti. Invece dell’accoglienza, ha prevalso la paura e l’atteggiamento “censorio”, dunque ha perso, in ultima analisi, proprio la tanto ostentata laicità della scienza.

Che dire? Speriamo, per una prossima volta, in scienziati e docenti davvero laici

Il papa alla Sapienza: una occasione perduta? :: GruppoLocale.it

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Ma lo scienziato non è solo uno specialista…

Mi sono imbattuto per caso in un articolo di Alberoni, che mi ha fatto riflettere, e mi sento interpellato particolarmente, a motivo del mio mestiere di scienziato (certo che suona un po’ come una parola grossa..)

Insomma, dice una cosa che è proprio giusta, per me:

“I grandi scienziati che hanno buttato le basi delle scienze naturali, come Linneo e Buffon, avevano una formazione classica, Hegel possedeva una cultura enciclopedica, Pareto non era solo un grande economista, ma uno storico, un antropologo, un sociologo. E molto spesso trovavi persone di amplissima cultura fra i medici, gli avvocati, gli ingegneri, i magistrati, i giornalisti, i politici. “

(qui c’e’ l’articolo completo)

Sono smodatamente d’accordo con lui: dovremmo riprendere la concezione dello scienziato non come un tecnico, ma come un indagatore appassionato del reale. Che non può prescindere dagli altri aspetti della cultura, della società che lo circonda, nella quale vive ed opera.

Queste parole mi fanno bene perchè ho sempre sentito con un disagio profondo la spinta al tecnicismo esasperato. Ho provato anch’io a cercare l’efficienza nel delimitare la mia indagine ad un campo di lavoro ben ristretto, definito. Con dei confini chiari…. ma curiosamente, proprio quando pensavo di aver sistemato gli strumenti adatti, mi sfuggiva tutto dalle mani, l’interesse scemava, mi sentivo annoiato… Ma capisco che è bene che sia così, che mi senta spinto ad allargare, ad interessarmi a spettro più largo.

D’altra parte credo mi sia passata da mio padre, questa inclinazione: pure essendo uno scienziato ben “affermato” nel suo campo, non ha mai smesso di interessarsi a cose diverse, alla cultura, alla storia….

Insomma, lo scienziato non è solo scienziato, è un uomo abituato alla curiosità (il bello della scienza è forse proprio che ti abitua a questo) . E meno male…! 😉

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