Blog di Marco Castellani

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Cassini, un minuto in sala controllo

E’ sempre bello – e forse ci hanno troppo poco abituati a questa bellezza – leggere la scienza seguendo il filo rosso dell’umanità degli scienziati che la fanno. Allora l’impresa scientifica, potremmo dire, perde molto della sua supposta freddezza e ritorna immediatamente una avventura propriamente viva, pulsante, palpitante.

D’accordo. La scienza si compone certo di raccolte di dati ed analisi rigorose e pazienti, ma non è tutto qui. Non è mai stato tutto qui. La spinta a conoscere e capire è una spinta anche emotiva che sorge dalle profondità dell’animo umano, e non è appena una fredda istanza di sistemazione e catalogazione del reale (senza scomodare qui la fisica quantistica, che ci ha mostrato al di là di ogni dubbio, come osservare un sistema senza farsi coinvolgere in esso sia un atto di per sé impossibile, oltre che opinabile).

Per questo vogliamo ritornare sull’epopea della sonda Cassini, appena conclusa nel suo “Gran Finale” (il tuffo nel pianeta Saturno) proponendo un video che mostra gli ultimi istanti della sonda vissuti dalla sala di controllo della NASA.

Come ha detto Thomas Zurbuchen (NASA),

“Questo è il capitolo finale di una missione fantastica, ma è anche un nuovo inizio. La scoperta fatta da Cassini di mondi oceanici su Titano ed Encelado ha cambiato ogni cosa, scuotendo le nostre opinioni alla radice riguardo luoghi sorprendenti per cercare le possibilità della vita al di là della Terra”

E’ innegabile che questo ci possa coinvolgere, come ha coinvolto le persone che per anni si sono dedicate alla cura della sonda, si sono introdotte nel percorso di Cassini e ne hanno condiviso in tempo reale le scoperte e le difficoltà.

Quel che è interessante, sotto l’aspetto più squisitamente scientifico, è che la sonda ha effettivamente continuato a mandare dati a Terra anche nella sua discesa finale verso il pianeta, e questi dati assai preziosi – ed evidentemente unici – saranno analizzati con cura nelle prossime settimane. Saranno di importanza rilevante per comprendere i processi che accadono nell’atmosfera del pianeta, e ci aspettiamo che ci forniscano importanti dati riguardo la formazione e l’evoluzione di Saturno stesso.

Cassini è qui, potremmo dire! L’ellisse indica la posizione sul pianeta Saturno dove la sonda si è tuffata nell’atmosfera del pianeta, da dati visuali ed in banda infrarossa, sempre di Cassini. Crediti: NASA/JPL-Caltech/University of Arizona

Una storia che continua, oggi più che mai. Ricordiamoci infatti che sebbene Cassini ci abbia appena salutato, la grandissima mole di dati che ci ha consegnato nel tempo della sua missione terrà occupati gli scienziati ancora per molti anni.

La storia di scoperte che ci ha regalato Cassini, in altre parole, non è affatto conclusa. Anzi, è appena iniziata.

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L’ultima foto di Cassini

Come previsto, ieri mentre gli italiani si stavano alzando da tavola o stavano lasciando la mensa aziendale (poco prima delle due del pomeriggio), la sonda Cassini concludeva la sua lunga e gloriosa epopea, tuffandosi dentro l’atmosfera di Saturno, per avviarsi a scomparire dentro il pianeta medesimo.

Il segnale finale ha impiegato circa 83 minuti ad arrivare a Terra, anche se in realtà l’ultima foto è stata scattata alcune ora prima, e comprende come è ovvio la zona di impatto, situata in realtà nella parte non illuminata del pianeta.

Ultima instantanea per Cassini (Crediti: NASA, JPL-Caltech, Space Science Institute)

Una foto destinata – per ovvie ragioni – a rimanere storica. 

La sonda si è lanciata dentro l’atmosfera di Saturno alla rispettabile velocità di oltre 110.000 km/h, lasciandosi dietro un lavoro durato molti anni. Ed ancora per molti anni a venire, è assai probabile, tutto quello che sapremo su Saturno e dintorni, lo avremo dovuto a lei, a Cassini.

Ripercorrere le meravigliose immagini che ci ha donato, è rendersi conto in maniera visiva di quanto importante sia stata la sua lunga missione.

Qualcosa che non si potrà dimenticare tanto presto. Ciao Cassini, il tuo lavoro rimane, e rimarrà per molto tempo, come conoscenza viva e vibrante del nostro Sistema Solare, dei suoi pianeti, delle sue lune. Grazie a te, un pezzetto di universo – quello più vicino a casa nostra – è molto più chiaro di quanto poteva essere prima che tu partissi.

E di questo te ne dovremo essere riconoscenti, negli anni a venire.

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Arrivederci, Cassini!

Ci siamo. Stavolta ci siamo davvero. Il giorno è arrivato. Oggi la sonda Cassini diventerà parte integrante del pianeta Saturno, dopo anni ed anni passati ad esplorarlo, ad inviarci foto veramente meravigliose del sistema degli anelli, a curiosare tra le sue lune…

E’ il “Gran Finale” per una sonda che è stata assolutamente un successo, in termini scientifici e anche per l’interesse totalmente umano che le splendide immagini che arrivavano a Terra, hanno sempre destato.

Questo non è – non vuole essere – un resoconto impersonale e distaccato di quello che sta avvenendo in queste ore (sicuramente ne potete trovare molti, in rete). E’ innegabilmente, irresistibilmente, un accenno anche emotivo a una missione di scoperta a cui ci siamo affezionati, nel tempo, tanto che il fatto che ora debba concludersi ci lascia un po’ trepidanti, un po’ grati, un po’ anche tristi. Ma è andata così bene che forse meglio non poteva andare, questo dobbiamo dirlo.

Our spacecraft will be part of the planet it studied for so long, così recita il tweet delle 3.06 di stanotte… “la nostra sonda entrerà a far parte del pianeta che ha indagato per così tanto tempo”. Un modo gentile, direi, per dare l’ultimo saluto a Cassini

La sonda è stata lanciata nello scorso millennio (il lontano 1997) e di successi ne ha collezionati veramente molti (e ce ne siamo occupati in diverse occasioni, in questo blog).

E’ interessante seguire questi ultimi momenti dal sito NASA, che ci dà un senso abbastanza palpitante dell’incedere delle cose. Al momento in cui scrivo questo pezzo, ad esempio, mancano poco meno di 3 ore e 45 minuti alla fine missione, e la sonda (risulta dal sito), a circa 116.000 miglia dalla superficie, sta ancora inviando dati ed immagini.

Immagine non processata di Saturno, presa da Cassini nelle sue ultimissime fasi della discesa verso il pianeta (Crediti: NASA)

Questa che vedete è in questo momento la più recente. Notevole anche dal punto di vista della trasparenza scientifica il fatto che le immagini vengano messe immediatamente online e divengano accessibili a tutti, praticamente in tempo reale. 

Ci sarà tempo, senz’altro, più avanti per ragionare a mente fredda, sul grande contributo fornito da Cassini, in tanti anni di lavoro, alla conoscenza del nostro sistema planetario. Adesso però è bello ed intrigante seguire le ultime fasi di discesa di una sonda che è un po’ un pezzo di casa nostra, un simbolo del desiderio umanissimo di conoscere l’universo dentro il quale si trova a vivere, ad esistere.

Ciao Cassini, te lo dico senza retorica: sei stata grande. Da oggi farai parte di Saturno. Da oggi in poi, Saturno avrà qualcosa di nostro. Delle nostre speranze, dei nostri desideri, della nostra progettualità e voglia di conoscere.

E sarà un pianeta (un pochino) diverso.

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La bellezza cosmica di Saturno…

Come sarebbe andare in giro intorno a Saturno, attraversare gli anelli, sperdersi nello spazio profondo in mezzo a tanta bellezza? Non è fuori luogo chiederselo proprio adesso, che è sicuramente un tempo particolare per il pianeta con gli anelli, e per il nostro rapporto con la sua celeste magnificenza.

Tra pochi giorni, esattamente venerdì di questa settimana, la sonda Cassini-Huygens, lanciata nel lontano 1997, dopo anni di onoratissima carriera – di cui abbiamo anche in questa sede riportato più volte i suoi brillanti successi – si tufferà sulla superficie di Saturno, diventando dunque parte del pianeta medesimo. Sarà la conclusione di una missione veramente storica, per la durata e per la quantità di dati scientifici e di meravigliose immagini che la sonda è stata in grado di consegnarci, in tutto questo tempo.

Una bella immagine degli anelli ottenuta da Cassini (Crediti: NASAJPL)

Questo infatti ha di peculiare una simile indagine: unisce al dato quantitativo utile allo scienziato un gusto particolare di bellezza, che è appetibile ad ogni uomo, in ogni paese. Questo è – anche – il valore incalcolabile di una impresa tecnologica e scientifica come questo: l’accesso ad un mondo di bellezza, di armonia, che altrimenti ci rimarrebbe precluso.

Se non siete convinti, guardatevi questo video. Non è recentissimo, ma è costruito tutto con vere immagini provenienti dalla sonda, raccolte nel corso della sua lunga carriera esplorativa. E come ha fatto APOD oggi, lo proponiamo anche noi, proprio in questa settimana.

Della quale, almeno dal punto di vista astronomico, Saturno e Cassini sono indubbiamente i protagonisti.

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Vivere, per raccontarli

Il bello di avere un archivio abbastanza esteso (siamo online da quindici anni, giorno più giorno meno…) è che a volte, navigando nei vecchi post, trovi delle correlazioni interessanti, spunti che rendono anche più significativa l’analisi del momento presente. Come dire, danno uno spessore nuovo anche al dato di attualità più stringente.

Esempio. Mi sono imbattuto proprio ieri in un articolo sull’account Twitter della missione Cassini (ormai ai suoi epigoni, come sappiamo): l’articolo risale al 17 luglio del 2008 (poco meno di nove anni fa) e narra dell’attivazione di CassiniSaturn su Twitter. Quello che mi ha colpito – e credo può essere interessante notare – è che all’epoca di scrittura dell’articolo, l’account di Cassini aveva “ben” (sic!) 1163 iscritti.

Anzi, se posso permettermi una autocitazione, per quanto non sia elegante…

…il suo account CassiniSaturn al momento registra appena 15 aggiornamenti, ma già la bellezza di 1163 iscritti (tra cui lo scrivente). Cifre che fanno riflettere sia sulla diffusione del web2.0 e dei suoi servizi, sia più significativamente sul desiderio di conoscenza che la gente ordinaria mantiene sulle più importanti missioni spaziali.

Quello che colpisce, effettivamente, è come cambiano i paradigmi informatici. Intendo, come cambiano velocemente. Ora una cifra di questo genere per un account ufficiale di una missione spaziale, è veramente irrisorio. Certo, è vero che era stato creato da poco – giugno 2008 – ma fosse successo adesso, avrebbe raccolto followers assai più rapidamente.

Ma siamo nove anni più avanti. E anche Twitter lo è.

Il team che lavora alla missione Cassini, in una foto recente. Quanta spettacolare umanità si porta addosso un “pezzo di metallo”! Crediti: NASA

Sono andato a vedere come se la cava adesso l’account CassiniSaturn, e con mia sorpresa in questo momento può vantare 1,35 milioni di followers. E non c’è da dubitare che man mano che ci avviciniamo al Gran Finale, la cifra lieviterà sempre di più.

A tutto vantaggio, come si può capire, della comunicazione diretta e veloce della scienza, una cosa che fino a pochi anni fa era totalmente inimmaginabile. E che ora è davvero una bella realtà, di cui possiamo approfittare tutti. Insomma, il cielo è esplorabile – lo è sempre stato – ma da tempo lo si può fare anche dal computer. E spesso, con risultati spettacolari.

In fondo, anche noi siamo qui per questo. Per raccontarveli.

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La tempesta perfetta. Su Saturno

Correva l’anno 2012 e la sonda Cassini iniziava a buttare l’occhio (si far per dire) sull’estremo nord della superficie di Saturno. Una regione interessantissima, come possiamo vedere. In realtà l’occhio era costituito, per l’occasione, dalla camera a largo campo, quella che ha registrato questa splendida immagine in falsi colori del polo nord del pianeta.

immagine polo nord di Saturno

Crediti: Cassini Imaging Team, SSI, JPL, ESA, NASA

Decisamente enorme per gli standard terrestri, la tempesta che occupa la zona intorno al polo si estende per circa 2000 chilometri di ampiezza. Una tempesta di tutto rispetto, se solo consideriamo che che formazioni nuvolose che ne lambiscono i confini si muovono alla rispettabile velocità di 500 chilometri all’ora (immaginate soltanto la sorpresa a veder nuvole terrestri così veloci).

Dentro la parte esagonale, che ben si vede in figura, ci sono ulteriori vortici atmosferici. Due parole sul cosiddetto “esagono di Saturno” vanno certamente spese. Diciamo subito che non è affatto chiaro come tale peculiare struttura di nuvole si sia potuta creare. Tantomeno non si sa quando l’abbia fatto, e soprattutto come riesca a ritenere questa struttura così regolare, o fino a quando lo potrà fare. E’ stata scoperta durante il passaggio ravvicinato effettuato dalle gloriose Voyager, nel lontano 1980.

Data la quantità di cosa che non si sanno, una cosa è comunque certa: che occuperà la mente e gli sforzi degli studiosi per parecchio tempo… 🙂

Bellissimi il contrasto di colore con la parte più interna degli anelli, visibile in alto a destra nella foto. Un vero tocco d’arte, per una immagine – davvero – da esposizione.

Adattata ed espansa da APOD 6.8.2014

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Senza anelli… o quasi!

Crediti: Cassini Imaging Team, ISS, JPL, ESA, NASA. Sorgente: APOD

Decisamente inusuale questa vista di Saturno, tanto che verrebbe da pensare… di aver sbagliato pianeta! Difatti, nel nostro immaginario, Saturno è sempre e comunque il pianeta con gli anelli, e fa abbastanza impressione vederlo così “nudo”, senza la sua fascia che lo circonda e lo esalta in maniera così mirabile…

Ok. Qual è il trucco? Dove sono gli anelli? A pensarci, non è una domanda nuova. E’ un problema che ha suscitato perplessità allo stesso Galileo, nel lontano 1612. O quasi. In realtà lui notò la scomparsa delle “protrusioni” del pianeta (più tardi si capì che appunto la protrusioni viste dallo scienziato italiano erano proprio questo, un sistema di anelli).

La spiegazione è semplice. Vi sono momenti in cui la terra interseca il piano di rotazione degli anelli, e visti così di taglio gli anelli stessi sembrano semplicemente scomparire. Questo ci fa imparare qualcosa, ci fa capire difatti quanto il piano degli anelli sia veramente sottile.

D’accordo sulla teoria, mi direte. Ma questa foto? Bene, qui siamo all’epoca moderna, ed entra in ballo Internet.

Meno male che al giorno d’oggi una gran mole di dati scientifici viene sistemata in archivi aperti al pubblico. E mano male che c’è la rete, per un facile accesso. Così dobbiamo ringraziare un appassionato spagnolo, Fernando Garcia Navarro, che si è preso la briga di carotare dentro il vasto catalogo di immagini grezze di Cassini, selezionando e scaricando le immagini della sonda impegnata in una serie di attraversamenti del piano degli anelli.

Il risultato di tale certosino lavoro potete ammirarlo qui sopra. Le immagini (in falsi colori) sono state elaborate e sovrapposte, per ottenere questo splendido “quadro” di Saturno… senza anelli! In realtà gli anelli sono tutti compresi nella striscia blu sottile che attraversa l’elaborazione in senso orizzontale.

Ultima cosa… Indovinate cosa sono quelle palline lungo la linea degli anelli? Esatto… sono le lune … come perline lungo un meraviglioso filo di una enorme… collana planetaria

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Qualche problema per Cassini…

Gli ingegneri NASA che si occupano della missione Cassini, stanno conducendo in questi giorni alcuni test diagnostici sul sistema radio della sonda, in seguito al fatto che il segnale non è stato rilevato da Terra durante un passaggio avvenuto a dicembre. La sonda è stata costretta a comunicare con la Terra attraverso un sistema ausiliario.

Per la precisione, sembra vi sia stato un problema nell’oscillatore “ultra stabile”: questo viene utilizzato per un tipo particolare di esperimenti scientifici ed anche per inviare dati a Terra. La sonda sta utilizzando un oscillatore supplementare, la cui frequenza risulta adeguata per trasmettere dati dalla sonda verso Terra.

Successivi test, che saranno condotto nelle prossime settimane, saranno di notevole importanza per aiutare i manager della missione a decidere se sarà possibile riportare l’oscillatore ultra stabile in servizio effettivo.

Una immagine artistica di Cassini (Crediti: NASA/JPL)

Il punto è, parte dei dati raccolti usando l’oscillatore ausiliario saranno di qualità minore di quelli che si sarebbero ottenuti dall’impiego dell’oscillatore principale. In particolare, i segnali usati per gli esperimenti di occultazione – dove gli scienziati analizzano come i segnali radio siano influenzati dal passaggio attraverso gli anelli di Saturno, o dalla sua atmosfera e le sue lune, prima di arrivare a Terra – saranno certamente di qualità più bassa.

E non è tutto. Anche alcune misurazioni di gravità attraverso le quali Cassini studia la struttura interna di Saturno, saranno coinvolte dal “guasto”. Cassini conduce, nel complesso, ben dodici esperimenti scientifici.

La causa del problema è ancora incerta, ma si sospetta che l’età della sonda possa essere un fattore. In effetti Cassini è stata lanciata nel 1997 ed è in orbita intorno a Saturno dal 2004, un bel po’ di tempo! La quantità e la qualità dei dati inviati in questi anni è già di grandissimo valore scientifico (a Cassini dobbiamo anche diverse immagini di Saturno, le sue lune e i suoi anelli, davvero mozzafiato). Questa è comunque la prima volta che l’oscillatore ultra-stabile presenta un problema; speriamo possa essere risolto!

NASA Press Release

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