Tre “nuove” lune orbitanti attorno a Nettuno sono state appena scoperte da un team di astronomi guidati da Matthew Holman (Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics) and JJ Kavelaars (National Research Council of Canada). Tale scoperta porta ad undici il numero di lune conosciute attorno al pianeta gigante…

Non venivano scoperte nuove lune di Nettuno dall’epoca del passaggio vicino al pianeta della sonda Vojager II, nel 1989 (da terra e’ ben dal 1949 che non si scoprono nuove lune di Nettuno).

Allo stato attuale delle conoscenze, sembra proprio che la varia popolazione di satelliti che accompagna i pianeti giganti sia il risultato di una collisione tra una antica “luna” e una cometa od un asteroide “di passaggio”. In questo senso, tali famiglie di piccole lune sono proprio ci? che gli astronomi si aspettano di trovare.

Va detto comunque che trovare i nuovi satelliti ? certamente stata un’impresa non facile, dato che sono realmente piccoli (30-40 Km di larghezza ognuno). Tali piccole dimensioni, insieme con la rilevante distanza dal Sole, fanno s? che tali oggetti brillino (per cosi’ dire) con una magnitudine pi? debole della venticinquesima, ovvero circa cento milioni di volte pi? deboli di quanto si possa scorgere ad occhio nudo!


La luna temporaneamente chiamata S/2002 N1 viene mostrata in queste immagini del quattro metri al
telescopio Blanco… la luna attende ancora una denominazione “ufficiale”.
(Credit: Matt Holman, Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics)

Tant’e’ che per trovarli, Holman e Kavelaars si sono dovuti inventare una tecnica innovativa. Usando il telescopio di quattro metri del telescopio Blanco al Cerro Tololo Inter-American Observatory , in Cile, ed il telescopio da 3.6 m CFHT, nelle Hawaii, gli scienziati hanno raccolto una serie di esposizioni della zona di cielo che circonda il pianeta Nettuno. Dopodiche’ hanno avuto cura di tracciare accuratamente il moto del pianeta stesso, ed hanno “sommato” le varie immagini dopo aver corretto le varie posizioni per il moto del pianeta. Questo accorgimento ha fatto si’ che la luce degli oggetti pi? deboli con moto simile a quello di Nettuno (come appunto le varie lune) venisse sommata nelle stesse posizioni dell’immagine, e dunque si potessero scorgere come “punti” luminosi, laddove invece le stelle venivano a formare “striscie” luminose, dunque facilmente separabili nel corso dell’analisi finale delle immagini… tecnica che come abbiamo visto, ha dato senz’altro i suoi frutti!

Links: si consulti la press release sul sito dell’Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics

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