Blog di Marco Castellani

Mese: Marzo 2007 Page 1 of 2

3C442A, la collisione tra galassie e il rovesciemento dei ruoli…

Gli astronomi ritengono che vi siano enormi buchi neri al centro della maggior parte (se non tutte) le galassie. Questi buchi neri, anche milioni o miliardi di volte più massicci del Sole, possono avere una influenza molto decisa sulla galassie che li ospita, e sullo spazio intorno a loro…

Un modo di influenzare il “vicinato” per i buchi neri di tale massa, è senz’altro quello che passa attraerso la generazione di potenti getti di particelle di alta energia. Questi getti, assai brillanti nella zona dello spettro delle onde radio, sono capaci di “spingere lontano” anche il gas caldo che circonda la galassia ospite. Quando questo succede, gli astronomi trovano delle enormi cavità, insieme con dei formidabili fronti d’urto, nel gas caldo che emette in banda X.


Le due componenti “in lotta” del gas sono ben visibili in questa immagine a falsi colori di 3C442A.
Credit: X-ray: NASA/CXC/Univ. of Bristol/Worral et al.; Radio: NRAO/AUI/NSF

Comunque, sembra ora che anche lo scenario opposto, sia all’opera, perlomeno nel caso della galassie nota come 3C442A: dati in banda X raccolti dalla sonda Chandra, e osservazioni radio dal NSF Very Large Array, mostrano che il gas caldo nell’interno di tale galassia (in blu nella foto) sta spingendo lontano la parte di gas che risulta brillante in banda radio. Questa rappresenta la prima convincente evidenza osservativa, di come appunto i ruoli delle due componenti del gas, si possano invertire.

Dai primi studi di questa peculiare galassia, le ipotesi per la spiegazione di tale fenomeno si appoggiano sulla particolare natura interna di 3C442A: questa sarebbe infatti composta da due galassie molto vicine, in procinto di fondersi. Inoltre, tali galassie avrebbero già sperimentato un altro “incontro stretto”… il bilancio energetico, assieme al fatto che la sorgente del gas che emette in banda radio non risulta più attiva, potrebbe spiegare il fatto che tale gas venga “spazzato via” dall’altra componente del gas, generando così questo peculiare rovesciamento di ruoli.



Chandra Press Release

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Enceladus e la lunghezza del giorno di Saturno

Nuovi dati dalla sonda Cassini, riportati nella versione online del periodico “Science” del 22 marzo, mostrano come la piccola luna di Saturno, Enceladus, stia influenzando il campo magnetico del pianeta, “trattenendolo” in maniera tale da far sì che tale campo ruoti più lentamente del pianeta stesso…

Tale fenomeno è piuttosto importante, anche perchè rende praticamente impossibile la misura della lunghezza del giorno di Saturno tramite la tecnica che si dimostra ottimale nel caso degli altri pianeti, ed appunto coinvolge l’analisi del campo magnetico del pianeta…

Dalle dichiarazioni del team di Cassini, risulta evidente come nessuno si aspettava che la piccola luna Enceladus potesse avere un influenza così marcata sulle tecniche radio utilizzate per anni, per misurare la lunghezza del giorno di Saturno…


Imperial College Press Release

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Se le rocce terrestri “prendono vita” su Titano…

Frammenti di roccia “strappati” alla superficie della Terra, in un ipotetico impatto di asteroide che sarebbe avvenuto quando la Terra era assai giovane, potrebbero aver viaggiato fino alla parte più esterna del Sistema Solare, secondo alcuni nuovi calcoli. Il lavoro suggerisce come anche microbi terresti presenti sulle rocce, potrebbero in teoria essere “atterrati” su Titano, la luna gigante di Saturno…

Chiaramente, però, il tempo di sopravvivenza di tali batteri in simili condizioni, rimane assolutamente ignoto.

Il fatto che meteoriti dalla Luna e da Marte siano arrivati sulla Terra, in epoche assai lontane, mostra come gli impatti sui corpi del Sistema Solare, in effetti abbiano la possibilità di “lanciare” rocce su altri pianeti. Studi precedenti suggeriscono come i batteri potrebbero anche sopravvivere al “lancio” e alle radiazioni collegate al viaggio nello spazio, assumendo per questo una durata inferiore a qualche milione di anni. Sulla possibilità effettiva però che essi possano anche addirittura “colonizzare” un altro pianeta, nulla possiamo dire di certo, al momento…!


L’argomento su science.slashdot.org


L’articolo su NewScientistSpace

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I bizzarri esagoni di Saturno…

Una peculiare struttura a forma di esagono, che circonda l’intero polo nord di Saturno, ha appena (ri)catturato l’attenziona degli scienziati che seguono la missione Cassini della NASA…

Per dire il vero, questa curiosa struttura geometrica, era già stata identificata dalle sonde Voyager 1 e 2, più di 20 anni fa. Ora il semplice fatto che appaia anche nelle immagini restituite da Cassini indica che, qualsiasi cosa sia, è comunque una struttura che permane nel tempo. Inoltre, il potere risolutivo di Cassini fa sì che si renda visibile anche un secondo esagono, decisamente meno brillante rispetto a quello “storico” già individuato dalle precedenti missioni Voyager. Lo spettrometro di Cassini, in banda visibile ed infrarossa, è in ogni caso il primo strumento a catturare l’intero esagono in una sola immagine.


La curiosa struttura esagonale su Saturno, vista da Cassini…

Credits:NASA/JPL/University of Arizona

“E’ certamente una caratteristica molto strana, soprattutto per la configurazione geometrica molto precisa, con sei lati praticamente uguali”, ha detto Kevin Baines, esperto atmosferico e membro del team dello strumento di Cassini che ha individuato l’esagono sulla superficie di Saturno. “Non abbiamo mai visto niente di simile su nessun altro pianeta. Tra l’altro, la densa atmosfera di Saturno con moti a conformazione circolare, dominati da circolazione di celle convettive, è forse proprio l’ultimo posto dove ti aspetteresti una figura geometrica esagonale, eppure c’e’…”

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La nebulosa di Orione, vista da Gemini…

Una immagine rilasciata pochi giorni fa dall’Osservatorio Gemini ci permette di godere di una vista molto netta e piena di dettagli della nebulosa di Orione…

L’immagine della nebulosa di Orione che ci restituisce Gemini è davvero interessante, ed è stata ottenuta grazie alla nuova ottica adattiva, che impiega una “stella laser sintetica”, tramite la quale il sistema diviene capace di correggere quasi in tempo reale per le distorsioni introdotte dal movimento degli strati atmosferici del nostro pianeta, superando in tal modo buona parte degli svantaggi caratteristici degli osservatori con base a Terra.

L’immagine della nebulosa di Orione Crediti: Gemini Observatory/Association of Universities for Research in Astronomy

La nebulosa di Orione è una regione di formazione stellare localizzata relativamente vicino alla Via Lattea, ad appena 1500 anni luce da noi. E’ un luogo di formazione stellare molto intensa, e dunque mostra molte caratteristiche di interesse, collegate agli effetti delle stelle di grande massa (quelle a vita più “breve”, e dunque presenti nelle zone ove la formazione di stelle è recente o ancora in corso) sugli ambienti ricchi di gas e polveri…


Gemini Press Release

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Scoperto un “nuovo” ammasso globulare nella Via Lattea!

Immagini acquisite con il New Technology Telescope (ESO) da un team di astronomi tedeschi, ha rivelato un ricco agglomerato di stelle nella parte più interna della nostra Galassia. A distanza di circa trentamila anni luce da noi, questo gruppo di stelle mai notate prima (circa centomila) sembra proprio essere un “nuovo” ammasso globulare…

Gli scienziati che hanno condotto la ricerca, affermano che tutte le evidenze fanno pensare che FSR 1735 (questo il “suggestivo” nome dell’agglomerato di stelle) sia davvero un nuovo ammasso globulare nella Via Lattea, il più recente ad essere scoperto, di una
famiglia di circa 150 ammassi variamente dislocati (perlopiù) nell’alone della nostra Galassia…


Un’immagine a vari colori dell’ammasso FSR 1735 scoperto nella
parte più interna della Via Lattea

Credits: ESO website

Comunque, gli stessi scienziati affermano che la sicurezza del fatto che sia un ammasso globulare verrà da successive ricerche, in particolare c’e’ bisogno di determinare con precisione l’età dell’ammasso stesso, e questo richiede ulteriori approfondite osservazioni…

L’ammasso è largo circa 7.1 anni luce, poco meno del doppio della distanza tra il Sole e la sua stella più vicina, Proxima Centauri, ma contiene circa centomila stelle, per un valore stimato della massa totale, pari a 65.000 volte la massa della nostra stella…

“Sulla sua strada verso il Sistema Solare, la luce che proviene dalle stelle di FSR 1735, si è trovata ad attraversare spesse nubi di polveri e gas”, dice Meusinger, del team di ricerca. “Questa è una delle raginoe per cui tale ammasso era difficile da scoprire in precedenti ricerche.”

Ci sono altri ammassi ancora da scoprire, nella Via Lattea? Gli stessi scienziati autori della ricerca, non escludono che la nostra Galassia abbia ancora qualche ammasso “nascosto” da farci scoprire, appena i nostri strumenti tecnici lo permetteranno…!



ESO Press Release

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Se l’ammasso di galassie fa il “gradasso” con i piccoli…

Il telescopio spaziale Hubble, in una ricerca svolta in collaborazione con diversi altri telescopi con base a terra e nello spazio, ha catturato una immagine di una galassia in disgregazione, ad opera del forte campo gravitazionale di un ammasso di galassie…

La scoperta dovrebbe gettare nuova luce su uno dei più intriganti ed ancora misteriosi processi evolutivi delle galassie, per il quale le galassie ricche di gas a forma di spirale, potrebbero evolvere progressivamente (nell’arco di milardi di anni) a formare infine le tipiche ellittiche, decisamente povere di gas e polveri. Da tempo si ritiene, infatti, che vi sia questa fase “di passaggio” da una classe di galassie all’altra, ma ancora molti dettagli del processo di trasformazione attendono di essere adeguatamente compresi.

L’ammasso di galassie Abell 2667. In alto a sinistra nell’immagine, la piccola galassia capitata (diremmo proprio) nel “posto sbagliato”… ! Crediti: NASA, ESA, Jean-Paul Kneib (Laboratoire d’Astrophysique de Marseille)

Le nuove osservazioni potrebbero anche porre in evidenza il meccanismo per il quale si formerebbero i milioni di stelle “senza casa” che si riscontrano nello spazio esterno tra le galassie: potrebbero proprio essere stelle un tempo appartenenti ad una galassia ormai disintegrata…


SpaceTelescope Press Release

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Swift pone una sfida ai teorici dei lampi gamma…

In una serie di importanti osservazioni raccolte per un periodo di quattro mesi, il satellite Swift della NASA ha raccolto dati capaci di mettere alla prova il quadro teorico fondamentale per il fenomeno dei lampi gamma (gamma-ray bursts, GRBs), sicuramente tra gli “eventi” più energetici ed “estremi” nel nostro universo…

I lampi gamma provengono dalla fase finale, esplosiva, della vita delle stelle di grande massa, alcune delle quali emettono dei jets che possono rilasciare in pochi secondi la stessa quantità di energia che una stella come il nostro Sole impiega circa 10 miliardi di anni per poter emettere…


La fase finale della vita di una stella di grande massa: l’esplosione a supernova, con l’espulsione violenta degli strati più esterni nello spazio
circostante.
Credits: Phil Plait SSU NASA E/PO, Aurore Simonnet SSU NASA E/PO

Quando un jet di tale guisa si “scontra” con il gas del mezzo interstellare, il risultato della collisione genera un intenso “eco” molto energetico, che può irradiare in banda X ed in altre lunghezze d’onda, anche per diverse settimane. Swift, comunque, ha monitorato un GRB il cui eco è rimasto visibile per più di 125 giorni per lo strumento chiamato X-ray Telescope (XRT) a bordo del satellite stesso.

Lo studio accurato delle caratteristiche energetiche di tale GRB sta ponendo degli interessanti quesiti, ovvero in qualche modo, genera una “sfida” che i teorici sono ora chiamati a raccogliere interpretando i dati…


NASA Press Release

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