A volte capita, a casa. O anche altrove. Intendo, quelle conversazioni in cui qualcuno (spesso qualcuno che conoscio bene, con cui condivido una bella parte della vita, come mia moglie) mi dice “Ma ti ricordi qualla volta che siamo andati… che abbiamo fatto… che anno era?” e io invariabilmente rimango in imbarazzo: non mi ricordo quasi mai.
Anche peggio, quando mi sento raccontare le cose che sono successe, poniamo, due anni fa. E io che non recupero dai miei neuroni altro che un magma soffuso e quasi indistinto, con appena due o tre episodi, due o tre picchi che ancora mantengono una loro (parziale) individualità, che li distingue dal resto.
Eppure se mi ci fanno pensare, se mi indicano qualche specifico episodio, qualche ricordo torna (a volte). Che strana la memoria.
Però la memoria degli eventi (anche “insignificanti”, ammesso che ve ne siano) dà spessore ad una vita, contribuisce a dare consistenza. Ad entrare – azzardo – nel presente con una solidità maggiore, in forza di un cammino che si sta facendo (con tutte le volte che uno si è seduto invece di camminare, ma non è questo l’oggetto del post).
No. non sono io… 😉 Credits: Cornell University Library |
Per questo ho pensato più seriamente di ricominciare a tenere un diario privato. Da vedere anche come una ulteriore occasione per scrivere, cosa che a me piace molto. No, non rende l’idea: cosa che mi sento di dover fare, altrimenti sto male.
Qualcosa sta cambiando, nella mia percezione del valore della scrittura privata. Negli anni scorsi, preso dall’entusiasmo per tutti queste modalità di comunicazione via Internet, mi ero convinto che una sorta di diario sarebbe potuta sempre venire fuori aggregando i vari contenuti online che aggiungevo con buona assiduità (blogs, microblogs, tumblelog, fotografie, etc…). Questo sarebbe stato il mio diario.
Ultimamente le cose sono un pò cambiate. Intanto, non sono più così assiduo nel postare contenuto online (i miei contatti ne saranno lieti). Sono più selettivo. Ammetto che ci sono cose che interessano più me che altri. Ma lo stesso ne voglio tener traccia, me le voglio scrivere. Voglio che la mia stessa esistenza sia intessuta dall’atto quotidiano della scrittura. Ecco perchè l’idea di un diario privato.
Bene, se siete arrivati fin qua, non vorrei tediarvi oltre. A volte sono prolisso: a me piace scrivere, ricordate? Magari una volta vi dico perché, tra varie alternative, ho scelto DayOne come la mia applicazione per il diario (privato sì, ma sempre digitale: ormai a mano non so quasi più scrivere). Ma prima vi faccio riposare, ringraziandovi per essere passati di qui.
Grazie dunque per la lettura. Ora potete andare a leggere qualcos’altro. Oppure, scrivere.
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