Niente, è inevitabile che per il nuovo anno mi circolino in testa dei propositi. Poi, diciamo la verità, almeno così rieso a dare un po’ di sostanza al passaggio di anno (che per il resto l’ho sempre vista come una festa abbastanza inconsistente). Almeno così il passaggio di anno è un limite, una soglia. Si può dire, ok ora ricomincio, faccio come voglio io. Infatti il rischio è quello, che ben conosciamo: si parte dicendo faccio come voglio e poi ci si lascia vivere, si prende questo e quello – avvenimento e incombenze varie – come necessari. E pian piano ci si trova a vivere in maniera diversa da quanto avremmo voluto.
Così per l’inizio 2013 ho appuntato nel mio diario alcuni propositi, molti dei quali per lavorare verso quel processo che io chiamo guarigione/conversione, e sono questi (non so bene quanto siano personali comunque ve li dico)
  • essere morbidi con se stessi: qualsiasi pensiero o impulso ci venga a trovare (anche il più esecrando, riprovevole, ingeneroso), non irrigidirsi, non giudicarsi. Essere tranquilli e morbidi ed attendere.
  • rimuginare di meno e pregare di più. Pregare invece che stare a tormentarsi è decisamente meglio. È una fuga verso l’Infinito e non un circolare attorno a se stessi
  • essere grati, pensare positivo, per mettersi in accordo con la struttura dell’universo (aperta alla positività) e avere una vita migliore
  • non pensare più a risolvere i problemi, ma seguire con semplicità una storia e un cammino
  • combattere il sospetto ed entrare totalmente nelle cose, nelle situazioni (lavoro, famiglia, amici…)
  • sorridere di più: fa bene e non ha controindicazioni!
Implicit smile
Sì, perché non sorridere, tutto sommato…? 

Un proposito l’ho lasciato per ultimo, ma non è meno importante. Anzi nel tempo si è dimostrato fondamentale, per la mia la salute psichica (o quel che ne rimane…), ed è scrivere. Ecco lo aggiungo ora:
  • Dedicare seriamente una finestra di tempo alla scrittura. 
Perché… fondamentalmente devo (chi ha lo stesso impulso mi capisce bene). Perché qualcosa dentro di me non mi lascerà mai in pace finché non mi arrendo e dico, ok, scrivo. E se dico lascio perdere già so che affioreranno – come sempre – malesseri ed insoddisfazioni tra i più vari e fastidiosi. Dunque, dedicare del tempo alla scrittura, possibilmente ogni giorno. Fosse soltanto un pomodoro nell’intera giornata, va benissimo.

Però, farlo.

E qui, vorrei levarmi un sassolino dalla scarpa. Onestamente, non credo di essere un grande scrittore (ok, non credo di essere già diventato un grande scrittore, tanto per pensare positivo). Ma di grande ho sicuramente qualcosa, ed è l’urgenza stessa di scrivere. E so bene che vi sono tanti, tantissimi, nelle mie condizioni. Tante persone per le quali, sia detto senza enfasi, scrivere è una necessità. Così rimango interdetto quando vedo – e capita – sedicenti ‘esperti’ permettersi di consigliare alle persone che (a loro giudizio) non hanno abbastanza talento, perfavore di non scrivere, di lasciar perdere. Così da fare un servizio alla società (dicono loro). Così da minare la possibilità di essere felici e la stessa salute psichica, trasformarsi prematuramente in insoddisfatti cronici, perciò stesso aperti ad ogni forma di violenza verso se stessi e gli altri (dico io).
Che bel servizio che avremmo fatto, allora, alla società civile. Inducendo gente a rinunciare ai propri sogni, ad ingrossare le fila della (trista e perigliosa) legione degli insoddisfatti.
Allora secondo me il servizio migliore che possiamo farci – non c’è verso di scappare – è di coltivare e seguire i nostri sogni. Cercare quel talento che il Destino ha sepolto nel nostro cuore, per farlo fruttare. A rischio di sbagliare, a rischio… di prendersi dei rischi, uscire dalla nostra zona di conforto. Non vi può essere fallimento, se la riuscita è correttamente intesa: aver detto a me stesso. Anche se non fossi mai riuscito a pubblicare nulla.
Questo è l’augurio che dal cuore posso fare per me stesso, e per ogni persona sul nostro amato pianeta.

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