La missione Juno, al lavoro intorno a Giove, ha osservato un bel fulmine entro un vortice vicino al polo nord del pianeta gigante. Sulla Terra, lo sappiamo, i fulmini si originano da scariche elettrostatiche tra nuvole di vapore acqueo, mentre su Giove le nuvole contengono una soluzione di ammoniaca.
Nei mesi prossimi l’orbita di Juno sfiorerà Giove diverse volte, soprattutto dal lato notturno, avremo così diverse nuove occasioni per “cogliere” ed immortalare eventi transitori come questo.
L’immagine è stata acquisita da Juno in dicembre del 2020, alla fine del trentunesimo passaggio ravvicinato al pianeta, quando la sonda si trovava a circa trentaduesima chilometri di altezza sopra le nubi di Giove. Nel 2022, il cittadino scienziato Kevin M. Gill ha elaborato autonomamente i dati grezzi forniti da Juno (a disposizione di tutti su un apposito sito NASA) e ha prodotto questa suggestiva immagine.
Il fenomeno della citizen science sta prendendo sempre più piede in questi anni: proprio perché ormai i dati che provengono dalle missioni spaziali sono soverchianti in quantità, la stessa comunità degli scienziati è in qualche modo obbligata ad aprire i propri archivi anche a scienziati dilettanti, perché tali dati vengano utilizzati in modo nuovo e con la freschezza di approccio che molti scienziati professionisti – inseguendo il dettaglio delle proprie ricerche – possono aver smarrito.
La scienza nuova è dunque una scienza complessa, che richiede strumentazioni costose e raffinate per l’esperimento, ma che è sempre più suscettibile di un approccio allargato, a portata di chiunque abbia tempo e curiosità. Come sempre, e più di sempre, serve attenzione e soprattutto un’idea che consenta di dare senso alla massa di dati immagazzinati. Che aspettano, appunto, la scintilla dell’ingegno umano (insostituibile da qualsiasi intelligenza artificiale, ora e in futuro) per poterci finalmente parlare.
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