Blog di Marco Castellani

Tag: stelle

Doppio motore per la nebulosa intorno a HD87643

L’ESO ha reso pubblica una stupenda immagine di un campo stellare verso la costellazione Carina. La vista che si gode è alquanto suggestiva, con una quantità di stelle di tutti i colori e le luminosità, alcune delle quali si vedono stagliarsi davanti a uno sfondo composito di nubi di gas e polveri.

Una stella piuttosto insolita si trova proprio nel mezzo dell’intrigante “panorama”, ed è HD 87643: è già stata studiata con diversi telescopi ESO, incluso il Very Large Telescope Interferometer (VLTI).

L’immagine della stella HD87643. E’ stata ottenuta con il telescopio ESO da 2.2 metri a La Silla (Cile) ed è basata su dati ottenuti in tre differenti bande del visibile: B,V, R (blu, visibile, rosso). Crediti: ESO/F. Millour et al.
La stella è interessante per i ricercatori perchè (come si può anche vedere nella foto) si trova circondata da una nebulosa complessa e molto estesa, risultato di passate violenti eiezioni di materiale.  Una accurata indegine di queste caratteristiche sembrebbe indicare che avvengano regolari espulsioni di materia dalla stella ad intervalli variabili tra i 15 e i 50 anni.

E’ stato dimostrato che la stella possiede una compagna: si pensa dunque che le mutue interazioni  tra le stelle del sistema doppio, avvolto in un disco di polveri, possano essere il “motore” che sostiene la particolare struttura di nebulosa intorno alla stella HD 87643…

ESO Press Release

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La formazione stellare in Cepheus B

L’immagine composita che qui presentiamo è stata ottenuta combinando dati dal telescopio spaziale Chandra e dal telescopio Spitzer, e mostra la nube molecolare Cepheus B, che si trova all’interno della nostra Galassia, a circa 2400 anni luce dalla Terra.  Una nube molecolare è una regione che contiene gas interstellare piuttosto freddo, insieme a polvere rimasta dalla formazione della galassia stessa, composta perlopiù da  idrogeno molecolare.

L’immagine composita della nube molecolare Cepheus B
Crediti: X-ray: NASA/CXC/PSU/K. Getman et al.; IRL NASA/JPL-Caltech/CfA/J. Wang et al.

I dati di Spitzer, in rosso verde e blu, mostrano la nube molecolare (nella parte più bassa dell’immagine) più alcune stelle giovani intorno a Cepheus B, mentre i dati Chandra – rappresentati in violetto – mostrano le stelle giovani nel campo, la cui “luce” è rilevata anche nelle bande più energetiche scrutate dagli strumenti della sonda.

I dati dei due telescopi spaziali, operando in bande molto differenti (infrarosso per Spitzer, banda X per Chandra) concorrono a formare un quadro completo ed articolato delle caratteristiche della nube molecolare, molto importante per i ricercatori e prezioso per comprendere lo scenario di formazione stellare che interessa la nube medesima: un’altra dimostrazione dell’utilità di un “approccio combinato” ottenuto dalla convergenza di diversi strumenti astronomici su un medesimo obiettivo…!

Spitzer Press Release

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Il Galileo aiuta a scoprire una nuova classe di supernove “deboli”

Le supernovae sono certamente tra gli eventi più energetici e violenti nell’intero Universo. Queste difatti costituiscono l’esplosione finale che segna la fine del ciclo di vita di alcuni tipi di stelle. L’energia cinetica tipicamente rilasciata in queste esplosioni può raggiungere i 1051 erg (un valore davvero enorme) mentre gli strati più esterni della stella vengono espulsi a velocità che possono raggiungere anche il 10% di quella della luce, la massima velocità permessa nel mondo fisico. Una normale supernova brilla come miliardi di stelle normali tutte assieme, e l’energia totale rilasciata supera quella prodotta dal Sole durante il suo intero ciclo di vita di circa 10 miliardi di anni.

Nell’ultimo decennio il quadro delle esplosioni di supernova si è un po’ complicato, poichè è stato scoperto che in alcuni casi le stelle di grande massa producono esplosioni che possono essere anche 100 volte meno energetiche del normale. Tali esplosioni sono anche caratterizzate da basse velocità degli strati espulsi più esterni, e da più deboli luminosità. In effetti, vi sono dei casi particolari, previsti dalla teoria, in cui tale “piccole esplosioni” potrebbero verificarsi.

Fino ad oggi, comunque, tutte le supernovae deboli osservate mostravano la presenza, al momento dell’esplosione, il loro strato più esterno di idrogeno. E’ una cosa piuttosto sorprendente, poichè si ritiene che vi possano essere diversi meccanismi all’opera – soprattutto per le supernovae deboli – per rimuovere l’inviluppo di idrogeno.


La regione dove è stata scoperta la supernova SN2008ha.
Crediti: sito web del Telescopio Nazionale Galileo

Ora finalmente un gruppo di ricercatori, è riuscito a trovare una supernova debole in cui lo strato di idrogeno esterno non è rilevabile. L’evento, chiamato SN 2008ha, è stato scoperto nella costellazione di Pegaso, a circa 67 milioni di ani luce dalla Terra. La ricerca si è giovata tra l’altro di diverse osservazioni della supernova compiute attraverso il
Telescopio Nazionale Galileo, situato alle Isole Canarie, in Spagna.

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VLT studia l’affollatissimo ammasso Arches

Utilizzando il Very Large Telescope dell’ESO, gli astronomi hanno ottenuto alcune immagini tra le più definite dell’Ammasso Arches,  un agglomerato di giovani stelle straordinariamente denso, localizzato intorno al buco nero di grande massa al centro della Via Lattea. La cosa che colpisce i ricercatori è che – nonostante le condizioni particolarissime dell’ammasso – sembrano ritrovarsi le stesse proporzioni di stelle di massa piccola e grande che si riscontrano in zone assai “più tranquille” della Via Lattea…

Il grande Ammasso Arches è davvero peculiare: si trova a circa 25.000 anni luce da noi, in direzione della costellazione del Sagittario, e contiene circa un migliaio di stelle giovani e di grande massa. L’età tipica di tali stelle è di circa 2,5 milioni di anni, che per un oggetto stellare (stelle di massa piccola possono vivere tranquillamente diversi miliardi di anni) è davvero poco. E’ dunque un laboratorio ideale per studiare come nascono ed evolvono le stelle di grande massa in un ambiente “estremo” come quello densissimo al centro della nostra Via Lattea, dove devono fare i conti con fattori perturbativi causati dalla presenza di un gran numero di stelle vicine e  per il buco nero di grande massa che si trova poco lontano…

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E’ pieno di stelle…!

Il cielo stellato è fonte di perpetua meraviglia: lo era certamente millenni addietro, per gli uomini delle passate ere, lo è anche per gli uomini di oggi. O meglio, lo sarebbe, se a tanta parte del mondo civilizzato non fosse precluso questo semplice atto di poter alzare la testa – la notte – e meravigliarsi per la panoplìa di puntini brillanti di cui è costellata la volta del cielo.

Mi viene da pensarci mentre cammino sulla stradina che porta alla casa di montagna. Anche oggi infatti il cielo è uno spettacolo, nonostante la giornata di tempo prevalentemente piovoso ci abbia lasciato diverse nubi ad oscurare in parte la luce degli astri celesti; non importa, ugualmente sono belle a guardarsi: quelle che si vedono offrono parimenti uno spettacolo di indubbia suggestione.

Così, alzare la testa alla volta celeste ora mi sembra un gesto antichissimo, un po’ come potrebbe esserlo scaldarsi seduti davanti ad un fuoco: quando lo faccio mi sembra come di attraversare il tempo, e mettermi in contatto con generazioni e generazioni di individui che mi hanno preceduto su questo piccolo pianeta; di ripetere un gesto antico come un rito.

Perdere il cielo stellato è una grave perdita culturale, poichè equivale a perdere la consapevolezza di essere immersi in un Universo vastissimo, di una grandezza che già da sola è fonte di continua meraviglia.

Speriamo che questo anno 2009 appena cominciato, decretato Anno Internazionale dell’Astronomia, possa portare un briciolo di consapevolezza in più perchè anche chi non può spesso ammirare il meraviglioso spettacolo della volta celeste trapuntata di stelle (che è poi la condizione prvalente per molti di noi), possa aver comunque modo di continuare a stupirsi dell’Universo in cui è immerso, e delle sue meraviglie. Che possa venire comunque a contatto con il fatto che c’è uno sconfinato terreno di ricerca sopra e intorno a noi, che stupiscce tanto il poeta per quel che dice alla sua anima e alla sua sensibilità, quanto lo scienziato che indaga i reconditi meccanismi dei lontani corpi celesti che questo ospita.

Manter vivo lo stupore insomma: in questo ambito, direi che noi astronomi e astrofisici abbiamo una bella responsabilità: c’è il cielo sopra di noi, non dimentichiamocelo. Ed è un cielo affollato, pieno di puntini brillanti… E’ pieno di stelle! come recita la suggestiva chiusa del celeberrimo film 2001 Odissea nello Spazio.

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