Blog di Marco Castellani

Mese: Settembre 2003 Page 2 of 5

Crateri nella sabbia….!

Sembra un gioco, eppure… si e’ scoperto che lasciando cadere delle sfere nella sabbia e in altri materiali granulari si formano crateri molto simili a quelli sulla Luna.

Un gruppo guidato da John de Bruyn della Memorial University di Terranova, in Canada, afferma di aver ricreato una gran variet? di forme di crateri lunari e di aver studiato in dettaglio il rapporto fra la forma e l’energia dell’impatto…. Altro che giochi, verrebbe da dire!

Link:

Le Scienze online

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Che dite del sito?

Beh cosa vi pare di GruppoLocale.net per com’e’ adesso? Mandatemi un vostro commento!

Sempre restando nell’ottica di un sito amatoriale, quale e’ GruppoLocale (ma nonostante cio’ assorbe una quantita’ di tempo… non sempre trascurabile!), mi sarebbe proprio utile raccogliere dei pareri su come trovate il sito, se e’ navigabile facilmente, se l’impostazione grafica e’ accettabile, etc… Fatemi sapere! Potete lasciare direttamente un commento qui sotto cliccando sul bottone apposito.

Grazie a tutti!

PS a proposito dell’impostazione grafica, gli utenti registrati hanno la possibilita’ di cambiare tema grafico… fate una prova !

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Epsilon Indi ha una compagna!

Durante la ricerca di corpi della grandezza idonea per essere considerati “pianeti” che possono trovarsi nel sistema stellare Epsilon Indi, gli astronomi che utilizzano il telescopio Gemini South in Cile hanno fatto una importante detezione…

In realta’, era noto gia’ dall’anno scorso che Epsilon Indi avese una compagna, chiamata Epsilon Indi B, ma non era mai stata osservata fino ad ora.

Epsilon Indi B appartiene alla categoria delle “nana bruna”, ovvero una stella fredde, molto piccole (tra le 30 e le 50 volte piu’ grandi di Giove, ma di dimensioni simili ad esso). Nonostante tutti i tentativi di osservarla, e’ stato necessario attendere la combinazione delle notevoli capacita’ in infrarosso del telescopio Gemini, accoppiate all’estrema sensibilita’ dello spettrografo ed imager chiamato PHOENIX, per “scovare” questo elusivo oggetto…


Epsilon Indi e la sua compagna (immagine acquisita da Gemini nella parte piu’ rossa dello spettro ottico)


Link:


Gemini press release

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…Arrivederci Galileo!

La sonda Galileo, dopo anni di onorato servizio, e’ scesa verso Giove, dove ha terminato la sua “esistenza”

Domenica si e’ concluso uno degli episodi piu’ lunghi ed emozionanti nella storia delle esplorazioni planetarie, quando la sonda Galileo si e’ buttata dentro l’atmosfera di Giove terminando cosi’ il suo lungo servizio. Avendo praticamente esaurito il suo carburante, la sonda e’ infatti stata fatta “cadere” intenzionalmente sul pianeta gigante, anche per eliminare ogni possibilita’ futura di impatto con Europa, ove avrebbe potuto contaminare tale satellite ghiacciato, del quale riteniamo probabile il ghiaccio l’esitenza di un oceano sotterraneo, e che forse avrebbe potuto ospitare la vita….




La missione Galileo e’ durata la bellezza di 14 anni, ed ha lasciato una ingente quantita’ di preziosi dati.


Links:

Lo spettro in banda X aiuta a capire se i buchi neri ruotano…

Osservazioni condotte dalle sonde Chandra e XMM-Newton di atomi di ferro nel gas caldo che circonda tre buchi neri stellari, ha permesso agli astronomi di intestigare gli effetti gravitazionali della rotazione in questi oggetti peculiari…

Il punto e’ che, come mostrato nella figura qui sotto, la gravita’ di un buco nero influenze la distribuzione di energia in banda X degli atomi di ferro: nella figura a destra, corrispondente alla situazione di un buco nero ruotante, si vede che lo spettro in banda X e’ sensibilmente spostato verso le basse energie.



Distribuzione di energia in banda X per un buco nero non-ruotante (sinistra) e ruotante (destra). Si noti la differenza nelle distribuzioni alle basse energie…

Credit: Illustration: NASA/CXC/M.Weiss; Spectra: NASA/CXC/SAO/J.Miller et al.


L’interesse di questa ricerca e’ anche quello di aver stabilito una importante correlazione tra i buchi neri
“stellari” e quelli “supermassivi”.

Difatti, il comportamento del gas circostante i buchi neri, come pure altri bizzarri effetti gravitazionali osservati nelle loro vicinanze,e’ simile a quello osservato vicino a buchi neri “supermassivi” (come quelli sovente ospitati dalle galassie nel loro centro). I buchi neri stellari, dunque, risultano “convenienti modelli” da studiare per comprendere il funzionamento dei loro “cugini” ben piu’ massicci…


Link:

la

press release
disponibile sul sito di Chandra

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Prende peso, ma subito…

Nuove ricerche mostrano che la prima generazione di stelle avrebbe diffuso una quantità incredibile di “elementi pesanti” in una zona larga migliaia di anni luce, riempiendo dunque il cosmo con gli elementi fondamentali per sviluppare la vita.

L’universo appena formatosi era una vasta distesa di idrogeno, elio, ed un poco di litio, dunque non conteneva nessuno degli elementi necessari alla vita cosi’ come la conosciamo.

Da questi gas primordiali nacquero stelle giganti, anche 200 volte più grandi del Sole, che bruciarono il loro combustibile ad una velocità considerevole, poichè molte “vissero” solo qualche milione di anni prima di esplodere in supernovae. Tali esplosioni diffusero nello spazio elementi pesanti quali il carbonio, l’idrogeno ed il ferro.

Recenti simulazioni degli astrofisici Volker Bromm (Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics), Naoki Yoshida (National Astronomical Observatory of Japan) and Lars Hernquist (CfA) hanno mostrato che la prima generazione di stelle avrebbe diffuso una ingente quantità di elementi pesanti attraverso una regione vasta migliaia di anni luce


Nell’universo molto giovane, le piccole protogalassie si “addensavano” insieme in vaste strutture a forma di filamento. All’interno di tali strutture, le supernovae risultanti dalla prima generazione di stelle massive, esplodendo, diffondevano nello spazio gli elementi pesanti da esse prodotti…

I risultati di questa ricerca sono stati inviati alla rivista “Astrophysical Journal Letters”, e sono già disponibili in rete.

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Un sole “filamentoso” ?

Secondo un recente studio, la fisica dei materiali pu? essere applicata al campo della fisica solare…!

Le complesse linee di flusso dei campi magnetici all’interno del sole potrebbero comportarsi pi? o meno come le catene molecolari dei polimeri. Questo sarebbe il risultato di uno studio realizzato da Tom McLeish, fisico dei materiali dell’Universit? di Leeds, in Inghilterra.

Se tale modello si rivelasse utile, potrebbe forse contribuire a spiegare la complessa dinamica delle macchie solari.

Per ammissione dello stesso autore, comunque, l’idea e’ controversa ed e’ stata accolta con qualche dubbio dalla comunita’ dei fisici solari…

Link:
Le Scienze online

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Studi di supernovae confermano l’espansione “accelerata” dell’universo

Sono ben undici le supernovae di “tipo Ia” studiate con il telescopio Hubble, che portano nuove informazioni sull’espansione dell’universo, secondo gli ultimi risultati del Supernova Cosmology Project (SCP).

L’articolo scientifico con i risultati dell’indagine e’ in corso di pubblicazione sulla rivista Astrophysical Journal, e la versione preprint e’ comunque già’ disponibile in rete.

Le curve di luce e gli spettri di undici supernovae lontane costituiscono un “insieme di dati incredibilmente bello, il piu’ esteso finora raccolto esclusivamente dallo spazio”, dice Saul Perlmutter, un astrofisico al Lawrence Berkeley National Laboratory, a capo del progetto SCP (il progetto e’ una collaborazione internazionale di ricercatori di diversi paesi),

Com’e’ noto da tempo agli astronomi, le supernovae di “tipo Ia” sono tra le migliori “candele standard”, poiché’ sono assai simili tra loro per brillantezza. Tale caratteristica permette una valutazione accurata della loro distanza, aspetto assai importante, unito al fatto non trascurabile che esse sono cosi’ luminose che si possono vedere a miliardi di anni luce di distanza.

Le immagini di supernovae fatte da HST, essendo acquisite fuori dall’atmosfera terrestre, risultano assai piu’ definite di quelle prese da Terra, e di conseguenza permettono una misurazione della distanza decisamente piu’ accurata!
Credit: Berkeley Lab News

I nuovi risultati rinforzano l’importante scoperta, annunciata dal Supernova Cosmology Project già’ nel 1998, che l’espansione dell’universo e’ in accelerazione, a motivo di una “misteriosa” energia che pervade lo spazio, dando impulso all’espansione stessa.

Berkeley Lab Research News

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