Blog di Marco Castellani

Mese: Novembre 2003 Page 2 of 3

Chimica e addensamenti nelle nebulose planetarie

Chimica e addensamenti di materia nelle nebulose planetarie. Presenza di composti organici e loro possibile immissione nell’ambiente interstellare. ? stata studiata la chimica della materia presente nel lento vento durante la transizione di una stella dalla fase di gigante asintotica (AGB) a quella di nebulosa protoplanetaria (PPN) e di nebulosa planetaria (NB).Si dimostra che esiste una ricchissima chimica di prodotti chimici (del tipo O, C, CO e idrocarburi) di degradazione creati da processi fotochimici guidati dal graduale rafforzamento del campo di radiazione della stella centrale.
La maggior parte di questi prodotti sono, tuttavia, fotodissociati durante la fase PPN se il vento è omogeneo.  Al contrario, se il vento è turbolento, possibilmente a causa di un ambiente disomogeneo nell’atmosfera della stella AGB, molti di questi prodotti di degradazione sopravvivono nella fase di nebulosa planetaria.  Pertanto la chimica può essere impiegata per dedurre l’esistenza di disomogeneità nella fase AGB di una stella.  Abbiamo identificato potenziali traccianti molecolari e abbiamo notato che, nel caso di disomogeneità, molte molecole possono sopravvivere al trasporto dall’atmosfera stellare al medium interstellare.  Abbiamo dunque fatto un elenco di molecole che possono rappresentare tracce di tale disomogeneità.  Il benzene sopravvive alla transizione alla fase di nebulosa planetaria, suggerendo che qualche molecola di lunga vita possa sopravvivere fino al punto di essere espulsa nel generale medium interstellare.  Una comparazione dei dati teorici con le osservazioni suggerisce che questo modello può, agli stadi PPN e di giovane PN, predire correttamente l’abbondanza di molte specie molecolari all’interno di un ordine di grandezza.  Agli stadi successivi il modello sottostima severamente l’abbondanza di alcune molecole a catena corta.  Pertanto lo scudo molecolare negli addensamenti può essere più efficace di quanto sia descritto in questo semplice modello.Abbiamo comparato i risultati ottenuti con il nostro modello con le osservazioni di tre oggetti a differenti stadi di evoluzione: CRL618, NGC 7027 e la nebulosa Helix (NGC 7293).


Fonte della notizia e links:
http://arxiv.org/abs/astro-ph/0308098 – Articolo in forma di “Preprint”

Monthly Notices of the Royal Astronomical Society – La rivista dove e’ pubblicato il lavoro

Una suggestiva immagine della Helix Nebula sul sito Hubblesite

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RiIasciate nuove immagini di Giove, le piu’ dettagliate mai ottenute…

Il mosaico a colori di Giove e' stato costruito da immagini acquista dalla camera a bordo della sonda Cassini, a partire da fine dicembre 2000, qualndo la sonda si stava cominciando ad avvicinare al pianeta gigante…

E' al momento il piu' dettagliato ritratto a colori di Giove mai realizzato: le strutture piu' piccole che si riescono a vedere sono estese appena una sessantina di chilometri. Le immagini che compongono il mosaico sono ben 27, acquisite a diversi colori e poi montate insieme a formare il suggestivo “quadro” finale.

Le immagini sono scaricabili, in diversi formati, all'indirizzo

http://ciclops.lpl.arizona.edu/PR/2003K13/PR2003K13A.html

Credit:NASA/JPL/SSI


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Natale su Marte per il Beagle 2…!

Mars Express e’ la missione europea verso il pianeta rosso. Secondo la schedula, dovrebbe arrivare su Marte proprio il giorno di Natale di quest’anno…

Il lander trasportato dalla sonda, chiamato Beagle 2, secondo i piani, dovrebbe scendere nell’atmosfera del pianete ed arrivare a posarsi sul suolo marziano, sempre nella giornata del 25 dicembre di quest’anno.

Prima di questo traguardo,
il prossimo step importante della missione e’ comunque atteso il 19 dicembre, quando la Mars Express lascera’ andare il Beagle 2, che si dovrebbe portare verso il pianeta per poi stabilirsi su una orbita gia’ ben definita. D’altra parte, il Beagle non ha sistemi di propulsione propri, dunque il compito di venir posizionato sulla giusta traiettoria ricade interamente sulla Mars Express…

Fonte della notizia:

press release
dell’ESA

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Acqua sulla luna? Probabilmente no…

Nuove ricerche indicherebbero come improbabile la presenza effettiva di acqua sul nostro satellite…

Si  ? fatto molto parlare di possibile acqua sulla Luna,
per  la  precisione  all'interno  dei  crateri polari, a ridosso delle
pareti.  In  questi luoghi mai raggiunti dalla luce solare (un p? come
succede  in fondo ad una stretta valle) potrebbe trovarsi acqua, sotto
forma  di  perle  ghiacciate,  trasportata  fin  lass?  da volenterose
comete, composte principalmente da acqua.

Un  team  guidato da Bruce Campbell, ha studiato i poli lunari tramite
tecniche radar, fino ad una profondit? di 70 cm sotto la superficie, e
non ha trovato alcuna traccia d'acqua sul nostro satellite.

Nel  1999  la  sonda  Americana  Lunar Prospector ha trovato, grazie a
strumenti simili a quelli utilizzati a bordo della Mars Odissey ora in
orbita  attorno  al  Pianeta  Rosso,  tra  li  10  e  i 300 milioni di
tonnellate  di  ghiaccio  sia  al  polo  Nord  che al polo Sud lunari.
Successivamente,  la  sonda stessa ? stata fatta schiantare nella zona
indicata  con  la  speranza  di  far  innalzare acqua dalla superficie
lunare  e  rlevarla  da  Terra.  L'esperimento (non previsto all'inzio
della missione) non rilev? nulla.

La  questione  rimane  aperta  mentre in viaggio verso la Luna c'? una
sonda  europea,  SMART-1.  L'obbiettivo  primario di questa missione ?
l'utilizzo  di  nuove  tecnologie  da applicare nel futuro, ma ci sono
obbiettivi  scientifici  che non sono stati per nulla sacrificati: una
mappatura  della  geologia  lunare,  la  misura della sua composizione
chimica  (per lo studio delle origini)e ovviamente la ricerca di acqua
nei crateri “bui”.

Grazie ad Alfonso Mantero per questo articolo.

Link:
http://www.spacedaily.com/2003/031112190119.o85meb5z.html



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Le dune di Marte son piu’ grandi…!

Non solo Marte ha il canyon e il vulcano pi? grandi del sistema solare, ma si e’ appena scoperto che il pianeta rosso possiede dune di sabbia alte il doppio di quelle della Terra…

…Le misure iniziali di alcune delle dune di Marte, effettuate grazie alla Mars Orbiter Camera a bordo del Mars Global Surveyor (MGS), hanno individuato alcune increspature alte quasi sei metri, e delle dune che raggiungono la ragguardevole altezza di ben novanta metri!

Link alla notizia
su Le Scienze online

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Le Pleiadi, un caso raro di collisione interstellare a tre corpi?

L’ammasso delle Pleiadi, ben visibile anche ad occhio nudo, e’ noto agli appassionati indagatori del cielo per la caratteristica “nebulosita’” che circonda le stelle piu’ luminose, diffondendone la luce come la nebbia intorno ad un lampione. Osservazioni radio e infrarosse negli anni ’80 hanno rivelato come la nebulosita’ sia dovuta all’incontro delle stelle giovani e luminose con una nube interstellare, piuttosto che essere causata dalla presenza di residui della formazione stellare.Nuovi studi eseguiti al Kitt Peak National Observatory ora suggeriscono la possibilita’ che le Pleiadi stiano in realta’ incontrando due diverse nubi, non una!

…Cio’ darebbe luogo ad un evento piuttosto straordinario, e mai conosciuto in precedenza: una collisione a tre corpi nella enorme (e assai poco “popolata”) vastita’ degli spazi interstellari!
Questa nuova “visione” delle dinamiche in atto nell’ammasso delle Pleiadi proviene da spettri ad alta risoluzione ottenuti al telescopiodi 2.1 metri al Kitt Peak. La ricerca e’ condotta da Richard White dello Smith College a Northampton, che ha lavorato in collaborazione con studenti dello Smith College e dell’ Amherst College. A parere di White la presenza di una secoda nube che interagisce con la prima nube oltreche’ naturalmente con l’ammasso stesso, rende le Pleiadi un importantissimo “laboratorio naturale”.



M45, altresi’ detto NGC1432, raprpesenta una porzione dell’ammasso aperto delle Pleiadi, distante circa 410 anni luce da noi. L’intero ammasso occupa una regione grande circa 20 anni luce, e si ritiene che la sua eta’ si aggiri intorno ai 20 milioni d’anni

Credits immagine: NOAO/AURA/NSF

In ogni caso, va detto che il tempo scala tipico per questi fenomeni e’ di molte centinaia di migliaia d’anni, dunque potremo continuare ad ammirare le stupende foto delle Pleiadi per molto molto tempo ancora, prima che l’ammasso venga modificato in qualche misura dagli effetti della collisione con le nubi…!

Fonte della notizia:

NOAO press release

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Aminoacidi… extraterrestri

Nelle nubi interstellari e nei meteoriti sono stati trovati diversi aminoacidi, ma al momento le molte curiose similarit? (e differenze) con quelli che siamo abituati a studiare sulla Terra costituiscono un vero e proprio enigma extraterrestre.

In particolare ci si domanda come mai solo alcuni amminacidi tra tutti quelli presenti sulla terra si trovino anche sui meteoriti, e perche’ poi sembrino preferire la stessa struttura molecolare “sinistrorsa” degli esseri viventi…

Fonte della notizia:

articolo
su Le Scienze online

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I dintorni turbolenti di un stella in eruzione

Nelle suggestive immagini, sono visibili le strutture complesse “scolpite” dai venti stellari emessi ad alta velocita’ dalla stella variabile super-luminosa chiamata Eta Carinae…

L’immagine qui riportata mostra una regione nella nebulosa Carina tra due estesi raggruppamenti di alcune tra le piu’ grandi (e calde) stelle finora conosciute. Questa e’ una sorta di “vista ravvicinata” poiche’ mostra una regione ampia “solo” tre anni luge della regione della Nebulosa Carina, che avrebbe nel suo complesso un diametro di piu’ di duecento anni luce.




Image Credit: NASA and The Hubble Heritage Team (AURA/STScI)

La foto e’ in realta’ frutto di una composizione di diverse immagini acquisite nelle bande ultraviolette, visibili ed infrarosse, a cui sono stati assegnati rispettivamente i colori blu, verde e rosso.

Fonte della notizia:

press release
di HubbleSite

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